La crisi storica, economica, sociale ed etica del XXI secolo, scoppiata con il crack Lehman, ha fatto nascere una crepa tra i Paesi del Nord e i Paesi del Sud dell’Unione europea. Questa crepa si sta allargando violentemente per l’incapacità di gestire i crescenti flussi di persone in fuga. Bambini, donne e uomini che fuggono davanti alla negazione dei diritti umani, alle guerre civili, alle barbarie, alle persecuzioni e al caos che regna in molte nazioni, arrivano in Paesi già indeboliti dalla crisi: Grecia, Italia, Spagna, Portogallo.

L’ordinamento europeo vigente stabilisce che nel Paese in cui i profughi giungono deve essere aperta e chiusa la procedura di asilo. I Paesi del Sud ritengono che se esiste un’Europa, essa deve farsi carico del problema, ripartendolo sin dall’origine. I Paesi del Nord non sono disponibili a condividere il problema. Siamo Europa o siamo solo nazioni? Nei Paesi del Sud, già impoveriti dalla crisi e dal monstrum austeritatis che la Germania impone (da non confondere con il giusto rigore sui conti pubblici e la lotta alla corruzione), nascono e proliferano sentimenti di odio per lo straniero alimentati da tanti canali disinformativi che hanno condotto, in Italia, alla vittoria delle forze nazionaliste. Dopo questa vittoria il problema si è acuito e mostra tutto il suo volto atroce.

E qui diventa chiarissimo che oggi la partita è molto più grande, che la posta in gioco non sono solo i profughi, ma l’Europa. Un perverso mix sta allargando la crepa. La questione dei migranti ha rinforzato il problema dei diciannove Paesi facenti parte dell’eurogruppo. C’è una grande difficoltà a far ripartire le economie dei Paesi del Sud con i vincoli che pone la moneta unica, primo fra tutti quello di non poter effettuare svalutazioni competitive (non avendo più la valvola del cambio). La condivisione dell’euro, difficilissima, illumina anche il problema di una Germania che non è interessata all’integrazione ma pretende la sovrapposizione.

In definitiva, la posta in gioco non è solo la questione migrazione o l’euro, ma il crollo dei valori europei: apertura al mondo, solidarietà, fraternità, libertà, uguaglianza. Chi concepisce la “crisi dei migranti” come sostanziale incapacità a gestirla da parte dei paesi dell’Ue rischia di essere facilmente distratto e accecato tanto da non riuscire a vedere che cosa sia davvero. Rappresenta l’incapacità dei Paesi europei di trovare risposte ai radicali cambiamenti ed alle enormi sfide senza ricadere nell’odio tra i popoli e verso gli stranieri. Italiani che odiano Macron e la Francia. Tedeschi che additano gli italiani ed i popoli del Sud come indisciplinati. Greci che odiano i tedeschi. Tutto questo sembra una riproduzione dei sentimenti alimentati dalle politiche che hanno condotto alle Prima ed alla Seconda guerra mondiale. Nella crisi europea si continua a far girare tutto intorno all’ottica economica: deficit, debiti, Pil, spread, senza capire che stiamo vivendo una crisi della democrazia che preclude la soluzione delle crisi: economica, sociale, etc..

L’Europa dovrà porsi tre domande: quanto può diventare solidale (al suo interno e all’esterno), dov’è finito il suo dovere morale di essere solidale, saprà essere solidale per non fallire? La questione è molto delicata ed importante e non potrà essere risolta la crisi delle migrazioni senza un cambio di rotta in Europa che riporti all’importanza di condividere il «diritto allo sviluppo» verso quello che il filosofo tedesco Carl Schmitt definiva «ricerca del regno di senso della terra». In conclusione, nonostante il tempo passato dal 1789, gli ideali di Libertà, Uguaglianza e Fraternità sono oggi più attuali ma distanti che mai in Europa. Per questo c’è bisogno di una politica che si rinnovi tornando ai principi e ai valori di Monnet, Adenauer, De Gasperi.

Dal principio di fraternità europea deriva quello di libertà europea di aiutare gli altri, di solidarietà a fini umanitari e sociali, onde alimentare quel processo che spinga l’uguaglianza europea e mondiale. Non siamo numeri e bilanci o deficit e surplus. Europei, africani, americani etc siamo persone, siamo esseri umani. E come il frutto ha necessità di dare e la radice ha necessità di ricevere, l’uomo che è frutto e radice ha necessità di dare e di ricevere. Non dovremmo dimenticarlo mai.

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