Il rapper afroamericano Tupac Shakur cantava: Non vedo cambiamenti, mi sveglio al mattino e mi chiedo / È degna di essere vissuta la vita, dovrei spararmi? / Sono stanco di essere povero e peggio ancora sono nero / Mi duole lo stomaco e sto cercando un borsellino da scippare / Ai poliziotti non frega niente di un negro / Preme il grilletto, uccide un negro è un eroe. Era il 1998, e da allora i fatti non sembrano essere cambiati. Siamo ancora una volta qui a parlare dell’uccisione di un nero da parte di poliziotti bianchi. Perciò NRW vi suggerisce i film e le serie televisive che affrontano il tema del razzismo e dell’ingiustizia giudiziaria nei confronti degli afroamericani.
BLACKKKLANSMAN – Spike Lee (2018)
Spike Lee più di chiunque ha documentato le vite degli afroamericani. Siamo negli anni ’70, Ron Stallworth è il primo poliziotto nero che entra nel commissariato di Colorado Springs, dove subisce soprusi razzisti da parte di alcuni colleghi bianchi. Dopo un iniziale periodo passato a lavorare presso l’archivio, conquista la fiducia del comandante e si propone per sgominare una banda di suprematisti bianchi del Ku Klux Klan. Sullo sfondo la nascita dei movimenti studenteschi dei giovani neri guidati da Kwame Ture, primo ministro onorario delle Pantere Nere. Con questo film Spike Lee ha vinto il suo primo Oscar.
IL DIRITTO DI OPPORSI – Destin Daniel Cretton (2019)
O il titolo originale Just Mercy, ‘Solo pietà’, indubbiamente più corretto per descrivere questo film, visto che il suo fulcro riguarda l’ingiustizia nel sistema giudiziario americano. 1989, il giovane e brillante avvocato afroamericano Bryan Stevenson, fresco di laurea ad Harvard, scende nel profondo sud, in Alabama, intenzionato ad aprire uno studio legale pro-bono per assistere i condannati nel braccio della morte. A conferma delle statistiche sulla concentrazione della popolazione carceraria americana, i carcerati che incontra sono tutti neri. I dead men walking, ovvero i condannati a morte di cui seguirà i casi, gli racconteranno di non aver avuto un processo equo, di false testimonianze, di avvocati assenti e di poliziotti corrotti.
WHEN THEY SEE US – Ava DuVernay (2019)
Miniserie di 4 puntate a partire da un fatto di cronaca del 1989: lo stupro di una donna a Central Park, New York, mentre era intenta a fare jogging. I sospetti ricadono su 5 ragazzi, 4 neri e un ispanico, accusati di aver prima stuprato e poi abbandonato agonizzante la donna. Il caso si risolverà solo nel 2002 quando Matias Reyes, il vero colpevole, confesserà il crimine. Interessante constatare che, all’epoca del caso, Donald Trump acquistò diversi spazi pubblicitari sui maggiori quotidiani americani per chiedere la pena di morte contro i ragazzi incriminati. E non fece ammenda nemmeno quando la verità venne a galla.
SHE’S GOTTA HAVE IT – Spike Lee (2017)
Una serie targata Spike Lee. Questa volta la protagonista è una donna nera, Nola Darling, una giovane artista che vive a Brooklyn. Nola usa la sua arte per protestare contro le discriminazioni che lei e le altre donne afroamericane vivono: doppie rispetto a un uomo nero, e triple rispetto a un uomo bianco. Attraverso la street art, la pittura e la scultura, questa femminista afro, bisex e sessualmente libera punta il dito contro la società razzista degli States, e allo stesso tempo denuncia il sessismo del maschio afroamericano. Un punto di vista femminile all’interno del dibattito sulle discriminazioni.
I MISERABILI – Ladj Ly (2019)
Anche se il movimento Black lives matter è nato negli Stati Uniti, abbiamo voluto menzionare anche un film europeo, perché anche nel vecchio continente esistono casi di violenza istituzionale a sfondo razziale. Ambientato nelle banlieue parigine, Les Miserables racconta la storia di un gruppo di poliziotti che detta legge fra le strade di Saint-Denis, in cui gli agenti non sono poi tanto diversi dai pregiudicati del quartiere, con i quali stringono accordi e alleanze. Il film si concentra sulla violenza da parte della polizia nei confronti di un ragazzino del quartiere, e su un drone che ha ripreso l’intera scena. Un crescendo di inseguimenti e rappresaglie per impossessarsi del video che potrebbe portare ad una rivolta come quella del 2005.
XIII – Ava DuVernay (2016)
Il titolo fa riferimento al tredicesimo emendamento della Costituzione americana che nel 1865 rese la schiavitù incostituzionale. Al centro del documentario, l’alta concentrazione di afroamericani nel sistema carcerario e le cause del fenomeno. La prima fra tutte fu proprio l’abolizione della schiavitù e la necessità di manodopera, specialmente negli stati sudisti. I neri venivano arrestatati per essere poi utilizzati ancora una volta come lavoratori, ai lavori forzati. Partendo dalle leggi Jim Crow, che imposero la segregazione razziale, passando per i governi repubblicani di Nixon e Reagan, per arrivare al democratico Bill Clinton, che inasprì le pene per i reati violenti, introducendo la legge dei tre strike: dopo tre reati commessi, l’ergastolo. Il documentario denuncia l’aumento del numero dei penitenziari, soprattutto durante i due mandati Clinton, e in particolare dei penitenziari privati. Pagati mensilmente dagli stati federali, il loro interesse è avere le celle sempre piene.