I bambini figli di stranieri che crescono in Italia hanno la fortuna di poter apprendere facilmente una seconda lingua oltre l’italiano, se i genitori sono lungimiranti. È stato così per me che ho imparato il portoghese brasiliano da giovanissima grazie a mia madre ed è così per mio figlio, che oggi ha 10 mesi. Conoscere una seconda lingua mi ha permesso di impararne con grande facilità una terza (il francese) quando ero alle scuole medie e più avanti ha fatto sì che potessi lavorare come interprete dal portoghese brasiliano quando ancora frequentavo Mediazione linguistica. Per questo ho deciso, d’accordo con il mio compagno, di cercare di crescere nostro figlio con un approccio multilinguistico.
Un apprendimento naturale
Imparare una lingua da piccoli è molto più efficace perché avviene senza sforzo e in modo naturale. Dalla pronuncia, alla strutturazione del pensiero e all’utilizzo di costruzioni grammaticali diverse, per loro l’apprendimento è più semplice. È stato infatti dimostrato che i bambini piccolissimi (si parla di 0-36 mesi) hanno una maggiore capacità ricettiva e una flessibilità mentale tale da renderli delle vere e proprie “spugne” di conoscenza. Sanno riconoscere i toni della voce, le pronunce diverse e le cadenze. Associano i suoni agli oggetti, anche suoni diversi per indicare lo stesso oggetto, e riescono comunque a comprenderne il significato.
Una lingua per situazione
Adesso che mio figlio recepisce la lingua e le parole ma non risponde ancora, il mio approccio è parlargli in portoghese il più possibile. Ho deciso poi di applicare il metodo una lingua per situazione: durante quella “ludica”, per circa un’ora al giorno, parlo, leggo e canto canzoni in inglese, nonostante io non sia madrelingua. È importante, e lo vedo dalla mia esperienza diretta, non forzarsi a fare qualcosa che non viene spontanea per poi doverla abbandonare. Meglio trovare la propria strada e seguirla con costanza, affinché il bambino non si senta disorientato.
Mio figlio ha 10 mesi e già sa riconoscere moltissime parole in inglese e portoghese. Lo so perché quando dico book ad alta voce, si gira immediatamente verso i suoi libri, quando dico beijo (‘bacio’ in portoghese) mi si avvicina con la bocca aperta, che è il suo modo di dare i bacini
Il mio metodo si basa su persistenza, pazienza e soprattutto confronto con il bambino (se non vuole interagire in una lingua, non bisogna forzarlo).
Una questione di metodo
Esistono diversi metodi che le famiglie possono adottare a seconda delle proprie caratteristiche, stile di vita e comodità:
– Metodo Opol (one parent, one language). Ogni genitore parla sempre la propria lingua madre con il figlio. Questo metodo si applica ovviamente a coppie miste ed è particolarmente efficace e più semplice sia per i genitori che per i figli. Infatti il bambino tende ad associare a una persona un determinato codice linguistico e confrontarsi con essa in quel codice specifico.
– Metodo lingua minoritaria a casa. Si può attuare quando i due genitori parlano una lingua che non è quella del Paese in cui vivono. Infatti questo metodo prevede che i genitori parlino tra di loro e con il bambino nella loro lingua madre, diversa da quella dell’ambiente che circonda il minore stesso e la famiglia. Se i genitori sono di due nazionalità diverse e vivono in un Paese diverso dal loro originario, si applicano quindi i due metodi LMAC e OPOL
– Metodo lingua per situazione. Prevede che si decida in quale situazione parlare una lingua e, con costanza, che vi si parli solo quella lingua. In questo caso possono applicare il metodo anche le famiglie monolingua, che vogliano insegnare una seconda lingua anche se loro per primi non sono madrelingua. Ad esempio in ambito sociale con persone che parlano la seconda lingua si decide che tutti, genitori compresi, parlino quella seconda lingua.
– Metodo creato ad hoc sulle proprie esigenze. Un metodo che i genitori concordano e che devono tenere a mente sempre perché sia efficace. Ad esempio ascoltare la seconda lingua attraverso cartoni animati, libri e canzoni con un apprendimento più passivo.
Se l’efficacia dei primi due metodi è dimostrata, non dobbiamo sottovalutare l’importanza dei secondi due come stimolo. La lingua è come una canzone: più la si ripete, più rimane in testa. Anche un apprendimento inconscio può rendere più facile un eventuale approfondimento da adulti.
Il valore aggiunto
Il valore aggiunto dato dal crescere in una famiglia multiculturale è grande perché, oltre alla lingua, viene trasmesso anche un approccio alla vita, al pensiero, al cibo, alle abitudini diverso da quello monoculturale, sviluppando nei bambini una maggiore flessibilità mentale.
Non sprecate l’occasione di trasmettere la vostra lingua e cultura straniera al vostro bambino, anche se pensate che sia più faticoso per lui e per voi e siete convinti che la lingua del posto dove vivete sia più importante per la sua vita.
Insegnare la propria lingua madre ai figli non va vista solo come un modo per dare loro una maggiore opportunità lavorativa futura, ma come la possibilità di trasmettere un senso di appartenenza, di identità, di visione del mondo molto più ampia.