Ben ritrovati/e per l’ultimo editoriale dell’anno di NRW. Facciamo l’appello? No, non lo facciamo più. Ricordate il film agrodolce La mia classeambientato in una classe di stranieri e interpretato da Valerio Mastrandrea? Riguardatelo perché diventerà un reperto di archivio. Nell’anno bisesto che verrà, l’italiano verrà abolito per decreto.

 

Ma ci fanno o ci sono? Questa è l’unica domanda che ci possiamo porre davanti alla scelta del Governo di abolire l’insegnamento dell’italiano, il diritto universale all’istruzione per tutti i richiedenti asilo e migranti nel Cas: centri di accoglienza straordinaria che sono diventati ordinari, anzi luoghi di ordinaria follia. Il decreto soprannominato in modo offensivo Cutro (col nome del naufragio avvenuto nella notte tra il 25 e il 26 febbraio 2023) e diventato legge nel maggio scorso ha stabilito di limitare i servizi complementari del sistema di accoglienza e trasformare i centri di accoglienza in luoghi di mera e quasi inesistente assistenza materiale. In estrema sintesi: gli insegnanti che erano una bussola per chi arrivava qui senza strumenti per capire la nuova realtà perché analfabeti o una molla per chi invece era istruito e aveva bisogno di una chance, nel nuovo anno bisesto che verrà resteranno senza lavoro e si innescherà una nuova emergenza sociale.

Come si può chiedere a chi non conosce la lingua di capire e rispettare le leggi, la cultura del Paese ospitante? Come si potrà includere chi invece cercava un ponte per la libertà o sperava in un maggiore benessere sociale ed economico? E a chi giova aver distrutto questo ulteriore ponte? E dove è finita la retorica delle destre sui migranti che piacciono e vanno accolti solo se si integrano?

 

In questi giorni caotici prefestivi, gli insegnanti che non hanno voluto crederci fino alla alla fine raccolgono testi didattici, penne e quaderni da lasciare ai loro allievi che resteranno senza una guida. E chi non vuole rassegnarsi a un destino di emarginazione si rivolge ai propri docenti per chiedere cosa fare, cosa ne sarà di loro. Continuerà a studiare solo chi potrà accedere ai corsi dei volontari che ancora una volta sostituiranno lo Stato perché nei cinquemila centri di accoglienza straordinaria (Cas) dove sono parcheggiati la maggior parte dei migranti (circa 80mila) non si potrà più garantire l’insegnamento dell’italiano. L’articolo 6-ter del decreto legge 20 “Disposizioni urgenti in materia di flussi di ingresso legale dei lavoratori stranieri e di prevenzione e contrasto all’immigrazione irregolare” prevede infatti che vengano eliminati i servizi supplementari e riduce l’accoglienza a un tetto, per chi ce l’ha, in centri sovraffollati dove si stanno mescolando adulti e minori e dove la mera assistenza materiale è sempre meno rispettosa dei loro diritti più elementari. L’allarme per tutti gli insegnanti di italiano che resteranno senza lavoro per ora è rimasto in sordina ma rischia di creare un vulnus. Certo, le associazioni continueranno a offrire formazione agli stranieri ma lo Stato abdica al suo ruolo e crea centri che saranno sempre più dei ghetti per migranti che non sapranno come esprimersi, come capire il mondo che li circonda. Valentina Mussi, che ha scritto con le sue colleghe Martina Mambelli e Alessia Benenti Al Centro – un libro didattico per richiedenti asilo frutto di un’esperienza che è stata una sfida complessa per adeguare l’insegnamento della lingua alle loro richieste esistenziali e materiali – osserva: «Ora saranno solo i volontari a poter aiutare i migranti per i quali gli insegnanti sono un punto di riferimento, una bussola per riuscire ad orientarsi nella società. Inoltre noi oltre all’italiano, cercavamo di dare loro nozioni di educazione civica, fondamentale per inserirsi nel contesto sociale. Tutto quello che abbiamo creato in tanti anni di investimento formativo andrà perduto». Anche perché oltre all’italiano, il governo Meloni che in nome della sicurezza ha aumentato l’insicurezza per tutti ha eliminato anche la figura dello psicologo e il servizio di orientamento legale. Come se riducendo i servizi, si potesse cancellare la loro precaria esistenza. E gli insegnanti si chiedono basiti come sarà possibile difendere l’unico strumento di integrazione rimasto a disposizione, necessario a lavorare, a farsi capire e a capire gli altri, a evitare che tanti cittadini stranieri finiscano ai margini, diventando solo un problema di ordine pubblico.

Molti sono analfabeti, altri invece scolarizzati. Alcuni non frequentano i corsi perché vanno a lavorare, a fare i rider o altri lavori in nero, ma tanti vogliono emanciparsi. Quello che sta succedendo tornerà indietro come un boomerang, spiega, furiosa, un’insegnante di un centro di accoglienza 

Cosa succederà a quelli che resteranno chiusi nella loro comunità, senza capire il mondo che li circonda, senza un ponte verso il futuro? Cosa succederà ai giovani arrivati a piedi dalla rotta balcanica o dal Mediterraneo con una pagella nello zaino? Come faranno le donne a emanciparsi? Migliaia di migranti hanno imparato in Italia a tenere la matita in mano e chi invece aveva studiato o si era laureato nel suo Paese di origine, ha potuto emergere, esprimere il proprio talento. E ora, per risparmiare, per raccogliere facili consensi con slogan e politiche sovraniste, l’alfabeto negato dal Governo a tanti migranti e richiedenti asilo si trasformerà in una nuova emergenza sociale attutita solo in parte dalle tante associazioni del terzo settore.

Anche se avevamo sempre amato la scuola, non ci eravamo resi pienamente conto di quanto fosse importante l’istruzione prima che i talebani cercassero di togliercela, ha detto Malala Yousafzai, premio Nobel per la Pace e simbolo della battaglia per l’istruzione. Siamo diventati come i talebani o il Governo vuole solo città più ingiuste e più insicure perché prede elettorali?

Sotto l’albero di Natale, migliaia di migranti troveranno il pacco-sola: libri chiusi e incatenati per lasciarli senza parole. Il governo Meloni lascia i migranti senza parole e buone feste 😳