Alla fine della quarantena sarete ancora in fissa contro i migranti? Forse vale più un instante di realtà empirica che migliaia di proiezioni, ipo(tesi), analisi. Ieri, nella mia fugace uscita dalla quarantena, ho intercettato un edificante quadro domestico.
Una famiglia vive vicino al cancello dell’edificio che la divide dal mondo e commenta ad alta voce un video trovato sui social in cui si sostiene con rabbia che il premier Conte stia aumentando i 35 euro destinati ai migranti nei centri di accoglienza.
Mi fermo, un po’ incredula, rizzo le antenne e sento che il video di mezzo minuto viene riascoltato più volte. Un’immagine che mi basta per mille dilemmi. Davanti alla paura reale della pandemia, le forze politiche sovraniste si sono concentrare su recessione, fase 2, antieuropeismo, mentre i loro slogan come #primaglitaliani sono stati flebili e poco efficaci.
Cosa accadrà a chi aveva come capro espiatorio lo straniero, ora che si avvicina la fine della quarantena, e si troverà all’esterno disorientato e più povero? Quanti hanno coltivato nella reclusione l’astio congelato per due mesi ma evidentemente cristallizzato, intercettato ieri grazie alla famigliuola in loop sui 35 euro?
E cosa accadrà quando (e se), per motivi di necessità economica più che per ragioni umanitarie, si regolarizzeranno i migranti-braccianti? Si tornerà allo stesso mondo, per di più distanziato e con meno capacità di empatia? Eppure tutti o quasi non hanno fatto che applaudire i medici stranieri che sono venuti ad aiutarci a casa nostra, per parafrasare lo slogan leghista e sovranista. E i nostri medici di origini straniere che hanno sacrificato la loro vita per affrontare l’emergenza sono stati compianti da tutti. Domani leggerete sulla nostra testata la storia di una famiglia di medici italosiriani (e veneti), raccontata dal figlio che ha appena perso la madre, medico di famiglia, che si è ammalata di Covid.
Il centoquarantaduesimo medico stroncato dal Coronavirus aveva origini peruviane e si è spento martedì scorso a Bologna. Il dottor Manuel Efrain Perez è stato salutato da un minuto di sirene delle ambulanze dei volontari della Fratres Mutinae, associazione di cui era presidente.
Ma quelli in fissa coi 35 euro dati ai migranti riescono a registrare i lutti dei medici di origini straniere che si sono sacrificati anche per loro? E magari a capire che la loro presenza discreta se non invisibile nel sistema sanitario, emersa durante la pandemia, spiega molto sul mondo complesso e in rapido cambiamento in cui viviamo, con o senza Coronavirus? Chi è in fissa continuerà a guardare in una sola direzione anche nel dopo che verrà o, rialzandosi, ascolterà anche noi che saremo qua a raccontare il mondo con tutte le sue sfumature per riaprire almeno i confini mentali?
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Tagliato il traguardo delle cento settimane, abbiamo voluto raccontare le motivazioni etiche che hanno portato una società che si occupa di brand identity per grandi aziende ad affiancare e sostenere il nostro progetto.
5 domande, doppie origini e un solo virus #4
Come vive questo momento storico incerto chi ha radici non solo in Italia ma anche altrove? Nell’ultima puntata della nostra video-rubrica curata da Sara Lemlem, Boris Veliz, scenografo e artista di origini ecuadoriane, ci racconta come affronta le sue paure, anche quelle che riguardano la fine della quarantena.
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La costellazione del dragone
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