Nel frattempo Radici riflette sull’aumento delle unioni miste.

Radici

Dopo molti mesi passati a contrastare una narrazione sfocata e a sottolineare l’urgenza di cambiare passo per modificare la percezione alterata sul tema dell’integrazione, mi sembra rilevante il capitolo contenuto nel dossier sull’immigrazione 2018 di IDOS (di cui vi ho dato qualche cifra la settimana scorsa) dedicato alle coppie miste, perché ci restituisce ancora una volta la dimensione della realtà. Sapevate che i matrimoni misti sono di nuovo in aumento?

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Nel 2016 le unioni fra coppie di diversa nazionalità sono stati 18.872, con un incremento rispetto all’anno precedente del 6,7% (pari a +1.180 unità). In termini di fredde percentuali, rappresentano il 9,3% di tutti i 203.258 matrimoni celebrati nel 2016, in cui prevale la tipologia sposo italiano con sposa straniera (14.442 casi, pari al 76,5% del totale dei matrimoni misti). Cosa si cela dietro queste unioni? Un’integrazione culturale che resta ancora sotto traccia e smentisce chi vi racconta l’immigrazione in Italia attraverso una serie di emergenze per rendervi più facile il gioco delle opposte estremizzazioni. Certo, durante il 2016, anno a cui sono riferiti i dati più aggiornati, sono state soprattutto donne dell’Europa dell’Est a sposare uomini italiani; in particolare le romene (2.956 matrimoni, pari al 20,5% delle unioni miste), seguite da ucraine (1.750), russe (892), albanesi (758), brasiliane (756) e moldave (755). Ma ci sono anche molte donne italiane che hanno preferito un coniuge straniero: 4.430. Dopo il calo nel periodo 2012-2014, la crescita delle spose italiane che hanno scelto un uomo straniero è ricominciata. Sorpresa: la maggior parte sposa uomini di origine marocchina. E, nella classifica delle scelte sentimentali da parte delle donne italiane, dopo gli sposi marocchini si trovano albanesi, tunisini e romeni. Non sappiamo ancora come e se le loro unioni funzionino – questo è un tema che approfondiremo nel corso della nostra esplorazione – ma siamo in grado di darvi qualche indizio sociologico. La sposa straniera per esempio è quasi sempre più giovane del marito italiano e ha un livello di istruzione superiore, perciò toglietevi dalla testa lo stereotipo della serie “sono solo badanti che sposano anziani”.

Perciò è azzardato ipotizzare che si tratti di unioni nate per interesse per avere un permesso di soggiorno. Esiste anche questo, lo sappiamo, ma i matrimoni misti sono dovuti soprattutto alla maggiore presenza numerica di donne sole che vengono da un Paese extracomunitario. Infatti se al Sud (Sicilia, Puglia, Calabria, Campania e Sardegna) circa il 90% delle unioni sono ancora fra “vecchi italiani”, le prime sei regioni con l’incidenza più elevata di matrimoni misti sono l’Emilia Romagna (15,3%), il Trentino Alto Adige (14,8%), l’Umbria (14,6%), la Liguria (12,5%), il Veneto (12,4%) e la Toscana (12,3%). Quindi è abbastanza evidente che l’integrazione culturale avviene in modo più naturale nelle regioni in cui sono più presenti le nuove cittadine. E, ultimo dato su cui riflettere, fornito da Aifcom, l’Associazione Italiana Famiglie e Coppie Miste, si stima che nel 2030 le coppie miste saranno 35.807. Ci sono diversi blog che raccontano le loro storie. Quasi tutte le loro problematiche sono legate alla religione e all’educazione dei figli quando il coniuge è musulmano, a meno che non sia praticante, ma dalle loro testimonianze emerge un dato inequivocabile: il mondo cambia sempre più velocemente anche per l’integrazione. E nessuna legge può fermare le mutazioni sociali. Fatevene una ragione.

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(Dalai Lama Tenzin Gyatso)

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