Mi chiamo Aissata Niang. Aissata è il nome, Niang il cognome. Soltanto che io tengo a presentarmi con il nome di Aicha, perché diciamo che nella mia vita ne ho sentiti di tutti i colori, quindi ho deciso di dire a tutti che mi chiamo Aicha. Mi hanno chiamato
Aìssata, Aissàta, Aìssassata. Mi hanno storpiato il nome in ogni modo. Sono del ’90, ho ventott’anni compiuti, e mi sono laureata poco tempo fa. Sono nata in un villaggio che si trova nella regione del Matam, nella parte interna del Senegal. Sono venuta al mondo con la r moscia. A quattro anni sono venuta in Italia con i miei genitori. Ho tre fratelli, una sorella e due fratelli maschi, nati tutti qua. Mi sono laureata in Mediazione linguistica e culturale. Anche mia sorella studia all’università, alla Bicocca di Milano. Mia madre e mio padre mi hanno sempre, sempre, sempre sostenuta negli studi. Diciamo che anche io volevo frequentare l’università, soltanto che alle medie non ero proprio la secchiona di turno, quindi mi hanno orientato verso degli studi professionali. Però, nonostante ciò, non mi hanno permesso di smettere. Io ho la cittadinanza italiana, che ho ottenuto nel 2014, dopo che mio padre l’ha avuta qualche anno prima. Penso che l’istruzione sia importantissima e che i miei studi mi diano la possibilità di esprimere quella che è la mia italianità e il mio essere senegalese. Ho studiato Mediazione linguistica e culturale e tutto ciò che riguarda le diverse culture è sempre stata la mia passione. Vedo nella cultura un modo per esprimere la mia personalità: perché io ho due culture, quella italiana e quella senegalese. Il mio più grande sogno, tra virgolette, è proseguire gli studi e poi lavorare a livello internazionale. Soprattutto in campo diplomatico. Mio padre lavora come operaio per una ditta metalmeccanica, mentre mia madre è casalinga. Mio padre, che non ha studiato un granché, me lo ripete sempre: «Se non studi e non permetti che i tuoi figli studino è come se tu non ti fossi mai pentito di non aver studiato».