John Lanchester
Il muro
traduzione di Federica Aceto
2020 Sellerio editore
pagine 296 euro 16

I muri servono a dividere, a separare noi dagli altri. Gli Altri, in questo libro distopico che sembra figlio della Brexit. Qualcuno lo ha definito un 1984 contemporaneo. Le atmosfere orwelliane ci sono. La storia pure. In un mondo dove i cambiamenti climatici hanno modificato anche la geografia, aria, acqua e terra sono beni preziosi da difendere. Serve a questo Il Muro. Centinaia di chilometri attorno alla Gran Bretagna, sorvegliato dai Difensori in servizio obbligatorio biennale, questo Muro che viene dal futuro ci racconta il presente. Quello di chi, dentro confini sorvegliati, non vuole cedere nemmeno un atomo di aria, acqua o terra, agli Altri, a chiunque altro sogni anche per sé un mondo all’asciutto. In un mondo che si regge sull’equilibrio di un ecosistema apparentemente perfetto, per ogni Altro che riuscirà a valicare il Muro, un Difensore verrà abbandonato in mare. La scommessa di Kavanagh, il giovane Difensore protagonista del libro, è quella di cercare di sopravvivere per le 729 notti in cui dovrà difendere il Muro. Giornalista economico e finanziario, John Lanchester guarda nel profondo di un futuro che potrebbe non essere poi così lontano. Fabio Poletti

Per gentile concessione dell’autore John Lanchester e dell’editore Sellerio pubblichiamo un estratto del libro Il muro.

Sul Muro fa freddo. È la prima cosa che ti dicono tutti, ed è anche la prima che noti quando ti ci mandano; è la cosa a cui pensi, tutto il tempo, quando ci sei sopra, ed è quella che ricordi quando non sei più lì. Sul Muro fa freddo.
Cerchi delle metafore. Freddo come l’ardesia, come un diamante, come la luna. Freddo come l’elemosina; questa è buona. Ma ben presto ti rendi conto che il freddo è tutt’altro che una metafora. Non somiglia a nient’altro. È un mero stato fisico. Perlomeno quel genere di freddo. Il freddo è il freddo è il freddo.
E quindi è questa la prima cosa che ti colpisce. Un freddo che non somiglia a nessun altro freddo. È un freddo strettamente legato al posto, un attributo fisico permanente del luogo: quel freddo è una delle sue proprietà fondamentali, gli è connaturato. E ti colpisce come un’unica entità, la prima volta che vai al Muro, il tuo primo giorno di servizio. Sai che dovrai rimanerci per due anni. Sai che in pratica è lo stesso ovunque, almeno dal punto di vista geografico, ma sai anche che alla fine tutto dipende da come sono i tuoi compagni. Sai che non puoi farci niente. È un pensiero spaventoso, ma in un certo senso è anche vagamente liberatorio. Non hai scelta: il Muro in genere ti dice che non hai scelta.
Fai un breve addestramento, niente di che. Sei settimane. Perlopiù si tratta di imparare a maneggiare l’arma, pulirla, prendersene cura e usarla.

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