Diciamoci la verità, l’unica che potrebbe tradurre davvero la giovanissima poetessa afroamericana Amanda Gorman, incoronata alla cerimonia inaugurale del presidente Usa Joe Biden, potrebbe essere solo Amanda Gorman. Chi meglio di lei stessa conosce sfumature e retropensieri della sua opera poetica.
Purtroppo non sappiamo quante lingue ne parli tra le 7 mila 115 al mondo censite nel 2020 da Ethnoland. Senza contare i dialetti, che pure meriterebbero di conoscere e veder valorizzata la sua metrica.
Di sicuro sappiamo che Amanda Gorman non parla né l’olandese né il catalano. E qui sorge il problema, anzi lo scandalo che sta agitando la comunità letteraria di mezzo mondo. La casa editrice nordamericana Viking Books, che pubblica le opere della giovanissima poetessa, si è messa di traverso recedendo il contratto per la traduzione alla scrittrice olandese Marieke Lucas Rijnevald, vincitrice nel 2020 del Man Booker International Prize e allo scrittore catalano Victor Obiols, traduttore di Oscar Wilde e William Shakespeare.
Spiega Victor Obiols: «Sono stato bandito dalla casa editrice americana perché, pur ammirando il mio curriculum, vogliono una traduttrice attivista e preferibilmente nera.
Sembra essere l’ennesimo capitombolo del politicamente corretto ad ogni costo. Inspiegabile se non con una scelta di marketing pubblicitario. Perché mai nessun traduttore al mondo, scendendo a ovvi compromessi tra la lingua originale e quella da adattare, riuscirà mai a rendere al 100% il pensiero originario. Ed è per questo che, anche tra i traduttori, ci sono quelli bravi e quelli meno bravi.
I due scrittori olandese e catalano hanno una storia alle spalle che li mette al riparo da ogni critica. Ma, appunto, non sono neri e non sappiamo quanti militanti. Si è già detto che a voler applicare alla lettera questo criterio, bisognerebbe affidare l’incarico di tradurre Pier Paolo Pasolini, Truman Capote o Dino Campana a qualcuno che non solo sappia bene la lingua originaria ma sia anche omosessuale. Per una questione di sensibilità.
E ancora non basterebbe, perché al di là del colore della pelle che pure ci fa diversi solo per una questione cromatica, ma uguali nella stessa razza umana, ognuno di noi è un unico e non riuscirà mai ad entrare nella testa di Amanda Gorman. Al pittore Lucio Fontana un giorno chiesero a cosa si fosse ispirato per i suoi meravigliosi Tagli. Lui rispose che aveva pensato al sesso femminile. Con buona pace dei critici degli storici dell’arte che sul pittore italoargentino consumarono fiumi di inchiostro. Senza coglierne l’essenza vera. Semplicemente perché non erano lui.
Foto: Amanda Gorman / Facebook