Uscita il 15 maggio, è arrivata su Netflix e Tim Vision la quarta stagione di Skam Italia, remake italiano della già famosa omonima serie tv norvegese. Ambientata a Roma, Skam Italia racconta le vicende di un gruppo di adolescenti che frequentano il liceo, e lo fa dal punto di vista di uno dei ragazzi. Il regista Ludovico Bessegato ha avuto l’intuito e il merito di aver importato e adattato la serie alla realtà italiana, ambientandola nella location suggestiva della capitale.

Adolescenti a chi?

Skam Italia si potrebbe presentare in modo più superficiale come una serie tv adolescenziale, ma nella realtà non lo è. La differenza del racconto di Skam sta nell’aver affrontato, forse per la prima volta in modo così intimo e diretto, alcune tematiche della società italiana, e lo ha fatto attraverso la voce, gli occhi, i gesti e le emozioni di ragazzi di 17 anni. In ogni stagione di Skam viene raccontata una storia dal punto di vista di un protagonista: da Eva che litiga con le amiche per amore, a Martino con la sua crescente consapevolezza omosessuale, alle storie di odio e amore tra Eleonora ed Edoardo, condite da problematiche come comportamenti violenti, disordini alimentari e note amare di revenge-porn, per finire, per il momento, con la 4a stagione, quella di Sana, una ragazza musulmana.

La storia di Sana

Ma chi è Sana e cosa ha da raccontarci in Skam Italia 4? Sana è una ragazza dal carattere forte, ha 19 anni, ha la patente, esce con le amiche, va alle feste, studia molto per entrare alla facoltà di Medicina, organizza le vacanze in Grecia dopo il liceo… Ma non tutto fila liscio. E il focus della sua vicenda è proprio questo: il tentativo continuo di conciliare i suoi due mondi. Da un lato la vita quotidiana di una ragazza come tutte quelle della sua età e dall’altro le sue origini straniere – è nata in Italia da madre italotunisina e padre tunisino – e la scelta di seguire la religione musulmana dei genitori e quindi rispettarne i precetti.

Ciò significa per Sana decidere di uscire sempre con il velo, non bere alcool, non mangiare durante il Ramadan, pregare cinque volte al giorno, non uscire con i ragazzi, non usare il bikini al mare e, soprattutto, non sposare un uomo non musulmano.

Trovandosi immersa in una realtà sociale che è esattamente l’opposto, lei ci prova con tutte le forze. Frequenta amiche non musulmane, va ai concerti e feste, frequenta i locali di sera. Ci prova davvero a vivere normalmente i suoi due mondi. Però non è sempre così semplice. Molte delusioni e frustrazioni la fanno scivolare nell’incertezza e nell’autoisolamento.

«Non sarò mai abbastanza»

Il colpo forse più forte lo prende quando s’innamora di Malik e scopre che il ragazzo che le fa battere il cuore non è musulmano come lei credeva. Per lei questo significa che non potrà sposarlo, quindi nemmeno frequentarlo.  A cornice di una frustrazione sentimentale troviamo il suo senso di disagio nel sentirsi giudicata da tutti, sentirsi l’unica diversa che gli altri non possono comprendere nella scelta di seguire la sua religione, l’unico conforto che ha, come dice lei stessa.

Sente la differenza a tal punto da volersi staccare e litigare con le sue più care amiche perché crede che la discriminino e non la capiscano fino in fondo. Sana però ha anche un migliore amico, Martino, il protagonista gay della seconda stagione. Lui, come lei, ha vissuto e vive ancora la sensazione di essere giudicato e incompreso e una sera le dice una frase che rappresenta a pieno lo spirito più profondo di Skam nel parlare agli adolescenti e degli adolescenti:

Noi tante cose non le sappiamo. Nessuno ce le spiega. E se noi vogliamo far capire agli altri le nostre differenze dobbiamo dare delle risposte intelligenti alle loro domande stupide.

Martino nella sua semplicità ha svelato il concetto di apertura e inclusione. Apertura di chi si sente diverso nello spiegarsi, raccontarsi e confrontarsi e volontà nelle persone che non conoscono ad ascoltare, cercare di comprendere e includere. Sana interiorizza finalmente il concetto che chiudendosi in sé stessa possa perdere per sempre le cose che la tengono viva, le relazioni sociali. In un messaggio vocale alle sue amiche, come ultimo gesto di riconciliazione, ammette di non sentirsi abbastanza.

Non sopporto nessuno, anche le mie amiche musulmane che mi giudicano e mi fanno sentire sbagliata solo perché non mi chiudo come loro nel centro islamico e invece provo a fare tutte le cose che fanno le ragazze italiane. Forse le detesto perché hanno ragione. Io non sarò mai come voi… Forse non sarò mai abbastanza niente. Sarò sempre e solo un piccolo incrocio venuto male pieno di rabbia verso gli altri.

Skam fa anche questo: avvicina. E lo fa nel modo più dolce che si possa pensare. Dai pensieri di ragazzi giovani che hanno tutta la vita davanti e che possono ora spargere i semi di una società più aperta e più tollerante.

Credit foto: Netflix Italia / Ufficio stampa