Editoriale NuoveRadici.world

La marcia per i diritti e la riforma della cittadinanza è nata su Facebook, da una petizione fatta dalle nuove generazioni di italiani, soprattutto afrodiscendenti e si è diffusa a macchia d’olio in diversi gruppi social. L’evento intitolato la “Marcia per i diritti – Manifestazione nazionale” è organizzato dal gruppo “Attivismo, italiani di origine diversa, migrazioni, discriminazioni” che raggruppa tantissime organizzazioni e associazioni  (NIBI: Neri italiani – Black Italians, Cara Italia, Amref, AmnestyAnpiA buon diritto,  la Casa internazionale delle donne, Oxfam Italia e tanti altri) che hanno aderito al manifesto pubblicato su Facebook. 

Mentre scriviamo non sappiamo ancora quanti abbiano aderito fisicamente all’appuntamento per chiedere al governo e alle forze politiche di riesaminare la legge sullo ius culturae, ma quasi ogni giorno qualcuno che ha realizzato ambizioni, contribuito con intelligenza all’evoluzione della società italiana ci ha raccontato la discrasia fra il radicamento nel Paese in cui è nato o cresciuto e la burocrazia che gli ha negato il passaporto.

Studenti, filmaker, imprenditori, artisti, atleti, professionisti che vengono presentati dalla narrazione mainstream come giovani e adulti che vogliono fare gli italiani, parafrasando la canzone di Renato Carosone, e in realtà sono più aggrappati alla bandiera italiana di noi.

Più cresce l’ostilità verso gli stranieri e più i nuovi italiani trovano il modo di includersi da soli o in gruppo, malgrado la legge avversa del decreto sicurezza che allunga i tempi. Non lasciamoli soli, e contempliamo anche gli effetti controproducenti di una cittadinanza negata a lungo.

La democrazia imperfetta che impedisce a molti di affermare i propri diritti si incrocia ai tanti che stanno finalmente emergendo. NuoveRadici.World ha raccontato dei medici specializzati che non possono esercitare negli ospedali pubblici perché non hanno la cittadinanza, ma anche di medici straordinari che sono riusciti ad entrare negli ospedali universitari dalla porta di ingresso. Il progetto di Blaq Italiano ad esempio racconta in brevi video le eccellenze e ha un doppio obiettivo che è affine al nostro: essere protagonisti della narrazione che li riguarda e far cessare la retorica sugli oppressi perché è solo mostrando i modelli  positivi, figure eccellenti che si può trainare chi resta indietro, senza le condizioni necessarie per riscattarsi. L’integrazione è una parola vuota, se non la sottraiamo alla demagogia. Facciamo il tifo per chi oggi mostra il volto per urlare io non voglio fare l’italiano, io sono italiano. E chiede al governo sempre più diviso di fare la cosa giusta. Non succederà, ma in una democrazia imperfetta è giusto pretendere che la politica faccia i conti con la realtà.

Infine, un cenno sul nostro progetto editoriale che aumenta alleati e partner. Da oggi su sito di radio Italia Cina, trovate il banner con il logo di NuoveRadici.World. Una nuova partnership editoriale che ci porta a Prato, nel mondo della musica e dell’informazione bilingue sulla comunità cinese più grande d’Europa. Fondata per narrare l’incontro fra italiani e cinesi, si tratta di una radio digitale molto seguita con cui scambieremo informazioni, contenuti e storytelling sulle nuove generazioni.

Perché Game of Thrones non può essere usato per fare propaganda xenofoba

Cari xenofobi, giù le mani da GoT. Alcuni politici hanno pensato di sfruttare l’enorme popolarità di Trono di Spade per fare campagna elettorale. Fabio Malagnini ci spiega perché così facendo hanno dimostrato di non averlo capito affatto.

Editoriale dei lettori. Il razzismo è ormai una questione di classe?

Di cosa parliamo, quando parliamo di razzismo? Akleta Llani riflette sulle origini della paura del diverso e prova a capire se sentimenti negativi e proiezioni non nascondano una lotta di classe. Pubblichiamo il suo intervento nell’editoriale dei lettori, creato per lasciare spazio a chi ci scrive la propria opinione in modo argomentato, stimolare la discussione e la riflessione della nostra community.

Intimate Strangers, il remake coreano di Perfetti sconosciuti, ovvero come mettere il cellulare sul tavolo spaventi il mondo

Al Far East Film Festival di Udine abbiamo visto Intimate Strangers, la versione coreana di Perfetti sconosciuti, e discusso con il regista sulle ragioni del suo successo mondiale. Video e testo di Alice Soragna

Simon Samaki Osagie, che da Londra pensa all’Italia come alla sua “home sweet home”

Il dj italonigeriano Simon Samaki Osagie racconta come sono nati gli Speaker Box Street Party, che fanno ballare le piazze contro le discriminazioni come quella di People. Prima le persone. Di Mariarosa Porcelli.

Il Dio dei migranti

Il long read di NuoveRadici.World dedicato al rapporto fra religione e migranti. Uno studio de Il Mulino realizzato da tre accademici che prova ad andare oltre la semplificazione. Pubblichiamo la prefazione scritta da Alberto Melloni.

Engy Riead: «Chiamarci stranieri a questo punto è sbagliato. Io sono qui da 16 anni. Voglio la cittadinanza. Poter votare. E lavorare in un ospedale pubblico»

«All’inizio nel mio corso eravamo in 200 ma ci siamo laureati in 20. Senza cittadinanza, poter lavorare in un Policlinico universitario rimane un grande sogno». Engy Riead, medico ventiseienne, lavora in una struttura privata perché nel pubblico, non avendo la cittadinanza, non le è consentito. Di Marco Lussemburgo.