L’italia che cambia al voto è un tema cruciale e traversale, ma forse non ve ne siete accorti. L’italia che cambia è il nome che abbiamo scelto per la rubrica che ha raccontato alcune delle tante storie di candidati di origine diversa alle elezioni amministrative in diverse città. E continueremo a farlo fino a un minuto prima del silenzio elettorale. Le liste elettorali per entrare nei Consigli comunali e nei Municipi delle città debordano di cognomi stranieri. E se ne vedono parecchi anche nel centrodestra.
Guardiamo al caso di Peschiera Borromeo, comune dell’hinterland milanese che mi pare un paradigma del cambiamento multiculturale anche sul fronte della partecipazione politica. Ci sono quattro candidate donne: la studentessa universitaria Kaotar Garaoui si presenta con la lista civica Peschiera riparte. Houria Sboussa, origini marocchine come quelle di Kaotar Garaoui, si candida con la Lega. La prima porta il velo, la seconda no. Irina Pavel e Dulcineide de Lima invece appaiono nella lista di Fratelli d’Italia.
Kaotar Garaoui è una ventiquattrenne nata a Pavia, che ha studiato prima Scienze Politiche e ora è laureanda magistrale in Sviluppo Economico e Relazioni Internazionali. Houria Sboussa è arrivata in Italia nel 1984. Prima ha intrapreso la carriera di interprete consolare e successivamente, dopo aver partecipato a un concorso di imprenditorialità femminile, ha aperto vari centri estetici, diventando anche trainer per altre donne che aspirano a diventare imprenditrici. Irina Pavel è nata a Bucarest. E si dedica al volontariato dell’associazione “Protetto” per aiutare gli italiani in difficoltà economiche. Dulcineide De Lima è arrivata in Italia 30 anni fa. Dopo l’università in Economia e Commercio in Brasile, ha passato un anno negli Stati Uniti a studiare inglese per poi tornare in Brasile a lavorare in banca, ma la violenza sociale brasiliana l’ha spinta a venire in Italia. Ora, indipendentemente dal loro curriculum o formazione professionale, solo la prima è di seconda generazione, quasi tutte parlano con termini diversi di inclusione, coesione sociale, protagonismo delle donne.
Ho preso questo esempio perché è glocal. E in questa epoca in cui il declino e il progresso camminano spesso sulla stessa strada, creando confusione, incertezza, incapacità a decifrare la complessità, ogni segnale di cambiamento va interpretato nella sua interezza. Non sappiamo se verranno elette – molte candidate si sono lamentate di non essere state sostenute dallo schieramento che le ha scelte -, ma sappiamo che per tutte questa campagna elettorale è stata un’opportunità per uscire dal proprio microcosmo, confrontarsi con il mondo delle idee degli altri, partecipare attivamente all’inizio di un percorso politico. Accade anche nei grandi centri urbani, infatti l’associazione bolognese Next Generation Italy ci ha contattato per segnalarci altri candidati di origine diversa, anche in questo caso non solo nel centrosinistra, e chiederci perché mai i mass media non abbiamo segnalato o colto la novità. Non è possibile fare la lista della spesa di tutti i nomi e cognomi in un editoriale, ma rivolgo a voi la loro domanda.
Perché la loro candidatura non è stata valorizzata? Perché si inseriscono nelle liste tanti cittadini con background migratorio ma poi li si tiene in ombra? Eppure hanno programmi che esulano dalle loro origini e, piaccia o meno, rappresentano l’inizio di quel protagonismo delle nuove generazioni di cui tutti parlano
E non credo che la risposta sia “perché ormai è normale”. Forse la loro presenza in futuro, mi auguro, diventerà normale ma per ora l’accesso alle istituzioni anche di coloro che hanno la cittadinanza è ancora sbarrato. Anche se son stati fatti passi avanti. Nella moda, nella musica, nelle imprese il 2021 sembra essere l’anno della diversity interculturale. Un’evoluzione naturale perché se l’Italia è un Paese segnato dal declino demografico, il mercato deve guardare ai nuovi consumatori della Next Generation tanto coccolata ora dalla politica sia che si parli di transizione ecologica che di inclusione sociale. Ma in politica stiamo assistendo al prologo di un libro che deve essere ancora scritto.
In un’articolo scritto per NRW da SiMohamed Kaabour, il presidente del CoNNGI che ha creato una piattaforma di attivisti, IDEM network, per strutturare il percorso civico e politico dei giovani di origine diversa, sottolinea
Una puntuale riflessione su tutto questo impegno e tutti questi candidati è doverosa perché chiaramente è il tentativo di dare risposta ad una richiesta disattesa da anni. E non si tratta solo dei nuovi italiani, ma di tutta la cittadinanza. La voglia di partecipare al processo decisionale è viva, ma sono i percorsi e i modi che ad oggi fanno la differenza, includendo o escludendo i cittadini
L’italia che cambia al voto è un tema cruciale e traversale, ma forse non ve ne siete accorti. Ne riparleremo dopo l’esito delle elezioni comunali, ma la marcia è iniziata ed è solo questione di tempo.
Diversity leadership
La settimana scorsa vi ho parlato del workshop che si terrà il 29 ottobre alla fondazione Riccardo Catella, a Milano con artisti di seconda generazione (se siete studenti fra i 18 e 25 anni cominciate ad iscrivervi perché i posti sono imitati, mandando una mail a nuoveradiciaps@gmail.com). Ve ne riparlerò. Secondo Spoiler: il 19 novembre saremo a Parma. Nella città universitaria e internazionale, la facoltà di Medicina dell’Università di Parma attrae e forma molti aspiranti medici che vengono dall’estero. Bertrand Tchana, primario del reparto di Cardiologia Pediatrica, ha dato vita a una partnership tra la facoltà di Medicina di Parma e una facoltà di Medicina del Camerun. Sarà lui ad animare il seminario sul ruolo dei medici stranieri in Italia e dell’alleanza globale della comunità scientifica davanti alla pandemia. In attesa di sapere chi saranno gli ospiti, potete leggere e ascoltare la sua storia nel podcast dedicato ai medici di origini straniera. Il resto ve lo racconto la prossima settimana!
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