Due ore, chiede solo due ore che valgono una vita. Brady Sims, afroamericano tutto d’un pezzo, un esempio per la sua comunità, ha appena ucciso suo figlio a colpi di revolver in un’aula di tribunale. Jean Pierre era sotto processo per una rapina finita male, condannato per furto e omicidio. Nessun padre, specialmente nel profondo Sud, vorrebbe mai che suo figlio marcisse in galera prima di friggere sulla sedia elettrica. All’omicidio assiste un giovane reporter a cui spetta il compito di ricostruire il bandolo della matassa, una vita intera in appena due ore. Ernest J. Games, uno degli esponenti più importanti della letteratura afroamericana, due volte candidato al Pulitzer, in La tragedia di Brady Sims appena pubblicato da Mattioli 1885, va oltre le apparenze. Il fatto si consuma nelle prime pagine. Poi, con una lettura agile e sincopata che sembra fluire a tempo di jazz, ci racconta cosa ci sia dietro quel gesto incomprensibile opera di uno stimato educatore di Bayonne, Louisiana, che ha passato una vita ad educare i bambini e i ragazzini neri ad affrontare la vita e le sue asperità, profonde come è profondo il Sud degli Stati Uniti. Una vita che si intreccia con quello dell’autore, nato in una piantagione della Louisiana durante la Grande Depressione. Vittima egli stesso di continui episodi di razzismo, salvato da un corso di letteratura e scrittura organizzato dalla chiesa della piantagione, Ernest J. Gaynes ci racconta in questo piccolo capolavoro il mondo reale che ruota attorno a Brady Sims. Fabio Poletti

Ernest J. Gaynes
La tragedia di Brady Sims
traduzione di Nicola Manuppelli
2020 Mattioli 1885
pagine 120 euro 14

Per gentile concessione dell’editore Mattioli 1885 pubblichiamo un estratto del libro La tragedia di Brady Sims di Ernest J. Gaynes.

Era finita. Tutti ci alzammo per andarcene. Due ufficiali afferrarono il prigioniero per le braccia. Stavo seguendo un altro caso, quel giorno, ed ero arrivato in ritardo, così l’unico posto che avevo trovato era stato in fondo all’aula del tribunale. Ero quasi già nel corridoio, quando sentii qualcuno gridare forte e chiaro: “ragazzo.” Mi voltai e vidi che i due ufficiali si erano fermati con il loro prigioniero e stavano fissando il vecchio Brady Sims, fermo di fronte a loro. Poi giunse il suono più assordante che avessi mai sentito. Vidi il prigioniero cadere all’indietro, con il sangue che gli schizzava dal corpo e tutti e due gli ufficiali che lasciavano andare le sue braccia nel medesimo istante. Brady Sims stava lì, con addosso un vecchio maglione blu sbiadito, mentre il fumo ancora saliva dalla pistola che teneva in mano.
Poi seguirono le urla e la gente che si affrettava a uscire oppure si buttava a terra, sul pavimento del tribunale. I membri della giuria che non se la davano a gambe, si nascondevano dietro le loro sedie. Il giudice si riparò sotto la cattedra. I due ufficiali rimasero paralizzati, con le mani vicino alle pistole, ma non sulle pistole. Brady, di fronte a loro, con la testa bianca come il cotone a settembre, era dritto e alto come un picchetto in una staccionata. Lo guardai, guardai tutti, troppo impaurito per correre via, troppo impaurito per buttarmi a terra.
“Dite a Mapes di darmi due ore” disse Brady.
“Non penserai di andartene da qui, vero?” disse Claude. Era il più giovane dei due ufficiali.
Brady recuperò il cappello dalla sedia accanto a quella in cui era stato seduto. Se lo aggiustò bene sui capelli bianco cotone.
“Non ho tempo per le stupidaggini, amico” disse a Claude. “Dite a Mapes quello che ho detto” disse a Russell, l’ufficiale più anziano.
“D’accordo, fai quello che devi fare” disse Russell.
“Fai quello che devi fare, un cazzo” disse Claude.
Poi sentii di nuovo quel rumore assordante e il fumo che si alzava tra il vecchio e i due ufficiali.
“Brutto figlio di puttana” urlò Claude. “Hai cercato di uccidermi, brutto figlio di puttana.”
“Ho mirato al pavimento, questa volta” gli disse Brady.
“Non costringermi a sparare di nuovo.” “D’accordo” ripeté Russell.
“Sei pazzo?” chiese Claude a Russell.
“Ci penserà Mapes a farlo sbattere dentro.” “Mapes ha incaricato noi.”
“D’accordo, fai quello che devi fare” disse Russell a Brady.
“Pagherai le conseguenze per quello che stai facendo” disse Claude a Russell. “Per Dio se pagherai le conseguenze.”
Tenendo gli occhi fissi sui due ufficiali, il vecchio Brady indietreggiò lungo il corridoio. I due lo osservarono, ma senza muoversi. Il resto della gente giaceva silenziosamente sul pavimento. Vidi il vecchio avvicinarsi sempre più a dove mi trovavo. Poi ci ritrovammo faccia a faccia, a circa mezzo metro di distanza. Lo conoscevo da una vita, ma non gli ero mai stato così vicino. Il suo viso aveva il colore di un vecchio pezzo di cuoio scuro e pareva altrettanto duro. I suoi baffi e la barba erano bianchi come neve, esattamente come la sua chioma. Aveva un grosso naso da falco, labbra sottili e i suoi occhi erano iniettati di giallo. Ma quegli stessi occhi sembravano stanchi e deboli.
Continuò a fissarmi, come se volesse che capissi cosa aveva fatto o perché l’avesse fatto. Ma in quel momento non riuscivo nemmeno a pensare. Ero a malapena in grado di respirare. Tuttavia, non riuscivo a distogliere lo sguardo.
Quando non trovò traccia di risposta nel mio viso, guardò di nuovo i due ufficiali e indietreggiò lentamente fuori dall’aula di tribunale, con la grande pistola ancora in mano, senza puntarla in alcuna direzione in particolare.
Feci un respiro profondo e mi battei con la mano un paio di volte sul petto per assicurarmi di stare bene, poi uscii anche io.
Vidi alcune delle persone che erano state all’interno dell’aula ora ferme sul prato. Altri erano usciti dai vicini negozi e mercati per unirsi a loro. Poi, tutti vedemmo Brady dirigersi verso il proprio furgone, con la grande pistola che ancora gli penzolava dalla mano. Dovette strattonare un paio di volte la portiera della vettura per aprirla. Poi fu costretto a fare un paio di manovre avanti e indietro prima di raddrizzare il vecchio furgone blu e allontanarsi lentamente dalla città.
Il telefono pubblico più vicino si trovava nell’emporio dall’altra parte della strada. Corsi laggiù e chiamai il giornale. Mi rispose Velma, la segretaria. Le dissi che volevo parlare con Cunningham. Rapidamente, raccontai a quest’ultimo cos’era successo. Mi disse di rimanere dov’ero fino a quando non mi avesse raggiunto, e di raccogliere il maggior numero di informazioni possibili. Tornai di corsa in aula. La gente si era alzata da terra. I membri della giuria rimasti erano seduti sulle rispettive sedie. Il giudice stava alla cattedra, con le mani intrecciate mentre lanciava uno sguardo all’aula di tribunale dove si trovavano ancora alcuni spettatori. I due ufficiali erano accanto al corpo del prigioniero. Qualcuno aveva steso un impermeabile sul cadavere. Il sangue scorreva da sotto l’impermeabile verso il banco della giuria.

© 2017 by Ernest J. Gaines
© 2020, Mattioli 1885