Davanti all’assassinio di George Floyd e alla protesta che non si placa, vale la pena di capire fino a che punto il razzismo (e la violenza delle armi) siano radicate in America. Perciò vi suggeriamo di leggere alcuni libri di cui abbiamo già scritto su NRW.

La città è dei bianchi di Thomas Mullen (Rizzoli, 2019) è un romanzo ispirato alla storia vera degli otto poliziotti assunti ad Atlanta nel 1948. Se sei un poliziotto nero, non puoi arrestare un bianco e nemmeno guardarlo negli occhi. È successo davvero, ad Atlanta nel 1948, quando il corpo di polizia locale decise di assumere otto poliziotti afroamericani che avevano come unico compito, quello di «tenere d’occhio i vostri quartieri». Pagati la metà dei loro colleghi bianchi, gli otto poliziotti non potevano nemmeno andare in pattuglia in auto. Da questa storia vera, Thomas Mullen prende lo spunto per un romanzo che lascia senza fiato, ambientato nella capitale della Georgia, di Via col vento, del Ku Klux Klan e — ma allora era ancora presto per sentirne le influenze — dove nasce e inizia la sua battaglia il reverendo Dottor Martin Luther King, oggi sepolto in un maestoso mausoleo di marmo nero nel cuore della città. Thomas Mullen, il 45enne scrittore bianco di Rhoden Island, elogiato da Stephen King, Ken Follett e dal New York Times, con questo suo quarto romanzo ha già meritato il premio Martin Beck Award. La nostra recensione

Un altro giorno di morte in America di Gary Younge (Add editore, 2018). Il 23 novembre 2013 è stato un giorno come tanti negli Stati Uniti. Il giornalista del Guardian, Gary Younge, lo ha scelto a caso per raccontare le morti violente a colpi d’arma da fuoco di giovani e giovanissimi. Delle dieci vittime capitate quel giorno, sette erano neri, due ispanici, un solo bianco. Basta questo per capire che anche nell’America guidata allora da Barack Obama non si era tutti uguali. Scrive nel suo libro il giornalista britannico, nato da genitori originari delle Barbados, che ha vissuto diversi anni negli States e ha figli afroamericani: «Le armi da fuoco sono la principale causa di mortalità tra i neri sotto i diciannove anni e la seconda per la stessa fascia di età in generale, preceduta solo dagli incidenti stradali». Morire è facile se si è neri. Di più se si è neri in quartiere o in una città degradata, cosa assai probabile. Ma ci sono morti che pesano come piume e altre come montagne. Gary Younge lo ha scritto fin dalla prefazione di questo volume che ha il valore di aver acceso un faro su morti violente che spesso non meritano che un trafiletto su un giornale, un servizio frettoloso alla televisione locale, poco più di una didascalia quando va bene con una foto, in rete. La nostra recensione

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