Dunque abbiamo un’altra America. Donald Trump è stato zittito da Facebook e Twitter, e si sa che l’applicazione del Primo Emendamento, quello che sancisce il diritto di parola, ha applicazione assai ondivaghe. La speaker (democratica) della Camera, l’italoamericana Nancy Pelosi, vorrebbe far dimettere anzitempo Trump o con una procedura di impeachment o attraverso il 25 esimo emendamento, per incapacità manifesta o malattia. Un cavillo si capisce, visto che Joe Biden entrerà in carica il 20 gennaio come 46esimo presidente degli USA. Nè dovrebbe spaventare che POTUS, President of The United States of America, detenga ancora per pochi giorni i codici nucleari del Paese. Far decadere Donald Trump prima del tempo avrebbe l’unico scopo di impedirgli di ricandidarsi nel 2024 come lui stesso ha già promesso.
Chi si oppone a queste scorciatoie per far fuori il suo antagonista è proprio Joe Biden. Preoccupato che il giorno dell’insediamento a Washington possano accadere altri incidenti come l’irruzione a Capitol Hill guidata da un manipolo di suprematisti. Ma non è certo la paura di Jack Angeli e dei suoi seguaci a intimorire il presidente eletto
Pensare che i sostenitori di Donald Trump siano solo mezzi folli guidati da un uomo con le corna di bisonte in testa sarebbe un errore imperdonabile. Se Joe Biden con 80 milioni di preferenze è diventato il presidente più votato della storia, Donald Trump con 74 milioni di voti, segue a ruota come secondo più votato di sempre. Per capirci, Trump ha preso 5 milioni di voti in più di Barack Obama nel 2008 e oltre 9 milioni nel secondo mandato del 2016.
Quello che preoccupa davvero Joe Biden sono i 74 milioni di elettori di Trump.
Tra loro ci saranno marshall, giudici, manager, sanitari, uomini di apparato statale e nelle contee, l’architrave di una struttura sociale ed economica che potrebbe mettersi di traverso, rendendo difficile se non impossibile la vita all’amministrazione Biden. Si è sempre detto che Donald Trump ha vinto negli Stati di Centro, nell’America rurale e industriale, lontana dalle luci scintillanti di New York o Los Angeles. Ma c’è di più. Secondo Edison Research, uno dei più importanti centri studi degli States, Donald Trump nel 2016 aveva conquistato 2 elettori non bianchi su 10, diventati addirittura 3 su 10 in questa ultima tornata elettorale. Oltre a mantenere il suo vantaggio con 6 elettori bianchi su 10 che lo sostengono.
Ma il dato più sorprendente è tra i non bianchi. L’11% degli afroamericani ha votato Trump malgrado le proteste di Black Lives Matter, mai gradite dagli afrodiscendenti più abbienti e ai vertici della scala sociale Usa. Così come si sono schierati con Trump addirittura il 31% degli ispanici, addirittura il 40% nel Texas vicino al confine e al muro. E ben il 30% degli asiatici.
È di loro, e non dello sciamano Jack con le sue corna di bisonte, che Joe Biden deve preoccuparsi nei prossimi quattro anni.
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