Lia Quartapelle, deputata del Partito democratico, si è sottoposta al nostro questionario sull’integrazione.
Radici: Cosa intende per integrazione?
Quartapelle: Per integrazione intendiamo comunemente quel processo attraverso il quale i cittadini stranieri conoscono e imparano a vivere dentro la nostra società, seguendo le leggi italiane, e anche le norme scritte e non scritte del nostro vivere insieme. A me piace sempre accostare alla parola integrazione la parola convivenza: non sono solo i cittadini stranieri a doversi adattare a vivere in un contesto diverso, ma è la nostra società che si trasforma nell’incontro.
Radici: Sa quanti stranieri ci sono in Italia?
Quartapelle: Molti meno di quelli che si ritiene comunemente. Gli stranieri che risiedono regolarmente nel nostro Paese sono oltre 5 milioni, a cui si aggiungono circa 500 mila irregolari. Va poi detto che ogni anno più di 200 mila stranieri prendono la cittadinanza italiana.
Radici: Sa quanti sono i nuovi italiani?
Quartapelle: Sono più di un milione, con un trend di acquisizione di cittadinanza che è in aumento.
Radici: Che lavori fanno gli stranieri? Secondo lei, fanno solo lavori poco qualificati o anche specializzati?
Quartapelle: Sono tre i segmenti del mercato del lavoro in cui lavorano gli stranieri: c’è una parte, ancora molto ridotta, di stranieri molto qualificati e specializzati che lavorano come professionisti autonomi, ricercatori o in posizioni dirigenziali (per esempio di aziende multinazionali). Il mercato del lavoro italiano purtroppo richiede soprattutto lavoratori poco qualificati, ed è qui che lavora la maggioranza della popolazione straniera, con occupazioni in vari settori, dall’agricoltura al commercio. Non bisogna dimenticare infine che, soprattutto tra la popolazione straniera irregolare, moltissimi lavorano in nero, sfruttati, precari e sottopagati, in alcuni casi vittime di vera e propria violenza o schiavitù.
Radici: Sa quante imprese sono state create dagli stranieri?
Quartapelle: Ormai in Italia una impresa su dieci, cioè circa 800 mila, è di un cittadino straniero. Va segnalato che, per esempio in provincia di Milano, secondo i dati di Confcommercio, i cittadini stranieri aprono un maggior numero di attività commerciali di quante ne aprano i cittadini italiani.
Radici: Che idea ha delle seconde generazioni?
Quartapelle: Ho letto la testimonianza di Davide Skenderi sul vostro sito, e ritrovo nelle sue parole anche la mia esperienza: i ragazzi e le ragazze di seconda generazione che conosco e con cui ho la fortuna di lavorare o con cui ho avuto l’opportunità di confrontarmi sono delle schegge, rapidi, vivaci, curiosi. Sono ragazzi e ragazze che sanno trarre dalla sfida di vivere tra due culture energia, vitalità e forza.
Radici: Secondo lei che studi fanno? Solo istituti tecnici o anche licei?
Quartapelle: La maggioranza di loro studia negli istituti tecnici o, se vanno al liceo, frequentano il linguistico o lo scientifico, indirizzi più pratici del classico. So di licei classici che stanno cercando di capire come attirare una popolazione più varia di studenti, guardando anche ai ragazzi di seconda generazione.
Radici: Secondo lei, è una minoranza quella che frequenta l’università?
Quartapelle: Al momento sì.
Radici: Ci può spiegare la differenza tra migranti, richiedenti asilo, residenti e seconde generazioni?
Quartapelle: Sono classificazioni effettuate sulla base delle leggi che regolano le migrazioni. Migranti sono tutti coloro che, residenti in uno Stato, si trasferiscono in un altro. I richiedenti asilo sono coloro che arrivati in uno Stato diverso, fanno domanda di asilo secondo quanto previsto dalla Convenzione di Ginevra. La loro domanda può essere accolta o meno e, nel periodo in cui sono in attesa di risposta, sono detti appunto “richiedenti asilo”. Gli stranieri residenti sono cittadini di uno Stato che risiedono regolarmente, cioè secondo le leggi, in un altro Paese. Le cosiddette seconde generazioni sono i figli di stranieri, nati nello Stato in cui vivono stabilmente e lavorano i genitori.
Radici: Secondo lei l’accoglienza, in Italia è solo emergenziale o esistono altri modelli?
Quartapelle: Purtroppo l’Italia, a fronte della vicenda migratoria degli ultimi 5 anni, non è ancora riuscita a dotarsi di un sistema di accoglienza strutturata e uniforme su tutto il livello nazionale, come hanno fatto altri Paesi europei, penso in particolare alla Germania. Ci sono state iniziative positive, ad esempio il protocollo per l’accoglienza firmato da più di 70 sindaci di Comuni dell’area metropolitana milanese, insieme a Prefetto e al terzo settore, che possono essere presi a modello per un sistema di accoglienza governato, prevedibile, che sa attivare tutti i canali, dal privato sociale alle istituzioni. Questo però non è ancora lo standard di accoglienza in Italia.
Radici: Pensa che la futura classe dirigente in Italia avrà origine straniere?
Quartapelle: Lo spero. Riprendendo quanto dicevamo all’inizio, non possiamo continuare a pensare che la nostra società resti sempre uguale: le migrazioni comportano cambiamenti per tutti, non solo per chi emigra. Quindi, spero che le nostre future classi dirigenti riescano a rispecchiare meglio la varietà di provenienza, culture, religioni che già esiste nelle scuole e nei luoghi di lavoro.