In queste ore si stanno moltiplicando gli appelli al premier incaricato che rivelano un unico timore e un comune interrogativo: un Governo di tutti affronterà i nodi ereditati sulle politiche migratorie?  

Mujeeb Ur Rehman Larosh è un giovane architetto pakistano che è riuscito a superare i muri ai confini orientali nel 2018. Sta finendo la magistrale al Politecnico di Torino e stamane ha mostrato un video del suo viaggio durante una diretta organizzata dal Festival Sabir su Facebook. Lui ha tentato il game tre volte, così si definisce il gioco brutale da affrontare tra la Bosnia e la Croazia per arrivare in Italia. «Mi considero fortunato», ha detto mentre descriveva le angherie subite, gli stenti e il lieto fine che gli ha permesso di cominciare le lezioni all’università. Voglio iniziare l’editoriale da questa testimonianza perché se la nuova maggioranza escluderà dalla propria agenda le politiche migratorie e la riforma della cittadinanza dei residenti di origine straniera per evitare un tema divisivo, farà un salto nel buio che provocherà un altro scollamento dalla società multiculturale con cui dovrà fare i conti. Nel documento di programma consegnato dal Partito democratico al premier incaricato, Mario Draghi, ci sono diversi punti dedicati alle politiche migratorie: la necessità di una nuova legge che superi definitivamente la Bossi-Fini, la riforma sullo ius culturae, l’accoglienza diffusa e la proposta di creare un’Agenzia apposita che coordini tutti gli interventi, ora frammentati fra diversi ministeri. Poche righe, considerate un po’ vaghe dalla vasta rete di esperti, studiosi e attivisti impegnati da anni a trovare soluzioni al tema cruciale del terzo millennio.

Poche righe che soprattutto non accennano ai problemi rimasti irrisolti, dalla rotta balcanica all’accordo Italia-Libia fino all’adesione al Global compact for migration

Nessuno sa ancora quale sia l’opinione del premier incaricato sulla materia incandescente delle migrazioni, ma ogni giorno partecipiamo e assistiamo a iniziative, dirette, webinar dedicati alle politiche migratorie. Così come si moltiplicano gli appelli e le lettere aperte.

Davanti agli esiti scoraggianti della mini-sanatoria dell’anno scorso (in sei mesi, su oltre 207mila domande presentate, ne sono state esaminate solo il 2 per cento), credo sia necessario riportare alcuni stralci della lettera aperta rivolta a Mario Draghi dalla lobby umanitaria di Grei250: «Molte iniziative ci attendono nel sensibilizzare il Parlamento italiano, quali la discussione dell’adesione dell’Italia al Global Compact for migration, dello ius soli, per il milione di italiani senza cittadinanza, i figli dei migranti nati o cresciuti in Italia considerati stranieri, fino alla riforma complessiva della regolamentazione della migrazione per lavoro, nonché la realizzazione di corridoi umanitari per i richiedenti asilo in condizioni vulnerabili e in particolare per i minori stranieri non accompagnati, e l’aggravarsi del problema del razzismo, che impone misure adeguate e nuovi strumenti».

Scrive il portavoce di Grei250, Ugo Melchionda: Su questi temi riteniamo potrà essere utile ascoltare la voce di chi, come noi, vi lavora da anni o decenni, poiché, a fianco dei partiti che costituiranno la maggioranza su cui il Suo Governo si baserà e accanto alle ragioni dei produttori, degli imprenditori, dei lavoratori e delle lavoratrici, che Lei andrà ad incontrare ed ascoltare, potrebbe essere significativo ascoltare la voce di chi non ha rappresentanza e vede, in queste nostre realtà di reti e associazioni, l’unico supporto al proprio percorso di integrazione

Anche i nuovi italiani, con o senza cittadinanza, hanno rivolto appelli accorati al premier incaricato. A cominciare dal CoNNGI, il Coordinamento Nazionale Nuove Generazioni Italiane guidato dall’insegnante Simohamed Kaabour che ha scritto una lettera aperta per chiedere la riforma della cittadinanza: «Abbiamo bisogno di esempi e figure politiche capaci di ricucire gli strappi nella nostra comunità e per questo ci rivolgiamo a Lei per riportare la Sua attenzione su una battaglia civile sospesa da anni: la riforma della cittadinanza».

Crediamo che ogni azione volta a rilanciare l’Italia e i suoi cittadini non possa esimersi dal riconoscere quella parte del Paese che attende da anni di essere finalmente chiamata Italia. Ci rivolgiamo a Lei affinché si rimetta mano alla legge sulla cittadinanza, convinti che si possa procedere verso una nuova Italia, cambiando radicalmente paradigma e rompendo il binomio immigrazione-sicurezza

Altre petizioni stanno circolando, firmate da numerose reti, community, associazioni di cittadini che chiedono di essere inclusi nel tessuto sociale. Come quella del movimento degli italiani senza cittadinanza, che potete leggere qui, e sottoscritta anche dalla nostra associazione e dalla redazione di NRW.

Morale: in queste ore in tanti stanno sperando che il Governo di tutti, guidato da SuperMario, riesca a disinnescare la miccia accesa sulle politiche migratorie, in nome della coesione sociale, necessaria a far ripartire l’Italia senza lasciare indietro nessuno. 

Breve rassegna settimanale di NRW. Le donne straniere rappresentano la stragrande maggioranza del personale domestico ma la regolarizzazione dello scorso anno non cambierà molto il quadro della loro situazione. Ne ha scritto Michela Fantozzi, partendo dal Rapporto Domina 2020: Babysitter, colf e badanti: la sanatoria ha sanato ben poco.  Sette nuovi protagonisti del teatro italiano, accomunati da un background migratorio, si raccontano in altrettanti video-ritratti commissionati dall’Istituto italiano di cultura di Londra: Performing Italy: i nuovi italiani vanno in scena. Fra gli expat, ci sono anche numerosi giovani di seconda generazione, come la cantautrice intervistata da Mariarosa Porcelli: Cantanti in fuga. Il viaggio dell’astro nascente del jazz-pop Sans Soucis. Nella rubrica dei libri di NRW, questa settimana Fabio Poletti suggerisce di leggere: Ragazza, donna, altro di Bernardine Evaristo. Nere, bianche, di radici intrecciate, giovani e meno giovani, eterosessuali, lesbiche e di indefinito gender si raccontano in un romanzo corale.

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