L’ebbrezza di Sanremo è svanita, Ghali ha dettato l’agenda alla sinistra sempre incerta sulla Palestina dal palco dell’Ariston e nessuno o quasi si è accorto che in questi giorni sotto la pioggia battente c’era anche chi protestava seminudo nei gironi infernali del Cpr di Milano per la carenza sanitaria, i diritti negati, la disperazione senza fine.

L’ebbrezza di Sanremo è svanita, Ghali ha dettato l’agenda alla sinistra sempre incerta sulla Palestina dal palco dell’Ariston e nessuno o quasi si è accorto che in questi giorni sotto la pioggia battente c’era anche chi protestava seminudo nei gironi infernali del Cpr di Milano per la carenza sanitaria, i diritti negati, la disperazione senza fine.

 

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Nel frattempo il 10 febbraio al centralino NAGA SOS CPR sono arrivati numerosi messaggi che segnalavano la singolare protesta di alcuni trattenuti e un video girato nell’ora più buia che riprendeva, tra le urla strazianti dei presenti, un violento pestaggio contro due migranti da parte di agenti della Guardia di Finanza in tenuta antisommossa

E dopo che Angelina Mango ha trionfato con la sua bellissima canzone Noia domenica 11 febbraio, una delegazione dell’associazione Naga e della rete Mai più Lager – No ai CPR guidata dal consigliere regionale Luca Paladini, vicepresidente della Commissione Carceri, è riuscita a entrare nel Cpr di via Corelli.

«In cinque ore di visita si sono registrati numerosi episodi di ostruzionismo da parte del personale addetto, della nuova direttrice e delle forze di polizia presenti, adducendo motivazioni di sicurezza o, più spesso, indicazioni ricevute dalla Prefettura di Milano», si legge sul sito web del Naga. «Abbiamo dovuto prendere atto dell’impossibilità di incontrare le due persone oggetto del violento intervento delle forze di polizia che erano state finalmente inviate al Pronto Soccorso, con oltre sette ore di ritardo – quindi con concreto rischio per la loro salute – e solo dopo che il video aveva cominciato a circolare sui social media».

Secondo la denuncia del Naga, dentro il Cpr commissariato e oggetto di un’inchiesta giudiziaria, dal colloquio con il personale addetto al presidio medico, i responsabili della struttura, una psicologa e tre migranti trattenuti, sono emersi particolari inquietanti: l’assenza di un registro degli eventi critici; il rifiuto di consegnare le cartelle cliniche di tre trattenuti e soprattutto il dato allarmante di 34 trasferimenti in autoambulanza in pronto soccorso, solo nel mese di gennaio.

E ancora: «A una persona che aveva ingerito un flacone di shampoo non è stato prestato soccorso, ma è stato dato il pericoloso consiglio di bere molta acqua. Confermata la somministrazione massiccia di sedativi, in particolare di Valium, a volte associato a Tavor (una delle tre persone incontrate barcollava)».

Così, mentre in un’altra dimensione si giocava a fare i paladini di Instagram, nella realtà infernale del Cpr, di tutti i Cpr, dove lo stato di diritto resta sospeso, si continua a sedare, maltrattare i migranti senza permesso di soggiorno. Pochi giorni prima della festa nazionalpopolare in diretta streaming e vista da milioni di persone si era suicidato Ousmane Sylla, il ventiduenne che si è impiccato all’interno del Cpr di Ponte Galeria, alle porte di Roma, ma nessuno se ne è ricordato sul palco glam di Sanremo.

E allora io mi chiedo se non si potesse includere nella sbronza sanremese una parola, un accenno, un appello per le vittime trattenute nei Cpr. Imprigionati dentro una guerra che nessuno ha mai dichiarato. Capisco che il dramma palestinese sia globale e nelle corde dei fan di tanti cantanti, ancora di più se con origini maghrebine, ma i diritti umani se sono universali lo devono essere sempre e per tutti. E mi auguro che, passati gli effluvi della festa, si cominci a fare una campagna seria sui gironi infernali che abbiamo in casa nostra, nel nostro cortile, a poca distanza dai nostri account social e che fingiamo di non vedere perché poco instagrammabili