Ritorno al passato. No rave party is the new no sbarchi? Molti, anche fra i non elettori dell’attuale maggioranza a trazione Giorgia Meloni, si aspettavano (io ad esempio me lo aspettavo) un esordio più sobrio dedicato ai problemi del Paese: dal caro bollette alle misure di sostegno per le famiglie e le imprese. Anche per dare un senso alla “cacciata” di Super Mario. Lasciando a Matteo Salvini l’arduo compito della demagogia. E invece no. Si ricomincia da capo con lo spettacolo populista. Dalla criminalizzazione dei rave party con una nuova fattispecie di reato. Come da tradizione, in questo Paese – quando la destra vuole dare un segno di discontinuità – parte dall’inasprimento di una pena, quale che sia. E per mettere la propria firma che si distinguesse da quella del leader della Lega nel passato governo gialloverde, il governo Meloni ci ha fatto vedere in diretta tv lo sgombero pacifico dei giovani riuniti a uno dei tanti rave party. E poi hanno subito creato una norma scritta male che ora impegnerà il Parlamento in una futile e lunga discussione per correggerla. Un pastrocchio firmato dalla premier e dal nuovo ministro dell’Interno che fa anche lui di nome Matteo ( di questo passo non si potrà citare uno dei più simpatici apostoli di Gesù). Senza dimenticare gli sbarchi, dato che persino la Germania ci ha chiesto di rispondere all’appello della nave Humanity 1, battente bandiera tedesca, dove ci sono 104 minori non accompagnati. Accadeva talvolta anche con la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese, per carità, ma senza proclami né roboanti annunci su impossibili blocchi navali. E nel frattempo, complice il ponte di Ognissanti, sono stati rinnovati gli accordi del Memorandum con la Libia. Un capolavoro del ritorno al passato.
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E mentre scrivo queste righe, mi rendo conto di essere molto irritata perché reduce dal nostro quinto workshop sulla Diversity leadership in cui abbiamo ragionato come creare un ponte fra le nuove generazioni tutte, sia con background migratorio che non, per mettere in connessione i leader con chi ha bisogno di essere ispirato. E invece mi ritrovo di nuovo nell’anno, non il giorno, della marmotta
Questa autodistruttiva tattica di creare nuove emergenze- tipo il rave party – ha anche un nome, o meglio un neologismo: permaemergenza. Ossia uno stato di allerta continuo che induce a credere di essere in emergenza sempre per renderci più vulnerabili di quanto già siamo. Una politica irresponsabile, considerato tutto quello che abbiamo vissuto e ancora viviamo tra pandemia, guerra e crisi economica. Chi guida il Paese dovrebbe trovare soluzioni, rassicurare e compiere gesti concreti. Indipendentemente dallo schieramento politico poiché la democrazia si basa sull’alternanza.
E a questo proposito mi verrebbe la tentazione di citare il discorso integrale di Pericle agli ateniesi sulla democrazia (“Insomma, io proclamo che Atene è la scuola dell’Ellade e che ogni ateniese cresce sviluppando in sé una felice versatilità, la fiducia in sé stesso, la prontezza a fronteggiare qualsiasi situazione ed è per questo che la nostra città è aperta al mondo e noi non cacciamo mai uno straniero”) ma preferisco ricordare che invece di optare per la permaemergenza, basterebbe concentrarsi sulle tante emergenze che abbiamo, senza scomodare i rave party.
A cominciare da quella nelle carceri, dove ci sono già stati 72 suicidi, cifra record che potrebbe portaci a una nuova condanna dalla Corte internazionale dei diritti dell’uomo e dove il 29 % dei detenuti è in attesa di giudizio, carcerato grazie a una misura di custodia cautelare, come spiega bene l’ultimo rapporto dell’associazione Antigone che vi consiglio di leggere
E invece eccoci di nuovo qua a fare vox clamantis in deserto insieme a tante organizzazioni umanitarie per chiedere il rispetto dei diritti umani, compreso quello dei migranti mentre la società (tutta) chiede rinnovamento e le nuove generazioni (tutte) che non gli venga rubato il futuro. Ritorno al passato. In nome della permaemergenza che ripaga sempre durante le campagne elettorali ma non serve a governare la realtà.
Vi lascio con una foto di alcuni protagonisti del workshop di venerdi 28 ottobre sulla Diversity leadership nelle aziende aVicenza ( di cui vi parlerò presto, fatevene una ragione). Al prossimo giovedì !
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