Un importante appuntamento per la comunità romena in Italia è alle porte. Il 5 e 6 dicembre i romeni sono chiamati al voto per la quarta volta negli ultimi 2 anni: nel 2019 hanno votato per l’Europarlamento, mentre a novembre si sono svolte le elezioni presidenziali. Quest’anno, il 27 settembre, si sono tenute le elezioni amministrative in attesa delle importanti elezioni politiche. Sarà questa la tornata elettorale più importante, che potrà sancire un cambio nella maggioranza parlamentare e nel Governo. Con importanti riflessi anche sulla numerosa comunità che vive stabilmente in Italia.

Partiti e diaspora

Dopo le elezioni parlamentari del 2016, che hanno visto la vittoria dei social-democratici (Psd), i successivi governi Psd sono stati fortemente contestati dalla società civile a seguito dei cambiamenti delle leggi sulla giustizia e della riforma del codice penale. A protestare sono stati anche i romeni che vivono all’estero.

Anzi, alle manifestazioni svolte nell’agosto 2018, contro crisi economica e corruzione all’interno del governo, parteciparono in maggioranza romeni della diaspora.

In quest’occasione le forze di polizia (la jandarmeria), in tenuta anti-sommossa, intervennero con eccessiva violenza e con gas lacrimogeni, come denunciato anche dal presidente Klaus Iohannis.  Le ragioni del malcontento sono molteplici. La società civile in Romania ha registrato negli ultimi anni nuove dinamiche, sconosciute ed ignorate dalla classe politica post dicembre ’89, quando la rivoluzione portò al crollo del regime di Ceaușescu. Proprio per questo, la scena politica ha assistito all’affermazione di nuovi attori politici come i partiti USR (Unione Salvate la Romania) e PLUS (Partito libertà, unità e solidarietà), partiti nati per dare voce a tutti i cittadini rivoltati che rifiutavano il modello politico affermatosi dopo la caduta del regime. Durante la nascita e il passaggio da USB (Unione Salvate Bucarest) a USR, la nuova formazione politica si è presentata come un “big tent party”, una grande coalizione, e ha attirato giornalisti, attivisti civici, ex-ministri, ex-segretari di stato ma anche scrittori ottenendo quasi 9% nel 2016 alle elezioni parlamentari riuscendo ad entrare nel Parlamento con 30 deputati e 13 senatori (il Parlamento Romeno ha 465 parlamentari). PLUS, d’altro canto, parte dall’esperienza europea e di primo-ministro tecnocratico di Dacian Cioloș e dal movimento civico RO100 fondato dallo stesso.   

Per un lungo periodo la società civile romena non è riuscita a generare una nuova linfa vitale per i cittadini e per le istituzioni e la situazione economica difficile ha alimentato soprattutto un flusso migratorio senza precedenti – solo in Italia ci sono oltre 1,2 milioni di romeni, mentre la Romania conta 19 milioni di cittadini.

La diaspora al voto

Gli eventi tragici dell’incendio della discoteca Colectiv di Bucarest, nell’ottobre 2015 (nel quale morì anche una ragazza italiana), gli attacchi alla giustizia da parte dei governi PSD e la già citata protesta della diaspora il 10 agosto 2018 hanno portato ad una consapevolezza dei problemi della società romena e del cancro presente nelle istituzioni corrotte, ma hanno rafforzato la consapevolezza della forza rappresentata dalla società civile.  La partecipazione al voto alle elezioni presidenziali dell’anno scorso ha registrato numeri record proprio da parte della diaspora, ovvero 675.348 cittadini al primo turno e 944.077 al secondo turno.

Una partecipazione che ha confermato la strada da seguire per la ricostruzione culturale e politica della Romania, quella dell’avvicinamento all’Europa e ai suoi valori.

I romeni all’estero anche quest’anno hanno potuto scegliere tra il voto per corrispondenza e quello in presenza e un numero record di quasi 40mila cittadini hanno già optato per la prima modalità di voto, numeri che di fatto rivelano una scarsa fiducia nelle istituzioni romene. In Italia, ci saranno 137 seggi e, ad eccezione del Molise dove non ci sono sezioni di voto, i romeni potranno votare in tutte le regioni. Si prevede una buona partecipazione della comunità in Italia, essendo la comunità più numerosa fuori dalla Romania. La regione con più seggi è il Piemonte dove sono registrati 145.660 cittadini. Nelle zone rosse ed arancioni i romeni si potranno recare al voto con l’autodichiarazione per motivi di necessità ed indicando la sede della sezione di voto.

Gli obiettivi

Ma cosa chiedono al loro governo i romeni residenti in Italia? Le proposte politiche a favore della diaspora, nel corso di questa campagna elettorale si sono concentrate soprattutto sul miglioramento e la digitalizzazione dei servizi svolti dai consolati, e sul cambiamento della legge relativa alla rappresentazione dei romeni nel Parlamento romeno. Attualmente tutta la diaspora romena elegge solamente 6 parlamentari (4 deputati e 2 senatori), un numero che non è minimante rapportato alla dimensione reale della diaspora (si stima in base alle statistiche degli stati ospitanti che circa 5milioni di romeni vivano fuori dalla Romania) anche perché attualmente la Romania non possiede un sistema simile all’AIRE (Anagrafe Italiani residenti all’estero) che possa consentire di avere una fotografia chiara dei cittadini che vivono all’estero.

Per i romeni all’estero il voto segna quindi prima di tutto la possibilità di innovare le proprie istituzioni. Ma soprattutto, testimonia la volontà dei romeni che vivono all’estero di ritornare in una Romania che possa garantire loro diritti e lavoro. 

Foto: Christina Kirschnerova / unsplash