«Adesso non penso più a me come attore di origine cinese in Italia. Penso a me solo come attore» dice Shi Yang Shi, uno dei volti della serie Performing Italy disponibile fino al 4 marzo 2021 sul canale Vimeo dell’Istituto italiano di cultura di Londra, che l’ha commissionata. Sono 7 videoritratti di 15 minuti che presentano i nuovi protagonisti dal background migratorio del teatro italiano, tema che finisce poco sotto i riflettori, quando si parla di spettacolo e cultura. Eppure, la messa in scena può essere una rappresentazione lampante del cambiamento che attraversa una società. Se ne sono accorti piccolo e grande schermo (in parte anche dentro i confini del nostro Paese) che stanno cavalcando l’onda della diversity con notevoli risultati di pubblico.

Ora, mentre siamo in attesa di tornare di fronte a uno scricchiolante palco non virtuale, in Italia si iniziano a prendere in considerazione anche gli effetti delle migrazioni sul teatro.

Prodotto da Suq Festival e Teatro di Genova, curato da Margherita Laera con la regia di Katia Pizzi e le riprese di Nicola Giordanella, il progetto Performing Italy ha raccolto le narrazioni di sette attori con origini straniere o radici miste, il cui sguardo ci guida nella scoperta della nuova realtà italiana. L’inaugurazione del calendario il 21 gennaio è stata affidata a Shi Yang Shi, in Italia dal 1990. Ha una carriera già consolidata in tv e al cinema, ed è stato diretto da nomi importanti come Soldini, Amelio e Tornatore. È autore del primo spettacolo italiano bilingue, ArleChino, e di una autobiografia dal titolo Cuore di Seta, pubblicata nel 2017 da Mondadori. «Mi piacerebbe davvero riuscire a raccontare come cambia l’Italia di oggi attraverso la multiculturalità. La difficoltà principale è di permettersi di sognare e di essere all’altezza tutti i giorni di lottare per questo sogno».

A seguire, il video di Bintou Outtara, attrice e ballerina originaria del Burkina Faso che, citando il presidente burkinabé Thomas Sankara, noto come il Che Guevara africano, ricorda che «Un popolo acculturato è un popolo felice e vivo». Poi è il turno di Marcela Serri, attrice, drammaturga e regista argentina di origini italolibanesi, studiosa di resistenza artistica durante la dittatura in Argentina. Segue Alberto Lasso, di origini panamense e peruviana, che si è occupato di teatro documentario e cinema sociale con i registi Lola Arias e Andrea Segre. Ancora, Miriam Selima Fieno andrà in onda il 18 febbraio: attrice, autrice e regista di origini libiche, è attiva nel teatro documentario e attenta alle tematiche sull’identità. Il 25 febbraio tocca ad Abdoulaye Ba, attore senegalese arrivato in Italia nel 2016 in seguito a scontri tra polizia e studenti universitari a Dakar. Infine, la serie si conclude il 4 marzo con la testimonianza di Thaiz Bozano, regista italocolombiano che lavora nel teatro interattivo e musicale, con collaborazioni d’eccellenza con Peter Greenaway e Robert Wilson.

 

Nella foto: Bintou Ouattara / ICI London@Vimeo