Al party per la Repubblica mancava un pezzo della cara Italia, ve ne siete accorti? Alle parate, nei discorsi ufficiali, è mancato un accenno, un riferimento, una promessa sulla riforma della cittadinanza. E ancora una volta le seconde generazioni, che preferiscono essere chiamate nuove generazioni con background migratorio per sottolineare la propria doppia appartenenza al Paese in cui sono nati e alle loro radici, sono state assenti dalla scena pubblica. Sebbene ogni tanto il segretario del Pd, Enrico Letta, e alcuni politici di buona volontà appaiano in ordine sparso fra i fautori dello ius soli o dello ius culturae.
Nel frattempo, però, i giovani attivisti delle seconde generazioni che hanno deciso di prendere la parola lo hanno fatto davvero. E sono scesi in piazza per ricordare che le loro vite contano. Lo hanno fatto anche usando toni forti contro le discriminazioni che non vogliono più tollerare
E così, a margine della retorica sulla nascita della Repubblica italiana e della nostra gloriosa Costituzione che violiamo allegramente ogni giorno, molti giovani hanno (ri)preso la parola, scendendo nelle piazze di Milano, Roma e Bergamo. Soprattutto donne che ci hanno messo la faccia, oltre alla parola, per raccontare le loro vite. Spiegando cosa significhi esseri neri in Italia, cosa voglia dire non avere la cittadinanza o subire discriminazioni. Studentesse universitarie, artisti come Tommy Kuti o scrittrici come Espérance Hakuzwimana o attivisti. Ho colto, però, una diversa sfumatura rispetto al passato. Innanzitutto, chi ha ricordato la nascita della Repubblica ha parlato anche della propria nascita in Italia, ma lo ha fatto parlando molto dei diritti dei migranti. Un fatto non scontato perché per anni le nuove generazioni hanno preferito sottolineare di non essere immigrati, ma cittadini italiani, per contrastare pregiudizi e stereotipi. E poi ho percepito la rabbia. Chi da molti mesi ha aderito al flusso della protesta #prendiamolaparola sta tirando fuori la rabbia. Una rabbia che sta facendo crescere una rete sempre più vasta di giovani attivisti con background migratorio.
Una rabbia con cui hanno convissuto sin dall’adolescenza e che se non viene ascoltata può trasformarsi in un’ira funesta
Al party per la Repubblica mancava un pezzo della cara Italia, ve ne siete accorti? Io mi auguro di sì perché l’incazzatura delle nuove generazioni è un campanello d’allarme. Noi che raccontiamo l’emersione dei molteplici talenti, osserviamo anche quanto siano aumentate le diseguaglianze sociali. A cominciare dalle scuole delle zone periferiche dove si stanno creando sempre più ghetti “etnici”. Un fenomeno preoccupante in una società multiculturale che nella fase post pandemica può creare una polveriera.
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Siamo fuori tempo massimo, ma dobbiamo farlo. Dobbiamo creare politiche di inclusione e integrazione per tutti i cittadini di origini diverse. Soprattutto per quel milione di minorenni ancora senza passaporto. Oggi, però, sui giornali non ho trovato una riga (se mi è sfuggito un segno di attenzione, avvisatemi) sulle proteste delle seconde generazioni che hanno preso la parola per chiedere il rispetto delle norme costituzionali che dovrebbero garantire pari dignità sociale, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. Per una semplice ragione: lives matter, le loro vite contano.
La rassegna di NRW
Serie tv da non perdere. Torna la seconda stagione della fortunata serie Netflix Summertime. Tra volti noti (anche di seconda generazione) le novità anticipate da Iara Heidempergher: Summertime: ecco tutto quel che c’è da sapere sulla seconda stagione. La voce delle seconde generazioni. Sabrina Efionayi ha iniziato a scrivere alle scuole superiori con lo pseudonimo di Sabrynex. Scoperta da Rizzoli, ora vuole dare voce alle seconde generazioni senza diritti, come ha scritto in un articolo autobiografico per NRW: Sabrina Efionayi: dall’esordio a 16 anni al romanzo della sua generazione. Notizie che non avremmo voluto commentare. La morte del giovane guineano Moussa Balde il 23 maggio scorso all’interno di un Cpr (Centri di Permanenza per il Rimpatrio) conferma l’ennesimo e tragico fallimento delle politiche migratorie in Italia. Il commento del nostro polemista Sindbad il Marinaio: Moussa Balde, storia di una morte annunciata? Inchieste da leggere. Roboanti annunci a parte, si sta dimostrando di non avere una strategia per vaccinare irregolari e sentatetto. E chi presta loro assistenza legale e sanitaria non sa ancora come muoversi o se lo fa, lo fa in solitaria. L’approfondimento di Margherita De Gasperis per provare a capire come si è venuto a creare il vulnus: Perché gli stranieri irregolari sono stati dimenticati dalla campagna vaccinale. Suggerimenti di lettura per il weekend. Questa settimana il long read scelto da Fabio Poletti è tratto da Pane e acqua (Villaggio Maori Edizioni) di Ibrahima Lo. Una storia che ricorda che, dietro al numero dei migranti che riempiono report e statistiche, ci sono persone e storie talvolta strabilianti.
Ps. Presto potremo rivederci. Nel frattempo potete entrare nella nostra comunità per aiutarci a crescere insieme.