Nel giorno della 74esima festa della liberazione dal nazifascismo, voglio ignorare il puerile dibattito politico sull’immigrazione irregolare e sui rimpatri che restano inefficaci, tranne sul terreno della propaganda, e mantenere il focus sulle nuove generazioni di italiani perlopiù aggrappate alla bandiera italiana. E non solo il 25 aprile. A Genova il 2/3 maggio si terrà il seminario nazionale del CoNNGI, Coordinamento Nazionale Nuove Generazioni Italiane. Con oltre 30 associazioni interculturali che rappresentano il cambiamento della società italiana, anche se non riescono ancora ad diventare interlocutrici della politica prigioniera della propria cecità e priva di lungimiranza. Sarà invece un appuntamento importante per capire in che direzione vanno i nuovi italiani, impegnati sul fronte sociale per allargare la cittadinanza e permettere alle nuove generazioni di partecipare alla vita politica, si spera per svegliarla dallo stordimento della demagogia.
Durante l’incontro “Protagonisti! Le Nuove Generazioni Italiane si raccontano” verrà presentato un manifesto programmatico delle nuove generazioni italiane che vi anticipiamo in parte perché contiene la loro sfida sociale, culturale e politica.
Come spiega il presidente del CoNNGI, Simohamed Kaabour: «I tempi sono più che maturi per allargare la cittadinanza e dare la possibilità a chi è nato e cresciuto qui di essere soggetto attivo, con diritto di voto e di partecipazione alla vita politica. Offrendo un percorso di integrazione ai migranti che devono essere attrezzati attraverso la conoscenza dell’educazione civica, oltre che della lingua italiana, per arrivare gradualmente alla cittadinanza attiva».
Cosa contiene il manifesto di quella che Tahar Ben Jelloun ha definito la “generazione involontaria”, cioè migranti senza averlo deciso e talvolta senza nemmeno aver migrato?
Parliamo di 2 milioni under 18, se comprendiamo anche i figli di coppie miste e 30 mila studenti universitari, per ricordare qualche dato significativo. Il focus dell’incontro sarà sull’educazione, ma è determinante il quinto punto dedicato alla partecipazione politica.
Ecco alcuni passaggi: «Ispirandoci ai principi fondamentali della Costituzione Italiana, della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea e della Dichiarazione universale dei diritti umani, intendiamo ribadire con convinzione la necessità di una riforma della legge sulla cittadinanza, al fine di valorizzare la diversità multiculturale come una delle più potenti leve di sviluppo e coesione del Paese. (…) Pertanto, invitiamo le forze politiche ad un ripensamento, a lasciare spazio ad una visione lungimirante del futuro dell’Italia e degli italiani assicurando la titolarità di determinati diritti civili, politici e sociali. Tra questi, il diritto di voto è certamente uno strumento atto a stimolare il processo di integrazione e inclusione dei cittadini con background migratorio e dei migranti, accrescendo la loro adesione a valori e principi costituzionali. Il sentirsi parte attiva di una “comunità” apporta notevoli benefici in termini culturali ed economici, oltre che di ordine e sicurezza pubblica. (…) La nostra concezione di partecipazione sociale e politica delle nuove generazioni italiane parte dai valori e dalla divulgazione della Costituzione italiana, poiché è attraverso l’adesione alla vita della “polis” che possiamo promuovere il cambiamento, il progresso e l’integrazione».
Un manifesto-appello della “generazione involontaria” che non dovrebbe cadere nel vuoto.
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Medici senza frontiere: 19 mila senza cittadinanza. E senza concorsi
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