Eccomi di nuovo per ricominciare una nuova stagione con un tema nuovo, sorprendente, mai affrontato dalla politica. La divinità dell’estate rovente si annoiava al punto da tirare fuori di nuovo il dibattito sullo ius soli. Sarcasmo a parte, sembra che ci siano alcuni attori politici e della società civile che vogliono riprovarci anche se il vento sovranista soffia in direzione contraria. Non so quanto abbiate letto i giornali, se vi siete appassionati alla soap opera dell’ex ministro della Cultura Sangiuliano versus Boccia o se invece vi siete indignati per quanto accade nelle carceri italiane, ma il ministro degli Esteri Antonio Tajani sembra serio quando dice che è arrivato il momento di fare la riforma della cittadinanza (con il sostegno di cattolici e vescovi). Si sarà accorto che, davanti all’assenteismo delle urne, urge un rinnovamento degli elettori? Speriamo.

Perciò cito un efficace post della deputata Ouidad Bakkali, presidente dell’intergruppo parlamentare per la riforma della cittadinanza, che ha scritto:

Ius scholae/ ius soli/ ius quello che vi pare è solo una frontiera ideologica, dove si vuole disegnare la linea di demarcazione tra quello che è italiano e quello che non lo è. Servono tutti gli “ius” per risolvere in modo efficace la questione

 

 

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Lo ha intitolato Ius Carnis perché la mancata riforma non è ancora stata fatta sulla pelle e la carne delle nuove generazioni che non si sono ancora arrese e attendono una legge che le metta nelle condizioni di pari opportunità con i loro coetanei. Forza Italia dichiara di essere favorevole alla riforma della legge, ma siccome la diffidenza nei confronti della politica ha raggiunto il picco più alto nella storia della Repubblica, ha ragione Siid Negash, consigliere comunale di Bologna, quando dice che bisogna fare pressione dal basso con una macchina organizzativa solida. Non parla di lobby ma è di questo che c’è bisogno: una lobby che faccia capire al Parlamento che gli italiani senza cittadinanza rappresentano una risorsa elettorale ma anche una minaccia di instabilità sociale. Perciò chiamatelo ius culturae, ius schoale, ius quello che volete ma salite a bordo. Imitate l’esempio del comune di Bologna che lo ha inserito nel suo statuto comunale, ha istituito la Festa delle nuove cittadinanze (e anche quelle onorarie). Firmate il documento elaborato dalla rete Dalla Parte Giusta della Storia e informatevi su come potenziare le campagne mediatiche nei vostri territori.

Non passa giorno che una persona pubblica esterni la sua approvazione per un’eventuale riforma (l’ultima in ordine cronologico è stata la senatrice a vita Liliana Segre), ma siccome questo film lo abbiamo già visto più e più volte, forse la strada più giusta è quella di una pressione referendaria. Un comitato promotore ha avviato la raccolta firme per un referendum abrogativo.

Grazie a questo referendum, verranno ridotti da 10 a 5 gli anni di residenza legale in Italia richiesti per poter avanzare la domanda di cittadinanza italiana che, una volta ottenuta, sarebbe automaticamente trasmessa ai propri figli e alle proprie figlie minorenni. Questa semplice modifica rappresenterebbe una conquista decisiva per la vita di molti cittadini di origine straniera (secondo le stime si tratterebbe di circa 2.500.000 persone) che in questo Paese non solo nascono e crescono ma da anni vi abitano, lavorano e contribuiscono alla sua crescita, scrivono gli organizzatori

l comitato promotore è formato da diverse sigle della società civile: Italiani senza cittadinanza, CoNNGI, Idem Network, Libera, Gruppo Abele, Società della Ragione, A Buon Diritto, ARCI, ActionAid, Cittadinanza Attiva, Recosol, InOltre Alternativa progressista, InMenteItaca, Oxfam Italia. E per ora hanno anche aderito alcuni partiti: +Europa, Possibile, Partito socialista italiano, Radicali italiani, Rifondazione comunista. Qui potete leggere il testo e firmare per il referendum abrogativo.

 

Mi auguro che questa sia la volta buona anche perché il dibattito sulla riforma della cittadinanza è partito nei giorni appassionati delle Olimpiadi, quando tutti hanno visto in diretta televisiva la diversità culturale che si manifesta nei tanti talenti sportivi e preso atto dei cambiamenti sociali che non possono più essere ignorati. Noi sosterremo questa lodevole iniziativa, ma bisogna fare in modo che le attese per la riforma della cittadinanza non si trasformino in un’ennesima, amara, delusione. La nostra società ha bisogno di maggiore stabilità, diritti, ossigeno per le nuove generazioni. Perciò chiamatelo come volete, anche solo ius qualcosa ma salite a bordo!