Un’ola per l’attivista Patrick Zaki che dopo tre anni di vessazioni, carcere e torture torna a casa, quella adottiva, che tanto ha fatto per riuscire a liberarlo. In Italia. Incarcerato, ricordiamolo, per dei post sui social fra cui uno sulla minoranza coopta. Manco fosse l’Arabia Saudita dove nelle pieghe del ‘Rinascimento’ wahabita si finisce in carcere per un tweet. Evviva Patrick Zaki che torna a Bologna, dove si è appena laureato cum laude all’Alma Mater e dove nessuno lo ha mai dimenticato, anzi (fra gli studenti è sempre stato il campione dei diritti umani da difendere).

Ricordiamo però il significato di questa trattativa per la sua liberazione che sul tavolo della negoziazione non ha visto solo gli scambi commerciali, la difesa delle aziende italiane, ma un rapporto diplomatico dopo la sberla sul caso Regeni. E soprattutto l’emergenza alimentare dovuta alla crisi del grano innescata dal conflitto in Ucraina.

 

Questa bellissima vignetta di Gianluca Costantini è stata postata dopo la notizia della grazia concessa da un tiranno, Abdel Fattah al-Sisi, che viene considerato un ‘male minore’ perché con un colpo di stato ha cacciato i Fratelli Musulmani, sorveglia sulle derive integraliste e sul transito dei migranti. Anche se su questo ultimo aspetto la deterrenza non pare essere efficace: la maggior parte dei minori stranieri accompagnati che arrivano affamati di tutto in Italia sono soprattutto egiziani, se escludiamo i transitanti dalla rotta balcanica. Secondo i calcoli giornalieri del cruscotto statistico del ministero dell’Interno, gli egiziani sono al terzo posto nella classifica delle nazionalità dichiarate al momento dell’approdo, cioè quasi 8mila su 81mila sbarcati. Il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi in stato di grazia resta un tiranno. E coi tiranni bisogna saper dialogare perché se ci parliamo solo fra noi, Paesi democratici per quanto imperfetti, facciamo un club di golf. Nell’ultimo rapporto di Human Rights Watch trovate tutto sulla situazione critica in Egitto. Anche di come e perché il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi abbia dichiarato il 2022 “l’anno della società civile”: una beffa per i tutti i #HRD, human rights defenders.

Un’ola per Patrick Zaki, ma non scordiamo che in Egitto la crisi alimentare ha creato enormi sacche di povertà: un terzo della popolazione. E questo ci porta alle conseguenze dell’invasione russa e al conflitto di cui non si vede la fine. Ne parleremo domani sera con Mario Giro, già viceministro degli Esteri, testa raffinata e penna sferzante. Appartiene alla Comunità di Sant’Egidio che, oltre alla fede cattolica, pratica il culto della pace fattiva e non ideologica. Come quella del cardinale Matteo Zuppi che, per conto del Papa, è impegnato in una missione apparentemente impossibile: oltre a provare a riportare a casa i bambini ucraini deportati in Russia, cerca di stabilire un quadro diverso per i rapporti tra le forze in campo.

Mario Giro domani sera parteciperà all’ultimo dibattito organizzato da The Mill- le passioni generano idee di Roberto Cociancich e da Nuove Radiciprima della tregua estiva. Mario Giro ci racconterà della deglobalizzazione, della guerra che genera guerra, dei limiti della Nato e dell’Unione Europea e di alcune “verità” scomode sovrastate dai nazionalismi che nascono in un conflitto europeo che, secondo lui, potrebbe annullare tutto quanto è stato costruito dopo la seconda guerra mondiale per ottenere una pace duratura e un po’ di disarmo. Condivisibile o meno, il suo libro uscito nel 2022, Trame di Guerra e intrecci di pace, fa riflettere sui foschi scenari che si aggiungono a quelli cupi sul conflitto in corso. Perché la storia ci ha insegnato che la democrazia non si esporta, tanto meno in Russia. E fa anche riflettere come sia cambiata la globalizzazione, dopo che la filiera lunga della produzione è stata drasticamente ridotta fra crisi economiche, guerre e cambiamenti di assetti geopolitici. Attenzione: non si mette in discussione il diritto all’aggredito popolo ucraino di resistere e difendersi, ma si afferma con forza che il negoziato sotto traccia deve cercare una soluzione sempre e nonostante tutto. Insomma bisogna saper andare oltre il doveroso #slavaukraina e interrogarci sulle ripercussioni di questo conflitto. Qui potete trovare la recensione del libro di Mario Giro. Domani sera sarà l’occasione per un interessante e ricco dibattito. Poco estivo, penserete, ma non è colpa nostra se siamo sempre nella permaemergenza. In ogni caso Mario Giro è un brillante e ironico oratore che sarà cortesemente incalzato da Roberto Cociancich, il giornalista del Corriere Pierluigi Vercesi e dalla sottoscritta.

 

Si tratta di un’aggressione senza giustificazioni dal punto di vista politico. Com’è già accaduto con le guerre del Golfo e in Medio Oriente, o nel conflitto afghano o durante le guerre dell’ex Jugoslavia, è facile constatare che il conflitto armato non risolve i contrasti o le crisi internazionali, anzi li peggiora. La guerra deturpa l’anima dei popoli che la fanno o la subiscono, anche di quelli che si difendono. L’esperienza insegna che i Paesi che vi sono trascinati ne escono deteriorati, inaspriti, regrediti, degenerati. Kant lo diceva in modo semplice: La guerra elimina meno malvagi di quanti ne crea

Sarà anche l’occasione per salutarci, fare un brindisi all’estate e alla liberazione di Patrick Zaki, ovviamente.

 

Ci sentiamo giovedì prossimo, daje. 💪🏽