In un supermercato di Modena, mi avvicino alla cassiera per chiedere un’informazione, lei mi risponde declinando tutti i verbi all’infinito, allora le spiego di essere italiana e di conoscere e di conseguenza capire la lingua del mio Paese.
Che cosa è successo? Semplicemente, la cassiera si è basata sul colore della mia pelle. Mi chiamo Layla Yusuf e sono nata in Somalia. Sono arrivata in Italia nel 1991, dopo essermi rifugiata, per un anno, con la mia famiglia in Kenya. Fummo costretti a fuggire dalla Somalia a causa della guerra civile. Per tre anni, grazie ad una borsa di studio, ho condotto ricerche presso l’Università di Padova, nel dipartimento di Chimica analitica strumentale. Le mie ricerche riguardavano l’identificazione di idrocarburi polinucleari aromatici, relativi all’inquinamento dei gas di scarico attraverso HPLC. Come si dice, “tanta roba”.
Dopo aver lavorato in aziende emiliane, sia come chimica che come dirigente, ho coronato il mio sogno di lavorare come libera professionista e far conoscere le eccellenze italiane nel mondo. In questo momento, sto seguendo un progetto tutto made in Italy, che riguarda la costruzione di una small city di 10.000 abitanti nella regione dello Guizhou, in Cina. Sono dieci le aziende coinvolte nel progetto, dalla realizzazione urbanistica e architettonica alla filiera completa del settore agro industriale e due centri di ricerca italiani.
Ho coordinato quattordici progetti tra Italia e Cina nel settore delle imprese agroalimentari e auto elettriche, coinvolgendo ben venti imprese italiane per 110 milioni di dollari. Altri progetti sono in cantiere, non solo in Cina, anche in Africa. In Kenya, la realizzazione di un’industria Automotive che darà lavoro a 30.000 persone. Inoltre mi sto dedicando anche alla realizzazione d’infrastrutture e industrie agroalimentari in Gambia, Guinea e in Liberia. Anche i cinesi, hanno deciso di affidarsi a me e mi hanno chiesto di guidare una loro delegazione nell’Africa occidentale per incontrare le istituzioni di quei Paesi, compreso il neo presidente della Liberia, George Weah.
In Italia, ci sono circa cinque milioni di stranieri di prima e seconda generazione, il mio rammarico è che si continui a raccontare dei disastri e dei problemi e poco del valore aggiunto che le persone come me contribuiscono a dare al Paese che hanno scelto.
Se mi chiedete perché sono rimasta in Italia, nonostante mia figlia viva in Australia e la mia competenza sia richiesta in altri luoghi del mondo, la mia risposta è semplice e forse disarmante: sono italiana, non saprei vivere in un altro luogo.
Viaggio per tutto il mondo, ma solo quando arrivo nel mio paese, vicino a Reggio Emilia, sono a casa.