Se l’Italia è razzista, ed è possibile che questo odioso atteggiamento sia fin troppo visibile, l’Europa cos’è? Gli effetti della bomba lanciata l’altro giorno dal neo commissario UNHCR Michelle Bachelet si fanno ancora sentire nel nostro Paese e sono oggetto di uno scontro politico interno senza precedenti. Prevedibile visto che l’ex presidente del Cile che oggi riveste un così prestigioso incarico alle Nazioni Unite ha lanciato un’accusa fino ad oggi inaudita: «Ho intenzione di inviare personale in Italia per valutare il riferito forte incremento di atti di violenza contro migranti, persone di discendenza africana e rom». Come se non bastasse Michelle Bachelet ha messo sotto tiro l’intero governo e le sue politiche in tema di immigrazione, in particolare il ministro dell’Interno Matteo Salvini, senza per altro citarlo direttamente. Aprendo i lavori del Consiglio Onu per i diritti umani in Svizzera, il Commissario dell’UNHCR non è andata per il sottile: «Il governo ha negato l’ingresso di navi soccorso delle ONG. Questo tipo di atteggiamento politico e di altri sviluppi recenti hanno conseguenze devastanti per molte persone già vulnerabili».
La reazione non si è fatta attendere. Il ministro Matteo Salvini ha minacciato di tagliare i viveri all’Onu ricordando che «l’Italia negli ultimi anni ha accolto 700mila immigrati, molti dei quali clandestini, e non ha mai ricevuto collaborazione dagli altri Paesi europei. Quindi non accettiamo lezioni da nessuno». Il ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi ha parlato attraverso una nota della Farnesina dove gli attacchi di Michelle Bachelet vengono definiti «inappropriati infondati e ingiusti». D’altro canto le opposizioni sono andate all’attacco del governo dicendo che «la politica estera è fallimentare», accusa sostenuta dall’ex presidente della Camera Laura Boldrini oggi di Leu e in passato portavoce dell’UNHCR, mentre, tra tanti altri, l’ex ministro del Pd e oggi europarlamentare Cécile Kyenge sostiene che nel nostro Paese «il razzismo è aumentato».
A guardare bene c’è molto da dire. Se si va oltre le prese di posizione politica, nell’era della propaganda virale si può dire tutto e il contrario di tutto smentite comprese, al commissario Michelle Bachelet sembrano essere sfuggiti alcuni dati. Secondo l’associazione Lunaria che ha monitorato i dati sugli episodi di discriminazione nel nostro Paese nel “Quarto libro bianco – Cronache di ordinario razzismo” il trend sembra costante senza particolari recrudescenze. Nel 2015 sono stati denunciati 739 episodi di razzismo, nel 2016 per fortuna il dato scende a 524, nei primi cinque mesi del 2017 si conferma con 557 episodi che diventano 169 nei primi tre mesi del 2018. Anche facendo una empirica proiezione degli episodi di quest’anno, spalmati sui restanti nove mesi se l’andamento fosse costante, non si arriverebbe al dato del 2015. Va ricordato che Lunaria non è vicina all’attuale governo e «si occupa di volontariato, cooperazione internazionale, economia solidale, immigrazione e lotta al razzismo».
Addirittura inferiori i dati raccolti dall’Oscad, l’Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori sotto l’egida del ministero dell’Interno. I dati analizzati si riferiscono fino al 2017 quando ministro era ancora Marco Minniti del Pd. Tra il 2010 e il 2017 gli episodi di discriminazione conteggiati sono 2030 ma quelli a sfondo xenofobo poco più di 1200. Se iniziamo a fare una comparazione a livello europeo si scoprono cose ancora più interessanti. Secondo l’Ufficio per le istituzioni democratiche e i diritti umani dell’Ocse nel 2017 in Italia ci sono state 803 denunce per casi di discriminazione. In Francia, nello stesso periodo, secondo la Commission National Consultate des Droits de l’Homme ci sono da registrare 8.700 denunce. Un po’ più di dieci volte che in Italia, pur tenendo conto che la Francia ha 67 milioni di abitanti, più o meno come l’Italia.
