Editoriale NuoveRadici.world

Dal Festival Giornalisti del Mediterraneo chiamiamo il pianeta Terra. Ci sentite? Cominciamo con una battuta ironica l’editoriale del giovedì per dirvi che non tratteremo alcun caso di cronaca questa settimana, neanche quello scabroso dell’hotspot di Lampedusa, per concentrarci sulle tante, persino troppe suggestioni che ci sono state offerte dal Festival Giornalisti del Mediterraneo. Innanzitutto, Otranto. Carmelo Bene, che ci è nato, ne parlava così: «Da sempre magnifico religiosissimo bordello, casa di cultura tollerante confluenze islamiche, ebraiche, arabe, turche, cattoliche. Ne è testimone la stupenda cattedrale. Il suo favoloso mosaico figurante l’albero della vita, dell’anno 1100. Una tolleranza di sì disparate correnti, come il trascolorare dello Ionio, non si è mai verificata in nessun’altra zona d’Italia».

All’interno di questa cornice stiamo partecipando al Festival, come media partner, ospiti e cronisti. E stiamo facendo una sorta di corso di aggiornamento. Dal dibattito sugli scenari geopolitici nel Mediterraneo che ha aperto il Festival a un tema che dovrebbe entrare prepotentemente nelle agende politiche di tutta l’Europa: le conseguenze della desertificazione e l’aumento dei profughi climatici. Ne hanno parlato il ministro per il Sud e la Coesione Territoriale, Giuseppe Provenzano, e Francesca Santolini che ha presentato il suo libro-inchiesta “Profughi del clima” (Rubbettino Editore). L’autrice ha spiegato, dati alla mano, come mai oggi nove migranti su dieci provenienti dall’Africa subsahariana possano essere considerati “ecoprofughi” costretti a una nuova migrazione a causa delle catastrofi climatiche.

Un tema controverso ma incontrovertibile che approfondiremo perché, come ha ricordato l’autrice del libro-inchiesta, il cambiamento climatico è considerato dal World Economic Forum la prima fra le emergenze planetarie. E ci obbligherà a rovesciare il dibattito sulle migrazioni dato che in futuro anche noi europei potremmo diventare profughi del clima

Dal Festival Giornalisti del Mediterraneo chiamiamo il pianeta Terra. Ci sentite? A Otranto non partecipiamo ai litigi sui decreti sicurezza ancora non modificati né sulle elezioni amministrative in arrivo che sono legate al problema della cittadinanza. Lo faremo, ci butteremo nella mischia (con stile, però) ma per ora vi mandiamo impulsi su macrotemi globali. Ieri sera è apparsa ad esempio come una figura spaziale anche il ministro della Giustizia albanese, Etilda Gjonaj, 39 anni, prima donna a ricoprire l’incarico del guardasigilli in Albania. Al Festival ha parlato della trasformazione in corso nel suo Paese, dove la metà degli esponenti del governo, sono donne. E noi che siamo una redazione quasi esclusivamente femminile, ci teniamo al tema delle pari opportunità che va al passo con quello sulla società interculturale. Vi parleremo presto anche di lei, pazientate.

L’anno è iniziato in ritardo causa Covid ma è settembre e anche noi torniamo a scuola con molte novità, nuovi format e un evento sulla leadership con background migratorio in progettazione. Cosa abbiamo fatto questa settimana invece? Vi abbiamo raccontato del team dei traduttori di NRW che ha un compito molto particolare: permettere ai nostri lettori di pensare a storie italiane dedicate a migrazioni e seconde generazioni, da una prospettiva globale. Cecilia Parini ha esordito su NRW con un articolo sull’edizione di frontiera della Mostra del cinema a Venezia, appena cominciata. Nella sua video rubrica, Sara Lemlem ha commentato la bufera scatenata dal ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, accusato di aver fatto ricorso alla pratica razzista del blackface persino dal New York Times. Margherita De Gasperis ha raccontato lo spaccato milanese dei giovani di seconda generazione nel quartiere periferico Giambellino ancora in cerca di un’identità, all’interno di un progetto che cerca di aiutarli a trovare la via del riscatto.

Dal Festival Giornalisti del Mediterraneo chiamiamo il pianeta Terra. Ci sentite? Speriamo di sì perché continueremo a parlarvene nei prossimi giorni. E vi assicuro che vale la pena di rizzare le antenne e di sintonizzarvi.

Foto: Francesco Giannetta