Editoriale breve, come il programma di Draghi sull’immigrazione (per ora). Il discorso al Senato di mercoledì scorso del premier è suonato alle mie orecchie come un appello angoscioso e al contempo costruttivo. Il presidente del Consiglio ha illustrato la sua ampia visione sulle riforme glocal che potrebbero restituire un futuro alla Next Generation EU, ma ha dedicato solo un accenno al corposo e complesso dossier sull’immigrazione che comprende anche la Next Generation EU di origini straniere. Un accenno così breve che lo abbiamo riportato su Twitter.

Altra sfida sarà il negoziato sul nuovo Patto per le migrazioni e l’asilo, nel quale perseguiremo un deciso rafforzamento dell’equilibrio tra responsabilità dei Paesi di primo ingresso e solidarietà effettiva. Cruciale sarà anche la costruzione di una politica europea dei rimpatri dei non aventi diritto alla protezione internazionale, accanto al pieno rispetto dei diritti dei rifugiati

Se la costruzione di una politica europea dei rimpatri sarà davvero cruciale, per il governo Draghi può diventare un boomerang. Persino il leader della Lega non è riuscito a fare le espulsioni degli irregolari promesse, per una serie di ragioni che sono le stesse per cui non ci sono riusciti il suo predecessore, Marco Minniti, e il suo successore, Luciana Lamorgese. Così come, quando Draghi parla del suo ampio programma per la Next Generation EU, dovrebbe conoscere i numeri rilevanti anche della Next Generation Eu con origini straniere a cui si devono offrire formazione, pari opportunità, accesso più veloce alla cittadinanza e alle istituzioni. Non potrà evitarlo. Sono convinta che, grazie alla sua visione globalista, ne terrà conto. E lo sapremo presto, quando deciderà di confermare Matteo Mauri come viceministro dell’attuale titolare del Viminale, e di non sostituirlo con un esponente della Lega, come chiede Matteo Salvini.

Editoriale breve, come la replica del premier Mario Draghi sul dossier immigrazione. «Mi scuso per non aver esplicitamente sollevato il problema dell’immigrazione», ha detto a Montecitorio prima del voto di fiducia. «È d’altronde uno dei dossier politici più rilevanti a livello europeo, quello sulle proposte normative presentate dalla Commissione nel settembre dello scorso anno, nell’ambito del cosiddetto patto europeo su migrazione ed asilo. Si tratta di nuove proposte che fanno seguito al fallimento dei negoziati svolti nel periodo 2014-19 per la riforma del sistema comune europeo di asilo, che non sciolgono lo stallo politico e continua a bloccare l’azione dell’Unione europea, specie sulla declinazione del principio di solidarietà». E ha aggiunto: «Permane la contrapposizione tra Stati di frontiera esterna, e Stati del Nord e dell’Est Europa, principalmente preoccupati di evitare i cosiddetti movimenti secondari. L’Italia, appoggiata anche da alcuni Paesi mediterranei, come la Spagna, la Grecia, Cipro e Malta, propone come concreta misura di solidarietà un meccanismo obbligatorio di redistribuzione dei migranti pro quota».

Nella scorsa legislatura non c’è stata una visione completa e complessiva del dossier sulle politiche migratorie e del non più prorogabile accorciamento delle distanze con le nuove generazioni di italiani. Sappiamo che molte sono le priorità del Governo di (quasi) tutti e quali siano i temi divisivi che potrebbero creare inciampi nella road map designata da Mario Draghi. Ma non potrà evitarlo perché, quando riaccenderemo la luce alla fine della pandemia, troveremo una società più frammentata. I nuovi cittadini non dovranno essere considerati di nuovo un capro espiatorio.

Vogliamo lasciare un buon pianeta, non solo una buona moneta, ci ha detto il premier.

Ecco, appunto. Creiamo un buon pianeta e una maggior coesione sociale. Fine dell’editoriale breve, come il programma sulle politiche migratorie del premier.

Il fermento di NRW continua indipendentemente dall’immobilismo, speriamo temporaneo. Nuove partnership, cantieri aperti per nuovi progetti, una nuova firma con radici che risalgono a Genghis Khan. Inoltre vi annunciamo che insieme a Vitality social ci siamo candidati a partecipare alla MDW (Milano digital week) con un workshop di cui vi anticipiamo il curioso titolo: Wireless Connections | Undigital event.

Cinema, innovazione, attualità. Come sempre, ogni giorno abbiamo affrontato il tema della diversity. Elisa Mariani ha scritto del nuovo film di Netflix, l’amore tra una ragazza nigeriana e un giovane indiano sfida le famiglie ancorate alle tradizioni e fa incontrare gli immaginari di Bollywood e Nollywood: Namaste Wahala. La mixité sentimentale ai tempi di Netflix. Sara Lemlem ha videointervistato Miheer Rawal, ingegnere indiano che vive a Modena, sull’automazione industriale: L’ingegnere Miheer Rawal: «L’automazione industriale non toglie il lavoro, lo trasforma». Joe Biden apre le porte ai richiedenti asilo provenienti dal Messico, ma Draghi ha le mani legate sulle politiche migratorie. Il commento del nostro polemista Sindbad il Marinaio: Il governo Draghi ascolterà gli appelli della Next Generation senza cittadinanza?

Ernest J. Gaynes, uno degli esponenti più importanti della letteratura afroamericana, due volte candidato al Pulitzer, racconta La tragedia di Brady Sims. Il long read di questa settimana è curato come sempre da Fabio Poletti. Per l’avvio dei festeggiamenti del Capodanno lunare, abbiamo intervistato Ciso, romano di origini cinesi, esploso sul web grazie ai suoi video ironici per combattere i pregiudizi. Il video è molto divertente, guardatelo: Cosa bisogna sapere sul Capodanno cinese per poter ridere degli stereotipi. Margherita De Gasperis ha invece raccontato Milano Mediterranea: un progetto di mixité artistica per i ragazzi del Giambellino.

ps. E siccome anche noi, come il premier, vogliamo un buon pianeta, abbiamo bisogno anche di una buona moneta. Sostenete la nostra informazione ed entrate nella nostra community. Non ve ne pentirete.