Addentrandoci nei numeri si scoprono altre cose interessanti. Il dato è stato raccolto dalla Commissione Jo Cox della Camera dei Deputati italiana, un osservatorio parlamentare sulle discriminazioni che ha analizzato pure alcuni dati europei. Nel mirino degli xenofobi francesi ci sono un po’ meno gli ebrei, presi di mira in 808 casi nel 2015 contro i 851 del 2014, molto di più i musulmani con 133 episodi nel 2014 che diventano 429 l’anno dopo. A pesare sicuramente gli attentati del gennaio 2015 a Charlie Hebdo e quelli di novembre dello stesso anno al Bataclan e in altri punti di Parigi, che hanno fatto salire la temperatura contro i musulmani.
Ma c’è un dato sconosciuto a molti sulla realtà francese e che dovrebbe far riflettere: in Francia vive la comunità ebraica più grande d’Europa composta da 550 mila persone. Pur rappresentando poco meno dell’1% della popolazione, nel 2016 è stata oggetto di un terzo degli episodi xenofobi del 2016. La rivelazione arriva da Italia Israele Today che racconta come negli ultimi anni molti ebrei francesi abbiano lasciato il Paese alla volta di Israele. Dati certi non se ne hanno. Ma si registra pure il caso di ebrei francesi che abitando a Parigi preferiscono trasferirsi verso Le Raincy, un comune a nord della capitale dove si sentono più protetti perchè più numerosi.
Se si guarda poi alla Gran Bretagna c’è da farsi venire i capelli dritti. Secondo l’Home Office, il segretariato di Stato per gli Affari Interni a cui fa capo anche la polizia, tra marzo 2016 e marzo 2017 ci sono stati quasi 70 mila casi di crimini d’odio, il doppio di cinque anni prima. Secondo un dato fornito dalla Commissione Jo Cox italiana, la polizia britannica ha registrato un aumento del 41% dei crimini motivati da odio razziale nel 2016 rispetto all’anno precedente.

Guardando a più di un osservatorio internazionale, in quanto a razzismo, l’Italia sembra stare al terzo posto su tre stati presi in considerazione, dietro a Francia e ancor di più Gran Bretagna. Certo non c’è da stare tranquilli ma il dato non dovrebbe essere sfuggito al Commissario UNHCR Michelle Bachelet.
Nel suo intervento a Ginevra l’ex presidente del Cile ha poi detto che l’Italia condivide con l’Austria un «atteggiamento devastante contro i migranti» e per questo meritevole di un’ispezione da parte dell’Onu. Proprio mercoledì l’Unione Eurepea ha discusso delle sanzioni da prendere contro l’Ungheria del primo ministro Viktor Orbán, che sogna un grande muro per difendere i suoi confini contro l’arrivo dei migranti. Muro a parte, non è che i Paesi che si affacciano a sud dell’Europa siano così diversi. Dell’Austria che vuole schierare l’esercito al Brennero si è accorta pure l’UNHCR. Continuando verso ovest non troviamo nulla di nuovo. La Svizzera ha chiuso le sue frontiere ai migranti non in regola. Da Ventimiglia non si passa. Ma i francesi hanno pure sgomberato con la forza il campo migranti di Saint Denis a Parigi, sloggiando i mille migranti che si erano accampati. Non che Emmanuel Macron si sia inventato nulla. Il suo predecessore, il socialista François Hollande, fece lo stesso nell’ottobre 2016, sloggiando 6.400 migranti dal campo di Calais. Secondo Human Rights Watch vennero compiuti abusi da parte della polizia anche sui migranti bambini. Nella Spagna che ha un accordo di respingimento con il Marocco oggi ci si interroga se sia etico tenere il filo spinato al confine delle enclave di Ceuta e Melilla. Di sicuro un passo avanti rispetto al 2014 quando la polizia di frontiera spagnola aprì il fuoco contro i gommoni dei migranti. Ancora oggi non è chiaro se furono usati proiettili di gomma o normali pallottole. Di sicuro vennero ammazzati 15 migranti.
L’Italia davanti agli osservatori dell’UNHCR potrebbe essere in buonissima compagnia, ma di sicuro non all’ultimo banco come Francia e Gran Bretagna, mentre si troverebbe addirittura in una compagnia imbarazzante se dovesse essere in qualche modo sanzionata. Pensare che nell’Italia del governo leghista e pentastallato di Giuseppe Conte pur con ministro Matteo Salvini si viva come a Teheran, a Damasco o nella Striscia di Gaza sembra davvero un po’ troppo.

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