Joanne Ramos
La fabbrica
traduzione di Michele Piumini
2020 Ponte Alle Grazie
pagine 420 euro 18
Essere felici ha un prezzo. Anche avere figli costa. Dove la natura non è arrivata ci pensano i dollari, fatti apposta anche per garantire la felicità di essere madri. Joanne Ramos, filippina, ex giornalista finanziaria alla sua opera prima letteraria, sonda senza pregiudizi il mondo della maternità surrogata. Dice che l’ispirazione le è venuta andando al parco con il suo primo figlio nato da poco. Dove ha scoperto che tutte le altre filippine con bambini, non erano madri ma solo tate o domestiche, a volte più madri delle madri biologiche. Il suo è un racconto di donne, molto diverse tra di loro. Jane viene dalle Filippine, ha vent’anni, un figlio e zero soldi. Un’altra gravidanza su commissione le permetterebbe di iniziare una nuova vita negli Stati Uniti. Reagan viene da una famiglia molto facoltosa, diventare madre così le consentirebbe di essere autonoma. Il centro di tutto è un resort di campagna, Golden Oaks, la fabbrica appunto, dove sotto gli occhi vigili di Mae, immigrata cinese con laurea ad Harvard, convivono le madri biologiche che vengono dalle Filippine o dai Caraibi, dalla Polonia e pure dalla Russia, e le giovani americane bianche che con il danaro possono comperare tutto. Fabio Poletti
Per gentile concessione dell’autrice Joanne Ramos e dell’editore Ponte Alle Grazie pubblichiamo un estratto del libro La fabbrica.
JANE
La prima volta che Ate le ha parlato di Golden Oaks, Jane era senza un lavoro fisso da quasi tre mesi. Mentre stava dai Carter qualcuno aveva preso il suo posto alla casa di riposo, e l’ex supervisora riusciva a procurarle solo turni irregolari. Era sempre più disperata.
«La signora Rubio si è rivolta a Golden Oaks per il quarto figlio. Ha avuto troppi problemi con le altre gravidanze. Preeclampsia, emorroidi, riposo a letto!» ha spiegato Ate.
Golden Oaks selezionava madri surrogate. Chi veniva scelta come Ospite alloggiava in una casa di lusso in mezzo alla campagna, dove il suo unico compito era riposarsi e prendersi cura del bambino che aveva in grembo. Secondo la signora Rubio i Clienti di Golden Oaks erano le persone più ricche e importanti del mondo, e le Ospiti venivano pagate profumatamente per mettere al mondo i loro bambini.
«Se potessi lo farei io. È un lavoro facile e ti danno un mucchio di soldi! Ma sono troppo vecchia» ha sospirato Ate.
«Di quanti soldi parliamo?» le ha chiesto Jane posando una mano sulla pancia di Amalia per impedirle di ca- dere dal letto di Ate.
«Più di quanti ne hai fatti con la signora Carter» ha risposto Ate senza pensarci. «E la signora Rubio dice che se piaci alla Cliente puoi farne ancora di più».
Ate ha infilato un biglietto da visita grigio chiaro nella mano di Jane. C’erano un nome, Mae Yu, e un numero di telefono. «Forse, Jane, è un nuovo inizio».
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