Ci proviamo di nuovo: il dilemma della buona informazione a Otranto. Nella tredicesima edizione del Festival dei Giornalisti del Mediterraneo si torna al format originale dei primi anni. Analisi e tanti racconti di una vasta rete di giornalisti e inviati di guerra. Negli scorsi anni la kermesse sul Mediterraneo è stata anche un’ occasione per fare sperimentazioni, incrociare temi diversi e tuffarsi nelle contaminazioni interdisciplinari. L’aggressione russa all’Ucraina impone l’urgenza di guardare al drastico cambiamento geopolitico e ci ha messo di fronte alle difficoltà di offrire, a proprio rischio e pericolo, un’informazione di qualità. Una sfida titanica perché tutti i cronisti hanno dovuto imparare a destreggiarsi sul campo, condizionati dalla propaganda su entrambi i fronti di guerra e talvolta impotenti perché spesso non è stato possibile verificare il flusso delle informazioni o accedere a fonti indipendenti.
E ancora: il conflitto in Ucraina è stato quello più raccontato sui e dai social media con tante, troppe fake news. E quindi il nodo insoluto della buona informazione è diventato ancora di più dirimente. Perciò i workshop che si terranno a Otranto saranno focalizzati sul racconto della guerra con alcune delle le migliori firme del giornalismo italiano, soprattutto televisivo
L’aggressione russa impone inoltre anche la rivalutazione della geopolitica, tornata ad avere un ruolo centrale per spiegare le numerose e complesse ripercussioni dello scontro fra la Russia di Putin e l’occidente. A discapito della libertà di autodeterminazione dei popoli di cui parlò proprio Mikhail Gorbachev, padre della Perestroika alle Nazioni Unite, un anno prima della caduta del muro di Berlino. E ovviamente cito Mikhail Gorbachev per la sua scomparsa a 91 anni, ma soprattutto perché l’ultimo leader dell’Unione Sovietica è stata una figura chiave nel tentativo di una politica distensiva verso l’ occidente.
Nel 1988 alle Nazioni Unite Mikhail Gorbachev disse: le differenze possono avvicinare, la forza e la minaccia non possono essere strumenti per la politica estera. Negare il diritto del popoli è negare un diritto universale
Il programma del Festival dei Giornalisti del Mediterraneo
Si inizia il 7 settembre con un dibattito alle 20,30 a Largo Porta Alfonsina sulla crisi energetica e nuovi scenari geopolitici, moderato da Patrizio Nissirio dell’Ansa, a cui parteciperanno rappresentanti pugliesi della Confindustria. Si prosegue il giorno dopo con una riflessione sulla guerra raccontata dai social con inviati, esperti di politica estera e cronisti, fra cui Angelo Macchiavello inviato Mediaset al confine della Polonia e poi in Ucraina, Zouhir Louassini di Rai News 24 e io che ho realizzato un podcast sull’esodo dei profughi ucraini. Si proverà anche a dare una risposta a un drammatico interrogativo durante la serata del 9 settembre: Quale mondo dopo la guerra? Durante Il festival si parlerà anche di turismo sostenibile e della tutela dei minori legata al trauma della guerra con Marianna Balfour del Sovrano Ordine di Malta, Pietro del Re, inviato de La Repubblica, Paolo di Giannantonio del Tg1 e la piscoterapeuta Tiziana Micello: l’incontro Tutela dei minori, il diritto di vivere sarà moderato da Francesca Ambrosini del TGCom24. Il Festival dei Giornalisti del Mediterraneo ((qui potete trovare il programma completo) si concluderà con il premio Caravella. Fra i tanti ad essere premiati, quest’anno ci saranno Paolo Ruffini, Prefetto del Dicastero per la comunicazione della Santa Sede. Giuseppe Brindisi, conduttore di Zona Bianca (Rete4). Gabriella Simoni, inviata di guerra (Tg5). Stefania Battistini, inviata di guerra (Tg1). Renato Piccoli, TgR Puglia. David Puente, vicedirettore di “Open” (La7). Morale: a Otranto ci proviamo di nuovo a parlare dell’informazione di qualità. Una sfida che dobbiamo vincere senza se e senza ma.
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