Nel pieno dell’emergenza da coronavirus, l’Italia si trova a fronteggiare anche un altro problema: il sistema sanitario nazionale si sta dimostrando solido, ma mancano i medici. In Lombardia, la regione col più alto numero di contagi, si sta addirittura valutando di richiamare i medici in pensione. Ma serve ripiegare sulla “vecchia guardia” quando in Italia ci sono migliaia di medici stranieri, giovani e qualificati, a cui la burocrazia italiana impedisce di lavorare stabilmente negli ospedali pubblici? Ci voleva il coronavirus per renderci conto di questo enorme spreco di risorse? Lo abbiamo chiesto a Foad Aodi, presidente di Amsi, l’Associazione dei Medici Stranieri in Italia.

Foad Aodi, presidente di Amsi, di fronte all’emergenza della Cov-2019 in Lombardia stanno pensando di riassumere dottori e infermieri in pensione…

«Invece di richiamare in servizio medici in pensione, in Italia ci sono molti validi medici di origine straniera. Anche al nostro sportello Amsi sono arrivate numerose richieste da ospedali pubblici e privati dalle regioni più colpite, Lombardia, Veneto, Piemonte, Emilia Romagna. Ma pure da Lazio, Piemonte e Campania».

Ci chiedono medici per il pronto soccorso, medicina generale, pneumologi, otorinolaringoiatri, nefrologi, pediatri, ginecologi e infermieri per le emergenze. In Italia ci sono 20mila medici stranieri. Lavorare con le strutture private non è un problema. Con le strutture pubbliche, se non si ha la cittadinanza, si può avere solo contratti a tempo determinato

Come vi regolate quando vi arrivano queste richieste?

«Le giriamo ai nostri professionisti, ma chiediamo delle garanzie. Con le strutture private chiediamo almeno un anno di contratto rinnovabile e il pagamento in base al contratto nazionale».

Basta medici pagati 7 o 8 euro l’ora solo perché stranieri. E ovviamente tutte le garanzie possibili sulla sicurezza sul posto di lavoro. Questo vale anche per le strutture pubbliche ovviamente.

Cosa chiedete al sistema sanitario nazionale ?

«Agli ospedali pubblici chiediamo almeno un anno di contratto rinnovabile, ma che si sblocchino anche le procedure per la cittadinanza e per le specializzazioni. Nel settore pubblico, i medici o infermieri stranieri possono essere assunti per un certo periodo, ma se non hanno la cittadinanza non possono partecipare ai concorsi».

Diceva che ci sono 20mila medici stranieri in Italia…

«La prima ondata risale dagli anni Sessanta agli anni Ottanta. L’80% di loro ha riconvertito laurea e specializzazione e ha la cittadinanza italiana. La seconda ondata riguarda soprattutto medici provenienti dall’Europa dell’Est dopo il crollo del Muro di Berlino e maghrebini fino alla Primavera araba. Il 90% di loro non ha cittadinanza né il riconoscimento della specializzazione. Solo la laurea».

Infine ci sono gli ultimi arrivi, successivi alla primavera araba. Soprattutto medici per le emergenze, senza cittadinanza né specializzazione. In Europa i medici stranieri sono 500mila, riuniti in varie associazioni come Umem, l’Unione Medica Euromediterranea, con cui collaboriamo da tempo.

Da medico e da straniero, come vede la gestione dell’emergenza Covid-19 nel nostro Paese?

«L’Italia ha fatto un autogol nella gestione della comunicazione e dell’informazione. Non ha saputo gestire correttamente l’emergenza. Domenica ho fatto una diretta Facebook con la Tunisia di due ore. Tutti mi chiedevano come mai c’è questa psicosi in Italia. Da tutti noi va la massima solidarietà e vicinanza al popolo italiano. Siamo passati dal voler fermare gli stranieri e i migranti che portano malattie agli italiani che portano il coronavirus».

Ha sbagliato solo l’Italia?

«Ha sbagliato la Cina a non dare comunicazione subito di quello che stava succedendo. Ha sbagliato pure l’Oms. I primi giorni sono girati indistintamente numeri di contagiati, di portatori sani asintomatici, falsi tamponi positivi, tutti mescolati nella stessa categoria».

Lei nei giorni scorsi ha chiesto la sospensione del trattato di Schengen sulla libera circolazione delle persone nella Ue. Lo aveva già chiesto Matteo Salvini. Lei oggi insiste a chiedere il controllo della mobilità in entrata e uscita dai confini italiani…

«Non mi interessa se la destra cavalca questo tema. A noi interessa la salute dei cittadini, non le polemiche politiche strumentali. Questo è l’unico sistema per bloccare la diffusione del virus. In Algeria c’è stato un unico caso di contagio da Covid-19. È un cittadino italiano risultato positivo al test. È una cosa di cui parlano tutti i giornali di lingua araba. È vero che il mondo ha chiuso i confini agli italiani, ma l’Italia non è stata capace di controllare i suoi confini. Chi ha sbagliato si metta da parte».

Sempre che non sia troppo tardi

Mi dispiace molto per le discriminazioni che stanno subendo gli italiani. Creare muri è sempre sbagliato. Così come siamo sicuri che non è vero che gli stranieri e i migranti portino malattie, siamo altrettanto sicuri che gli italiani non portano le malattie all’estero solo perché sono italiani. E comunque tra tutti i contagiati in Italia, non c’è un solo migrante. C’è molta ipocrisia, però. Il razzismo è diventato trasversale.

Cosa vuol dire?

«Siamo medici di origine straniera, non pupazzi: 80mila operatori sanitari, professionisti. Stufi di essere presi in giro da tutti, anche dai buonisti che fanno tanti annunci quando sono all’opposizione e poi, una volta arrivati al Governo, non mantengono mai le promesse su cittadinanza, maggiore rispetto per i diritti dei cittadini e dei medici stranieri. Siamo stanchi di questa ipocrisia».