Il coronavirus è diventato la cartina di tornasole della nostra inesorabile vulnerabilità: il populismo di lotta e di governo. La reazione all’emergenza in Cina è stata ancora una volta determinata dal populismo caotico di governo che ha chiuso i voli, costringendo chi rientra dalla Cina a passare da Parigi, e dell’opposizione leghista che ne ha subito approfittato, innescando polemiche scomposte. Grazie al martellamento dei mass media. Fra falsi, veri e procurati allarmi; discriminazioni e rituali pregiudizi sui cinesi. Con conseguenti danni socio-economici.
Ieri in metropolitana con lo scrittore cinese Zhang Changxiao che ha scelto come nome d’arte Sean White, autore del libro appena uscito in libreria La Costellazione del Dragone (edizioni Piemme), scritto per demolire con ironia gli stereotipi, non ho notato alcuna reazione isterica. Eccetto qualche sguardo allarmato al momento del congedo, quando ci siamo salutati affettuosamente. Di lui e del suo libro vi racconteremo nei prossimi giorni. Mi chiedo perché ci sia stato l’assalto alle farmacie come fossimo a Wuhan (anche in zone poco o per niente abitate da cittadini cinesi) per comprare mascherine che al massimo servono per smog.
E così alla fine ci hanno pensato loro, all’interno delle loro comunità, a cercare di risolvere il problema della psicosi coronavirus. Da Milano a Prato, hanno chiesto ai cittadini residenti in Italia appena rientrati dalla Cina di isolarsi in quarantena, volontariamente, per due settimane e scongiurare il potenziale contagio.
È vero che in Italia siamo tutti economisti, sociologi, medici, politologi e così via, ma noi vorremmo sottrarci al dibattito scientifico per opporci solo al populismo diventato una patologia cronica. Al punto che è trapelato l’imbarazzo della Farnesina guidata dal populista Luigi Di Maio nei confronti della decisione altrettanto populista di bloccare i voli (sic). Un populismo cerchiobottista, ça va sans dire, per non danneggiare eccessivamente le relazioni diplomatiche ed economiche con il Dragone, anche se qualche dato, questo sì allarmante, è emerso sulle ripercussioni economiche.
La paura del virus rischia di costare al turismo italiano almeno 1,6 miliardi di euro e oltre 13 milioni di presenze. E sono stime conservative: se la psicosi dovesse continuare, il conto potrebbe essere ancora più salato, ha dichiarato Vittorio Messina, presidente di Assoturismo Confesercenti.
Si scrivono fiumi di parole sulla ricerca di un vaccino per il coronavirus per cui ci vorranno anni e nel frattempo noi, sempre più esasperati, ci chiediamo dove trovare l’antidoto per la paura legittima che si trasforma in terrore o meglio in terrorismo grazie al populismo di ogni genere e specie.
P.S.: Qui sotto potete sentire l’audio dell’intervista al consigliere comunale di Prato Marco Wong andata in onda su Radio Italia Cina, nostro media partner, in cui spiega le misure di prevenzione adottate dalla comunità cinese.
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