Editoriale NuoveRadici.world

La percezione alterata dalla paura non inganna solo chi teme lo straniero e la diversità che evoca la complessità di un mondo globalizzato. Recentemente una studentessa italiana di origini africane che sta viaggiando veloce verso le sue ambizioni rifletteva su come difendersi dal razzismo. Convinta che gli italiani in futuro smetteranno di fare entrare i neri nei locali pubblici o persino di curarli. Una distopia che mi ha fatto riflettere sulla prospettiva (e la fragilità) di chi nasce in Italia da genitori stranieri. Eppure lei vive in un contesto internazionale. Frequenta corsi universitari in inglese con studenti che arrivano da tutto il mondo, ma la sua paura le fa immaginare un’Italia con un regime da apartheid. 

I guasti di una narrazione drastica sull’immigrazione non prevalgono mica solo nelle periferie delle metropoli. Accade anche fra la meglio gioventù delle nuove generazioni, preparate e molto competitive. Matteo Salvini prenda appunti e i sondaggisti comincino a scavare anche in altre direzioni perché continuiamo a leggere infinite declinazioni statistiche del pensiero autoctono sugli immigrati che ravanano sempre sugli stessi concetti. E invece sarebbe importante capire come ci vedono quei 6/7 milioni (la cifra esatta non la conosce nessuno, sarebbe ora di ammetterlo), fra stranieri e nuovi italiani, per allargare gli orizzonti.

Anche perché le correnti si muovono. Sabato prossimo avrà inizio la prima scuola politica del movimento Cara Italia fondato da Stephen Ogongo. Dopo anni di muri, anche a sinistra, Stephen Ogongo vorrebbe far crescere una classe dirigente, mescolando nuovi e vecchi italiani. La prima edizione del corso gratuito di formazione politica organizzato dal movimento Cara Italia si svolgerà a Roma a partire dal 13 aprile presso l’Università Popolare di Roma Upter. L’obiettivo è il coinvolgimento dei giovani, di origine sia straniera sia italiana.

E ancora: il 2/3 maggio si terrà a Genova l’assemblea nazionale del CoNNGI, il coordinamento nazionale delle nuove generazioni italiane, dove verrà presentato un nuovo manifesto programmatico con indicazioni concrete per ottenere rappresentanza politica.

E domani 12 aprile un altro incontro, durante il Salone del Mobile,
promosso dal Festival GoesDiverCity e animato dal medico attivista Andi Nganso: DiverCityTalk, per affrontare il tema dell’educazione contro le discriminazioni.

Nel frattempo l’associazione dei medici stranieri in Italia, Amsi, bussa con forza alle porte della politica: 19 mila medici che non possono lavorare per il Servizio Sanitario Nazionale poiché privi di cittadinanza. Il sommovimento è sempre più visibile e inarrestabile. Insomma, per farla breve, è arrivato il momento in cui sempre più numerosi cittadini stranieri stanno dicendo come il giovane Simone di Torre Maura: «Non me sta bene che no».

Cosa è successo ai lavoratori stranieri dieci anni dopo la crisi in tutta Europa?

Dieci anni dopo, quale è stato l’impatto della crisi sui lavoratori stranieri? Secondo gli ultimi dati disponibili OECD (2017), il tasso di occupazione fra cittadini europei è nettamente superiore a quello dei lavoratori extra Ue. Un divario che penalizza soprattutto giovani e donne. Analisi infografica di Fabio Malagnini.

L’editoriale dei lettori

Riceviamo spesso lettere e appelli. Così abbiamo deciso di lasciare la parola anche ai lettori che ci offrono spunti di riflessione.  Il primo, scritto da Francesco Maria Mariotti, è volutamente polemico: Siamo razzisti? O forse siamo stanchi di essere soli?Attento lettore di NuoveRadici.World, Mariotti ha deciso di porci alcuni difficili interrogativi sulla paura che oggi rischia di trasformare i cittadini in xenofobi.

Come e quanto i tagli nel nuovo schema delle gare d’appalto per i CAS penalizzano l’integrazione

Sono sempre di più le gare per centri di accoglienza che vanno deserte. L’ultima a Reggio Emilia. Perché? I tagli ai CAS favoriscono i centri di maggiori dimensioni rispetto ai piccoli che adottano l’accoglienza diffusa e più virtuosa. Un’analisi dettagliata sulla diminuzione di tutti i servizi che elimina gli strumenti per l’integrazione dei migranti. Di Vitalba Azzollini. 

Dudù Kouaté: «Rappresento l’Italia a un festival a Capo Verde ma non ho la cittadinanza»

Continua il nostro tormentone di sensibilizzazione sulla cittadinanza italiana agli stranieri attraverso le eccellenze di chi ci rappresenta. Musicista e mediatore culturale, Dudù Kouaté vive in Italia da 30 anni. Voleva andare in Gran Bretagna e l’Italia è stato il suo piano B, ma da qui parte per calcare i palchi di mezzo mondo. Di Marco Lussemburgo.