Lo scontro sugli sbarchi non è solo trattenimento illecito dei migranti, è anche intrattenimento. Uno spettacolo creato su una contesa politica che rischia di creare un vulnus istituzionale.

Amelia

Amelia Earhart, 1937. National Portrait Gallery, Smithsonian Institution/Wikimedia commons

Dove vuole andare a parare il titolare del Viminale continuando a trattenere i migranti sulla nave della Guardia Costiera Diciotti, ancorata nel porto di Catania, e continuando a intrattenere gli spettatori sui social con i suoi proclami muscolari?

L’insofferenza dei marinai e ufficiali della Guardia Costiera nei confronti delle decisioni del Viminale viene manifestata in un’immagine fatta circolare da alcuni ufficiali via Whatsapp: accanto alle sagome dei marinai della Guardia Costiera sono riportate le norme delle convenzioni internazionali che regolano i soccorsi in mare, violate dall’impedimento allo sbarco a Catania. Alle quali si aggiunge quella della legge Zampa, approvata nel 2017 per proteggere i minori non accompagnati. Sulla nave Diciotti erano ventisette e sono stati sbarcati ieri.

E così ancora una volta un porto è diventato un palco teatrale per uno scontro politico che per ora prosegue senza soluzione di continuità. Ma la vera domanda che dobbiamo porci è la seguente: qual è il vero obiettivo del vicepremier? Sicuramente la posizione intransigente di Matteo Salvini rafforza il consenso fra i suoi sostenitori e fa ruotare l’agenda del governo intorno al suo operato, ma il ministro dell’Interno mira solo a forzare la mano agli stati membri che si sottraggono alla ridistribuzione dei migranti o pensa davvero di poter azzerare gli sbarchi mentre si moltiplicano i velieri che arrivano dalla Turchia?

Nel frattempo la Commissione europea ha convocato un mini-vertice domani con gli stati membri più coinvolti dal flusso dei migranti per trovare, in teoria, una soluzione duratura. Duratura come quella trovata negli ultimi cinque anni, durante i quali l’emergenza sbarchi era drammaticamente reale? Duratura come la vittoria di Pirro di Matteo Salvini, che al vertice del giugno scorso ha portato a casa l’accordo (non) trovato sulla distribuzione dei migranti su base volontaria?

L’unico dato oggettivo è che l’Europa continua a sposare la politica del rimando che ha portato tutti i Paesi a stringere le frontiere.

Eppure questo show – fatto sulla pelle di aspiranti richiedenti asilo, poiché sulla nave Diciotti sono quasi tutti eritrei – non può essere riproposto ad ogni sbarco.

 

La biblioteca di Esperance H. Ripanti

Radici non ha mai interrotto la sua esplorazione. Neanche durante la pausa estiva. E, in attesa di comunicarvi le novità che arriveranno a settembre, questa settimana vi proponiamo nuovi spunti di riflessione sulle trasformazioni sociali legate alla crescita dei nuovi italiani. Esperance ha ventisei anni e si definisce un’attivista culturale. Sfuggita al genocidio in Ruanda, è stata adottata da una famiglia italiana quando aveva quattro anni. E ha deciso di raccontare la propria storia a Radici attraverso i libri che ha letto e amato.

 

Torna il questionario/tormentone ai politici

Per Marco Follini, che è stato esponente dell’Udc e parlamentare del Pd, il tema epocale è l’integrazione. Ossia come coltivare il nostro Paese, migliorarlo, mantenerlo, rinnovarlo e creare un’alleanza più larga tra noi e chi arriva dalle nostre parti per formare una comunità di destino. Non basata sul sangue, ma sul luogo. Un Paese che dobbiamo condividere, ampliando sia la sfera dei diritti che quella – imprescindibiledei doveri.

 

L’immigrazione è una condizione dello spirito? La riflessione della scrittrice Francesca d’Aloja

Francesca d’Aloja ha scritto con Edoardo Albinati il dialogo a due voci Otto giorni in Niger, pubblicato quest’anno da Baldini & Castoldi. Nell’intervista a Radici racconta il suo viaggio laddove si crea il flusso migratorio. E, da attrice e regista, riflette anche sullo show creato sui flussi migratori: «Non è necessario far parte del mondo dello spettacolo per rendersi conto che lo spettacolo è ovunque. Quando il confine fra realtà e irrealtà diventerà così labile al punto di confondersi, e la sovrabbondanza di immagini impedirà la loro distinzione, allora i danni saranno gravi». Sono d’accordo. Basta (in)trattenimento. Nei porti, come nei talk show.

 

Dona a chi ami ali per volare, radici per tornare e motivi per rimanere

(Dalai Lama Tenzin Gyatso)