Chi l’ha intervistata, ha ascoltato il suo grido di trionfo, ha visto le lacrime e poi il sorriso non ha sottolineato molto le sue doppie e triple radici, ma non si può evitare di notare come lo sport in questa stagione estiva ci stia restituendo l’immagine del nostro Paese reale. Jasmine Paolini arrivata nella top ten dei tennisti è uno dei volti delle nuove generazioni che hanno un rovescio multiculturale. Infatti lei è cresciuta tra Bagni di Lucca, in Toscana, e Łódź (città d’origine di sua madre Jacqueline, metà polacca e metà ghanese) e ora l’aspettiamo ai Giochi Olimpionici di Parigi per rivedere la sua potenza. “La mia generazione è quella cresciuta guardando la rivalità tra Roger Federer e Rafa Nadal. Semplicemente leggendari”, ha detto in un’intervista rilasciata a Vogue Italia prima di andare a Wimbledon e ha aggiunto che non bisogna mai smettere di sognare. Diventerà un’icona del tennis azzurro? Ancora non lo sappiamo, ma il talento e la forza mentale per reggere la pressione sono notevoli, nonostante “i suoi tratti somatici non rappresentino italianità”, come dicono quelli che ancora dividono il mondo in stereotipi razzisti, anche se non ho mai capito cosa voglia dire questa “vannacciata”, considerato il nostro variegato bagaglio genetico frutto dello storico crocevia di tante etnie. 

 

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Se invece ci fermiamo a riflettere su cosa accade nel calcio, dove gli Azzurri sono usciti malconci dagli Europei, non possiamo evitare di pensare che oltre al talento, la tecnica e la tattica di squadre forti, ci sono storie straordinarie che ci devono far riflettere. La Spagna che ha vinto gli Europei deve la sua vittoria a due fenomeni: Nico Williams, figlio di due profughi ghanesi che gioca nel club ultraidentitario dell’Athletic Bilbao e Lamine Yamal, che arriva da un quartiere periferico di Barcellona. I genitori di Nico Williams hanno attraversato il deserto del Sahara e 30 anni dopo hanno assaporato una riscossa straordinaria. Nico è stato il protagonista assoluto con la sua Spagna agli Europei: velocità, assist, dribbling e un gol che non verrà dimenticato.

Mio padre ha problemi ai piedi per aver camminato sulla sabbia a 40-50 gradi. Le persone morivano e dovevano seppellirle e continuare a camminare, ha ricordato l’attaccante spagnolo dopo la vittoria

Maria e Felix, arrivati in Marocco, furono arrestati e si spacciarono per rifugiati fuggiti dalla guerra in Liberia per ottenere asilo politico. Ed è stato lo sguardo di un prete cattolico di Bilbao a incrociare la vita della coppia: Iñaki Mardones (che ha battezzato Iñaki Williams, il fratello maggiore di Nico anche lui calciatore, ed è stato suo padrino). Li ha aiutati a trovare un rifugio in Spagna e assistenza per il parto.

Dalle case popolari di Pamplona ricomincia la vita della famiglia Williams. Una storia straordinaria di riscatto e inclusione che solo lo sport poteva permetterci di sognare perché Nico Williams segna e vince per il Paese che ha cambiato le sorti della sua famiglia.

Altro volto della Spagna che ha vinto gli Europei è quello di Lamine Yamal. Ci ha messo sedici anni e 362 giorni per segnare il suo primo gol a Euro 2024. Yamal ha una madre originaria della Guinea Equatoriale e un padre arrivato dal Marocco ed è cresciuto a Rocafonda, 30 chilometri a est di Barcellona. Un quartiere povero, difficile, periferico, che il partito di estrema destra Vox ha definito “un letamaio multiculturale”. E lui, quando segna, indica il numero 304 del codice postale del suo “barrio” con le mani sul sul cuore, ebbro di gioia.

In Italia lo fanno i rapper che però inneggiano alla cultura violenta gangsta perché il sogno multiculturale sportivo nel nostro Paese si vede, per ora, solo nell’atletica leggera. I club del calcio non investono sulle nuove generazioni e hanno un problema con la cittadinanza degli atleti con origini straniere che devono aspettare fino a 18 anni e anche oltre. Troppo tempo per entrare nella Nazionale.

Si tratta di una questione culturale e un paradosso italiano che ha campioni con background migratorio nelle squadre giovanili ma non arrivano alla Nazionale perché non hanno la cittadinanza o la ottengono tardi, ha osservato Mauro Berruto, l’ex commissario tecnico della nazionale di pallavolo maschile, scrittore, giornalista, deputato del Pd e membro dell’intergruppo parlamentare che promuove la riforma della cittadinanza

Il sistema del calcio italiano non mostra la stessa apertura all’inclusione dei talenti giovanili in genere, incluso quel ‘decreto crescita’ che per anni ha generato vantaggi fiscali se si acquistavano giovani stranieri, a scapito degli italiani, di prima e seconda generazione.

Gli esperti di calcio hanno fatto la seguente considerazione su questa coppia formidabile del calcio spagnolo di Nico Williams e Lamine Yamal. Hanno detto che loro non sentivano la pressione della finale con l’Inghilterra e perciò hanno sbaragliato. E soprattutto ci hanno ricordato che per crescere abbiamo bisogno tutti, nell’Italia che resta indietro persino sul tappeto verde, di campioni che inverino lo spirito dei tempi. Que viva la Spagna e l’Europa che non ha paura.