Manca meno di una decina di giorni al 19 novembre, quando ci ritroveremo a Parma per “Diversity leadership nella sanità”, il secondo del ciclo di cinque incontri che NRW organizzerà da qui alla prossima primavera in altrettante città con il sostegno del Consolato generale degli Stati Uniti d’America di Milano. Vi raccontiamo di cosa si è parlato in occasione del workshop del primo, che si è tenuto all’ombra del Bosco verticale, il 29 ottobre scorso.

Il workshop

Quanta consapevolezza c’è nella loro leadership? Quale scopo si sono dati per il loro lavoro? Quale rapporto c’è tra ciò che fanno e l’Italia? Sono questi alcuni degli interrogativi rivolti ai cinque leader della giornata – il rapper Tommy Kuti, l’esperta digital e fashion designer Aida Aicha Bodian, l’artista Luigi Christopher Veggetti Kanku, l’art performer Marina Kaminsky e la food blogger Laurel Evans – da Matteo Matteini di Vitality social e Anass Hanafi (che a Parma sarà affiancato dalla psicologa Natalia Demagistre) per avviare i lavori del workshop che ha coinvolto i relatori insieme a una ventina di studenti.

Foto di Abdelatif Benomar

Se per Tommy Kuti parte dello scopo è creare le condizioni perché anche altri artisti afrodiscendenti abbiano le opportunità che meritano – cosa evidente guardando ai suoi canali social, in cui non si risparmia nel fare nomi e cognomi di coloro che dovrebbero avere l’attenzione del suo pubblico -, per il pittore Veggetti Kanku lo scopo è la rappresentanza.

Rappresentare e essere rappresentati per fare in modo che ciascuno di loro si senta italiano, non solo da dentro ma anche visto da fuori. E rispetto al rapporto della propria arte con l’Italia, nel corso del workshop Marina Kaminsky si è detta certa che avrebbe fatto arte ovunque si fosse trovata a vivere, mentre Laurel Evans con un grande sorriso ha ammesso che solo lo stare qui l’ha portata a occuparsi della tradizione della cucina italiana.

Equilibrio e opportunità

Ma è stato il discorso di Aida Aicha Bodian sulla capacità di trovare un bilanciamento tra le proprie diverse culture di appartenenza a suscitare un particolare interesse nel pubblico di studenti, che ha scelto la parola”equilibrio“, insieme a “opportunità“, come fili conduttori delle riflessioni nel lavoro di gruppo.

Foto di Abdelatif Benomar

Sono seguiti dieci minuti per approfondire ciascuno dei due argomenti e tradurre le riflessioni scaturite in un discorso a cura di un facilitatore. Dal workshop è emerso il bisogno di trovare un equilibrio – o, meglio, una sinergia – tra chi è direttamente interessato al discorso sul multiculturalismo e chi, pur non essendolo, dovrebbe fare fronte comune perché parte della stessa società. Chi ha scelto di ragionare sul tema dell’opportunità si è invece prima di tutto chiesto quali opportunità non abbia avuto e avrebbe voluto e quali sia riuscito a crearsi, delineando il profilo di un leader capace di fare network con gli altri e aprire qualche porta.