Dalle storie d’amore ai più attuali drammi sociale del subcontinente.
Per il sesto anno consecutivo arriva a Milano il River to River Florence Indian Film Festival, unica kermesse cinematografica che, in Italia, si dedica unicamente al cinema indiano, con una tre giorni di proiezioni dall’8 al 10 febbraio al Cinema Spazio Oberdan.

La premessa è d’obbligo: River to River ama stupire, anche andare contro corrente. In passato ha mostrato, senza censure, quell’India moderna che troppe volte, reinterpretata da Hollywood, ci è arrivata completamente distorta, artefatta e quasi macchiettista.

Ecco allora che ad aprire il festival, venerdì 8 febbraio alle 21.15, ci pensa Sir, di Rohena Gera, accolto da una standing ovation alla proiezione nella Semaine de la Critique dell’ultimo festival di Cannes. Una storia d’amore ambientata in una Mumbai moderna, dove s’incentrano un ricco e disilluso imprenditore e una giovane domestica, testardamente (e vittoriosamente) aggrappata ai suoi sogni. Nel mezzo, la barriera di classe, che ancora immobilizza parte di un Paese proiettato verso il futuro. La pellicola uscirà anche nei cinema italiani, in primavera, quindi si tratta di una vera anteprima. 


Si prosegue con le opere più amate dal pubblico del festival fiorentino: sabato 9 febbraio, alle 14.45, è il turno di Everything is Upstream, diretto da Martin Ponferrada, cortometraggio animato sui sogni di tre monaci buddisti, seguito da Grandir au Ladakh (di Stanzin Dorjai Gya  e Christiane Mordelet): lo straordinario racconto della quotidianità di Parma, adolescente che vive in un villaggio arroccato a 4.300 metri, nell’Himalaya indiano, seguita passo passo da suo zio Stanzin e da Christiane Mordelet. Alle 18.30 sarà proiettato Mulk, di Anubhav Sinha, il cui avvio è drammatico: una famiglia musulmana, a Varanasi, viene accusata di essere coinvolta nel piano di un attacco terroristico sulla città.

Gran finale, domenica 10 febbraio alle 16.30, con Karwaan (letteralmente, il viaggio), di Akarsh Khurana, con Irrfan Khan, già protagonista fra gli altri di Vita di Pi e Lunchbox. La storia è quella di Avinash, un annoiato single di trent’anni, cui improvvisamente muore il padre, in un incidente stradale. Dovrà, tra mille peripezie, recuperare il corpo e attuare i riti per la morte: peccato che gli venga consegnato il corpo sbagliato… Accompagnato da due curiosi compagni di avventura, il suo diventerà un viaggio di speranza, redenzione, amore. Alla riscoperta di sé.

La selezione fatta in sala, a Firenze, riempie di orgoglio la fondatrice del festival, Selvaggia Velo: «Quest’anno River to River Florence Indian Film Festival diventa maggiorenne. In 18 anni il festival è cresciuto, e il suo pubblico è cresciuto con lui: lo capiamo dal tipo di storie che cerca e ama, storie importanti, tematiche impegnate, complesse. Va bene lo svago, la leggerezza, ma c’è voglia anche di capire la realtà. Sia essa un amore vissuto attraverso diverse fasce sociali, la quotidianità di una bambina che vive a oltre 4 mila metri dal mare o i sogni di un gruppo di monaci, fatti di cronaca ispirati a fatti reali. Un inno alla speranza, che vogliamo portare anche a Milano».