Sono venuti dall’Afghanistan, sono hazari, un tempo l’etnia più grande del Paese, oggi ridotta al 20% della popolazione dopo secoli di persecuzione.

Amin Wahidi è regista cinematografico, Basir Ahang attore, poi ci sono lo chef Ali Hossaini e Asharaf Barati e Omid Wafa che hanno esperienze di ristorazione. A luglio 2018 hanno aperto a Milano il ristorante Samarkand in via Maffeo Pantaleoni 10, un luogo per il cibo del corpo ma pure dell’anima, dove lunedì 2 dicembre si terrà l’evento di NRW, Integrazioni Clandestine.

Non sarà sfuggito che il nome scelto per il ristorante non è propriamente afghano. Samarcanda, nome che evoca atmosfere esotiche, è una città dell’Uzbekistan. Spiega Amin Wahidi, 36 anni, oggi cittadino italiano dopo aver ottenuto asilo politico:

In Afghanistan non abbiamo un nome così forte per identificare un’atmosfera e la nostra cucina. Samarkand, un grande centro di cultura persiana e islamica, si trova sulla Via della Seta che andava da Venezia a Pechino e fino all’Est della Cina. E ai sapori della Via della Seta si ispira il nostro menù che ha influenze hazare, afghane, uzbeke, turche e persiane.

In fondo al locale, vicino al palco per la musica e per gli eventi, dove lunedì 2 dicembre ascolteremo la tromba di Raffaele Kohler e le visioni del make up artist Stefano Anselmo, sventola la bandiera blu bianca e gialla dell’Hazaristan.

Tra il 1880 e il 1893 il re pashtun Abdul Rahman ha sterminato il 62% del nostro popolo. Un’altra pulizia etnica è stata compiuta dai talebani nel 2001 poco prima della distruzione dei Buddha di Bamiyan. Sono cose che non sa nessuno perché noi non siamo minacciosi.

Il destino per tutti è quello dell’esilio. Amin Wahidi e Basir Ahang sono diventati cittadini italiani, gli altri tre hanno ancora il permesso di rifugiati politici.

«Non vogliamo essere solo un ristorante. Questo è un luogo dove si incontrano culture diverse. Un ponte per il dialogo tra noi che siamo i nuovi italiani e i nativi», spiega Amin Wahidi a NRW. «Samarkand, che ha dato il nome a questo posto, è una città sulla Via della Seta, una via che è come un rosario che connette diverse città e differenti culture. La Via della Seta voi la conoscete attraverso Marco Polo, ma ora ci sono anche altri libri che raccontano questi luoghi con un taglio non occidentale».


E allora sono i sapori dell’Oriente attraversato da questa che era anche la Via delle Spezie, i protagonisti della cucina di Samarkand. «Usiamo prodotti italiani, ci riforniamo in alcuni negozi indiani ma lo zafferano e altre che usiamo arriva dall’Iran e dall’Afghanistan, perché più profumato e più delicato».

Ecco il menù che ha preparato lo chef Ali Hossaini per il nostro evento

Tè allo zafferano di benvenuto

Antipasti

Samosa di carne (panzerottini tipici con carne di manzo e spezie)

Falafel (polpette mediorientali di legumi, fritte)

Bolani (panzerotti tradizionali vegetariani dell’Afghanistan)

Mast Khiyar (salsa a base di yogurt, cetriolo, limone e menta)

Hummus (salsa a base di ceci, tahina, sale ed olio d’oliva)

Piatti

Kubida Kabab (spiedini di manzo macinato grigliato con riso Basmati allo zafferano, crespini di Persia e insalata mista)

Kabuli Palaw (riso Basmati, bocconcini di manzo, carote alla julienne, uvetta di Bokhara e spezie)

Xian Palaw (riso Basmati con verdure miste, zucchine, mais, piselli, peperoni accompagnato da Qorme Bademjan, melanzane al modo persiano e afghano)

Zaffaran Palaw (riso Basmati allo zafferano di Persia e Crespino di Persia accompagnato da Kofte, polpette di manzo con sugo e spezie leggere bio di Bamiyan)

Dolci

Shirpera (latte, cardamomo, polvere di cocco, pistacchio, zucchero e panna)

e/o

Ferni giallo (budino di riso, latte, zafferano, zucchero e pistacchio)

acqua, vino, tè