Ne sono rimaste dodici, nei Balcani. Non sono le vergini immaginate dai cervelli indottrinati dei jihadisti, convinti di poterle incontrare in Paradiso dopo il martirio, ma donne ormai anziane che hanno sacrificato la propria identità per essere libere. Diventando simili agli uomini, comportandosi e vestendosi come uomini, vivendo fra gli uomini, grazie a un voto di castità che le ha trasformate in burrneshe: vergini giurate. Un paradosso che ci riporta sempre allo stesso tema. Ossia al privilegio (per poche) di essere donne libere.

Le burrneshe vivono nell’Albania settentrionale, in Kosovo o in Montenegro. Nelle comunità albanesi più arcaiche, il Kanun, il più importante codice consuetudinario, permette alle burrneshe di acquisire gli stessi diritti e doveri giuridici che tradizionalmente nelle società patriarcali sono attribuiti alle figure maschili. Per diventare burrnesh, la donna partecipa a una cerimonia in cui fa un giuramento di conversione davanti agli uomini più influenti del villaggio. Un rito che prevede di indossare abiti maschili e il taglio dei capelli. Adottando l’aspetto e i comportamenti degli uomini per evitare matrimoni indesiderati, ereditare i soldi della famiglia o sperimentare la libertà sociale. Come Duni Grishaj che spiega alla giornalista della BBC Tui McLean

La mia famiglia ha vissuto da oltre un secolo in questa valle, dove gli uomini hanno sempre governato. L’unico modo di sopravvivere era diventare un uomo. Qui nel villaggio, durante l’epoca comunista, le persone erano aggrappate alle loro tradizioni e le donne isolate, senza libertà. Quando mio padre morì, ho deciso di diventare una vergine giurata. Quando ho preso questa decisione, ho avuto più diritti. Ho guadagnato più rispetto. Le vergini giurate erano libere. Potevano fumare, potevano bere. Sono cresciuta in un villaggio dove i diritti delle donne sono stati spesso violati. Oggi noi donne non dobbiamo scegliere di diventare uomini. Dobbiamo lottare per la parità dei diritti. Io sarò l’ultima persona. Non ci saranno più vergini giurate. Vedo me stessa come un uomo e non rimpiango la mia decisione ma la fine delle vergini giurate sarà l’inizio di una nuova era

Nel documentario realizzato recentemente dalla BBC, si vedono le vergini giurate raccontare le ragioni che le hanno portate alla scelta di rinunciare alla propria identità per proteggere la loro libertà. Talvolta anche per poter giocare a calcio. Questa tradizione si estinguerà con la loro morte perché si stima che ne siano rimaste dodici in tutti i Balcani. Le loro testimonianze paiono venire da un mondo antico, oscuro e oscurantista. E ci riportano al tema cruciale dei diritti delle donne, che sono dati come scontati in occidente (ma sempre in bilico) e non lo sono affatto in tante società patriarcali e violente, come in Afghanistan, in Arabia Saudita e in Iran, dove è in corso una rivoluzione guidata dalle donne e sostenuta dagli uomini.

Il video di una danza di giovani iraniane che hanno ballato nel quartiere periferico di Ekbatan, a Teheran, sulle note di Calm down di Selena Gomez e Rama per l’8 marzo, è diventato virale e imitato da tante altre donne ribelli.

Ma in questi giorni gira un’ altra immagine, simbolica ed eversiva per la sua sfida piena di ironia: uomini che indossano lo hijab per sfidare il codice di abbigliamento imposto alle donne nelle farmacie iraniane, dove ora sono state obbligate a coprirsi anche il volto con il niqab. Sebbene le manifestazioni in piazza si siano fermate, la rivolta continua con azioni più mirate per sottrarsi alla brutale repressione e alle condanne a morte.

La loro battaglia è fatta in nome di Masha Amini per l’emancipazione di tutte le donne (e degli uomini) anche in Afghanistan dove difendere i propri diritti significa firmare una condanna a morte. E in nome della libertà di tutti, di tutte, in tutto il mondo. Affinché non si debba più diventare burrneshe, vergini giurate, e adottare i codici maschili per difendersi dal patriarcato. La danza per la libertà in Medio Oriente è appena cominciata.

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