Editoriale NuoveRadici.world

La politica non è ancora uscita dal lockdown. E forse manco di casa. In commissione Bilancio della Camera, dove si potevano correggere le storture del provvedimento sulla regolarizzazione previsto dal decreto Rilancio, la maggioranza (divisa) ha ritirato gli emendamenti, che avrebbero aumentato il numero dei lavoratori invisibili da regolarizzare, per evitare la bocciatura. Applausi. Mi chiedo se i legislatori abbiano messo in conto i costi sociali della scelta di lasciare ai margini della società, ricattati e ricattabili, più di 400mila migranti irregolari (a voler essere ottimisti). Secondo i dati del Viminale, le richieste arrivate fino al 30 giugno sono state 80mila, di cui la maggioranza riguarda i lavoratori irregolari nel settore domestico e di cura alla persona.

La politica non è ancora uscita dal lockdown. E forse manco di casa. E non accade solo sul fronte delle necessità socio-economiche del Paese e dei diritti civili degli immigrati. Qualche giorno fa mi trovavo in un piccolo paese della bergamasca, dove un gruppo di giovani studenti italiani e di origini straniere, seduti sui dei gradini, improvvisavano rap. Chiacchierando con loro, mi sono resa conto che sono sempre di più quelli che non hanno bisogno di convegni, seminari o appelli all’integrazione: per loro il melting pot è naturale come l’acqua che scorre tra gli argini di un fiume. Eppure la politica davanti all’ipotesi dello ius culturae si ritira spaventata, manco si trattasse di un nuovo focolaio del Covid.

Lo scollamento con la realtà è diventata una patologia cronica della politica. Indipendentemente dallo schieramento, facciamocene una ragione. E ogni vano discorso di piccolo cabotaggio della maggioranza di governo sulle difficoltà di tenere insieme questa improbabile alleanza non mi fa alzare un sopracciglio. La cecità sulla regolarizzazione è solo un ennesimo sintomo della incapacità di avere una visione della società interculturale.

La politica in mascherina, anche quella in teoria più sensibile ai diritti degli immigrati e ai cambiamenti sociali interculturali, è rimasta intrappolata nel lockdown. Anzi, non è proprio uscita di casa.

Noi invece tiriamo dritti con il nostro storytelling che racconta la complessità e il valore aggiunto dei nuovi cittadini. Questa settimana Luca Poli ha raccontato la storia di Marsida Brahja, nata a Durazzo e cresciuta nella bassa padana. A 26 anni gira l’Italia con un team di giovani professionisti per aiutare le aziende a prevenire i reati dei colletti bianchi. Cristina Piotti ha raccontato il caso delle creme sbiancanti in India per spiegare quello che avreste dovuto sapere prima di infilarvi in discussioni social senza costrutto, mentre Elisa Mariani ha fatto la cronaca di un evento organizzato da una rete di associazioni antirazziste, ignorato dai mass media mainstream. Della serie chissenefrega della statua di Montanelli, Il dibattito sul razzismo è una cosa seria. Grazie al vostro sostegno, restiamo incollati alla realtà perché noi non siamo rimasti intrappolati nel lockdown.