Sono tempi interessanti, fra il razzismo isterico dei singoli e il tafazzismo del Partito democratico che non ci aiuta ad avere politiche migratorie. Nella fase nevrotica e ansiogena seguita alla quarantena, sta emergendo una furia che si riversa ancora una volta sugli stranieri. Che sia un focolaio di Covid legato a una comunità etnica o un gatto mangiato da un immigrato con turbe psichiatriche, poco cambia.
Dalla serie di indagini Radar #covidisruption su come sono cambiati atteggiamenti e comportamenti dopo la pandemia, avviata dalla società di sondaggi Swg, viene fuori un dato significativo: 3 italiani su 10 giustificano discriminazioni e forme di razzismo.
Sono tempi interessanti. Per 12 giorni il Governo ha ignorato gli appelli della ong Sos Méditeranée che aspettava davanti a Lampedusa con 180 migranti, nonostante il comandante della nave avesse dichiarato lo stato di emergenza perché, nell’attesa e nella paura di essere riportati in Libia, diversi si sono tuffati in mare con l’intenzione di suicidarsi.
Il 7 aprile scorso infatti i ministri delle Infrastrutture e dei Trasporti, dell’Interno, degli Affari Esteri e della Salute hanno firmato un decreto per impedire gli approdi nei porti italiani considerati non più sicuri per l’intero periodo di durata dell’emergenza sanitaria, ma il Covid è diventato un alibi per il braccio di ferro interno sul tema migratorio fra il Pd e il M5s. Come si è visto nel provvedimento di regolarizzazione, che sembra fatto per riuscire a scontentare tutti, a cominciare dai beneficiari.
Sono tempi interessanti perché una volta sbarcati, i temuti migranti provenienti dalla Libia sono risultati negativi al tampone e poi il rischio focolaio Covid è arrivato comodamente con l’aereo dal Bangladesh. E lo sono perché il Pd, davanti al dramma dell’ennesimo sbarco a lungo procrastinato, ha dato la colpa ai decreti di sicurezza che non ha mai voluto rimodulare, nonostante le promesse di discontinuità. E ha approvato il rifinanziamento delle missioni all’estero, compreso il Memorandum Italia Libia, ignorando ancora una volta il capitolo dei diritti umani.
Davanti al tafazzismo del Pd che insegue il suo alleato populista sulla sicurezza senza mai alzare la testa sul tema migratorio, noi invece non alziamo bandiera bianca. Continuiamo a inseguire visionari che invece non hanno perso la testa dopo il lockdown. E anche a ricordare chi ha anticipato i temi che trattiamo. Come Alex Langer. A 25 anni dalla sua scomparsa, il suo pensiero sul dialogo interetnico è più attuale che mai. Ne ha scritto Pier Vito Antoniazzi, che con lui ha condiviso affinità e valori.
La storia più bella e più letta della settimana è stata scritta invece da Luca Poli su Giorgio Grisales, uno dei primi sudamericani a frequentare la scuola Internazionale di Liuteria di Cremona, che oggi guida il Consorzio Liutai “A. Stradivari”, la massima istituzione della liuteria discendente dalla tradizione degli Amati, di Stradivari e di Guarneri del Gesù.
Elisa Mariani ha fatto una rassegna di podcast dagli Stati Uniti all’Italia: analisi e racconti su razzismo da ascoltare adesso che avete smesso di postare su George Floyd. Ricordando anche il nostro, Radici, prodotto dalla piattaforma Storielibere.fm, che tornerà in autunno per continuare a navigare nella società che cambia.