Editoriale NuoveRadici.world

Nel decreto sicurezza (un po’) più umano, l’attesa per la cittadinanza resta di tre anni. Riportarla a due anni, come era nella sua formulazione pre-populista vi pareva brutto? Nel nuovo decreto, approvato dal Consiglio dei ministri il 5 ottobre, vengono ripristinate alcune tutele che erano state negate ai migranti, travolgendo il sistema di accoglienza e aumentando il numero degli irregolari. Benissimo. Il divieto di espulsione e respingimento nel caso in cui il rimpatrio determini il rischio di tortura è stato esteso anche a chiunque possa subire trattamenti inumani o degradanti. Benissimo. E si impedisce persino l’espulsione anche nei casi di violazione del diritto al rispetto della vita privata e familiare. Si aggiunge la protezione speciale e si adotta di nuovo la filosofia dell’accoglienza diffusa per favorire l’integrazione. Benissimo. Le multe milionarie previste per le Ong che salvano i migranti nel Mediterraneo non sono state invece abolite del tutto. Ora diventano sanzioni penali, in caso di illecito. E come ha dichiarato la portavoce di Sea Watch, Giorgia Linardi, «Questo governo ha mantenuto un pregiudizio nei confronti delle attività di soccorso».

Ecco perché, pur avendo avviato un cambio di rotta, il risultato sembra confuso. Restano in vigore gli accordi con la Libia e non sono state poste le basi per una politica migratoria: ricordiamo che la legge Bossi-Fini non è MAI stata abolita

Ma soprattutto non capiamo i muri che non vengono abrogati per i nuovi cittadini con background migratorio. Ecco perché aderiamo alla campagna social #nonsiamotutticalciatori #suarezchallenge #cittadinanzasubito promossa da Action Aid, Italiani senza cittadinanza, CoNNGI e diversi attivisti sul sito ilmiovotovale.com. Molti giovani di origini straniere stanno postando un selfie con la maglia, la sciarpa di una squadra di calcio, un pallone, un’immagine iconica per chiedere di avere la cittadinanza in tempi brevi. Divulghiamole sui social per ricordare che il cambio di rotta (tardivo) non è sufficiente e chiedere alla politica più coraggio. E magari spiegateci perché, già che c’eravate, non avete almeno ripristinato i tempi di attesa per la cittadinanza precedenti ai decreti Salvini. Riportarla a due anni vi pareva brutto?

Fra i diversi articoli pubblicati nei giorni scorsi su NRW, vi suggeriamo di leggere La palleggiatrice Denis Ndriollari che sogna la maglia azzurra e oggi più nessuno la chiama l’albanese di Marco Lussemburgo e Arising Africans. Il risveglio afroitaliano di Padova di Michela Fantozzi. Le nuove generazioni avanzano e non hanno più voglia di aspettare. La loro sarà una pacifica ribellione che nessuno potrà più ignorare. Mentre state lì a misurare cosa concedere ai vostri alleati di governo, loro vanno avanti e diventano leader. I tempi della politica dovranno adeguarsi alle loro visioni, aspettative e prospettive, come ci hanno spiegato alcune delle voci più interessanti fra i nuovi italiani nell’articolo di Cristina Piotti e Mariarosa Porcelli (Ri)generazioni: i leader con doppie radici si confrontano su capacità, competenze e prospettive. Venerdì sul sito di NRW troverete il video di Sara Lemlem sul nostro workshop sulla leadership che vi aiuterà a comprendere la portata del cambiamento, inarrestabile.