Inutile girarci troppo intorno. Le pallottole con cui la Guardia costiera libica ha abbattuto tre migranti sudanesi le abbiamo pagate noi. L’Italia per la missione in Libia sborsa 58 milioni di euro, di cui 10 – ben 3 in più dell’anno scorso – proprio per l’addestramento e l’armamento della Guardia costiera. La filosofia dell’aiutarli a casa loro, non può essere il modo per lavarsi le mani di quello che sta succedendo al di là del mare, basta che non succeda nulla al di qua del mare, lungo le nostre coste, agognato approdo per migliaia di migranti. In un’ intervista alla Stampa l’ex ministro dell’Interno Marco Minniti chiede che «l’Italia deve pretendere una commissione d’inchiesta indipendente, che indaghi e colpisca ogni responsabilità». Val la pena di ricordare che il memorandum Libia adottato dall’Italia nel 2017, con la politica di aiuti nel Paese nordafricano per limitare gli accessi nel nostro Paese, porta la sua firma. Memorandum poi rinnovato anche quest’anno dal governo di Giuseppe Conte.

Alla fine, lo abbiamo detto più volte qui, chiudere i porti in Italia come faceva Matteo Salvini, o chiuderli in Libia, oggetto della trattativa diplomatica e dei versamenti milionari del predecessore del ministro leghista, non fa molta differenza.

Apprezziamo che nella stessa intervista Marco Minniti chieda l’istituzione di corridoi legali per consentire l’ingresso dei migranti nel nostro Paese. E che allo stesso tempo chieda l’abolizione dei decreti sicurezza di Matteo Salvini, ancora in vigore malgrado al governo con Giuseppe Conte non ci sia più la Lega ma il Pd. Ma soprattutto andrebbe onorato l’invito che arriva da Dunja Mijatovic, commissario dei Diritti umani del Consiglio d’Europa che ha chiesto all’Italia di «sospendere con urgenza le attività di cooperazione con la Guardia costiera libica almeno fino a quando quest’ultima non possa assicurare il rispetto dei diritti umani. È vergognoso che chiudiamo un occhio su di loro».

Foto: Rubber Dinghy / Noborder Network @Flickr