«Abbiamo bisogno di sfruttare l’energia, l’audacia, la visione delle nuove generazioni». Anass Hanafi è una di quelle figure che, non a caso, vengono definite visionarie. Studente di giurisprudenza a Torino, ha frequentato la Scuola di Politiche a Roma fondata dall’ex presidente del Consiglio Letta, è stato selezionato tra i futuri leader europei del TILN (Transatlantic Inclusion Leaders Network) organizzato dallo statunitense German Marshall Fund. È co-fondatore e vice-presidente di Nili, il Network Italiano dei Leader per l’inclusione e, a partire da quest’anno, fa parte anche dei Global Shapers realtà giovanile del World Economic Forum.
Leadership e rete
Anass Hanafi sarà uno dei relatori dell’incontro “Le Nuove Radici della leadership. Come essere leader nella società multiculturale”, che si terrà domani, 2 ottobre, nella sala Agorà della Triennale di Milano, organizzato da NRW con il sostegno del Consolato Generale degli Stati Uniti d’America. Un appuntamento importante, sottolinea Hanafi, oggi più che mai: «A livello di leadership sembra che tutto sia cambiato, a causa del trasferimento all’online di parte della socialità delle nuove generazioni, invece oggi più che mai abbiamo bisogno di leadership attive, che possano rispondere efficacemente alle problematiche che la società sta vivendo» spiega. È la partecipazione, ci ricorda, la chiave di volta per attuare un cambiamento, per uscire da una visione nichilista e prima di speranza.
Concetti astratti che possono però trasformarsi in volano di innovazione sociale: «Formazione e condivisione di best practice tra diverse città italiane e internazionali: è quello che si fa all’interno dei Global Shapers del World Economic Forum, dove le comunità cittadine condividono all’interno di una rete le diverse tematiche e le pratiche positive che possono essere applicate con successo anche altrove». Questa è anche l’esperienza che cercherà di trasmettere anche nel corso della tavola rotonda che presiederà: «Parlerò dell’influenza che possiamo avere sia sulla società sia sui meccanismi decisionali, e quindi advocacy e lobbying.
If you are not on the table, you’re on menu: se non sei seduto al tavolo, sei sul menu, dice efficacemente un detto in inglese. I giovani devono riprendere posto al tavolo, imparare a stare a tavola, cioè comprendere il meccanismo e inserirvisi, attivandosi in modo da essere eletti e portare le istanze delle proprie comunità all’interno dei tavoli decisionali
Il mio voto vale
Di nuovo, non si tratta di frasi fatte e un esempio è stata la recente campagna #ilmiovotovale, grazie alla quale nel corso del referendum costituzionale, è stato proposto ai cittadini aventi diritto di voto di “adottare” il voto di qualcuno tra i milioni di maggiorenni di seconda generazione esclusi da questo esercizio democratico: «L’idea è stata quella di lanciare una campagna che superasse eventuali personalismi che si erano creati durante il percorso della campagna di riforma della cittadinanza e provare a sottolineare questo aspetto, ovvero i ragazzi di origine straniera che non hanno diritto di voto».
Anche Marwa Mahmoud, consigliera comunale a Reggio Emilia, italoegiziana cresciuta in Italia, ha sostenuto la campagna, ribadendo ancora una volta l’importanza di esercitare una cittadinanza attiva, sua battaglia da sempre. «Ho aderito alla campagna Il mio voto vale perché attraverso il voto alle amministrative, che oggi in Italia ancora non c’è né per chi non ha la cittadinanza italiana né per chi è lungo soggiornante, come invece avviene in altri Paesi europei, si ha la possibilità di esercitare un diritto e un dovere secondo la nostra Costituzione». Vivendo in Italia, spiega Marwa Mahmoud, e avendo seguito il percorso di scolarizzazione qui, le nuove generazioni di italiani hanno acquisito quei codici linguisitici, culturali e di coscienza civile e politica che li portano a conoscere molto bene i meccanismi del Paese, spesso anche meglio di molti loro coetanei.
Per questo è fondamentale che lo Stato permetta loro la partecipazione diretta a livello democratico.
Giovani e politica
Nel corso dell’incontro in Triennale, Marwa Mahmoud parlerà ai ragazzi e le ragazze partecipanti di cosa si intende oggi in Italia quando ci si riferisce al ruolo delle nuove generazioni all’interno della politica. «Mi rendo sempre più conto di quanto sia importante avere dei riferimenti, degli indicatori che diano idea del livello di inclusione che sta vivendo un Paese in ambito locale, regionale o nazionale». Un Paese, per essere veramente inclusivo, deve prevedere la partecipazione delle minoranze attraverso politiche mirate, ricorda: «Avere delle prassi che vedano cittadini con background migratorio, quindi con diversità linguistiche, culturali e spirituali, all’interno della classe dirigente e politica. Quindi attraverso il voto politico alle amministrative, la presenza nei consigli di amministrazione, nella rappresentanza nei partiti a livello nazionale e in contesti dove non siamo abituati a portare la diversità culturale».
Per alcuni Paesi questi indicatori sono lampanti e misurabili direttamente, mentre altri sono obsoleti a livello normativo rispetto alla realtà.