Prima di parlare di migranti bisognerebbe conoscere la storia di Naji Donatem, di Samia Yusuf Omar e di N.N.. Per molti sono solo un numero. Tre tra i 34.361 morti tra profughi e migranti durante il loro viaggio verso l’Europa tra il 1993 e oggi. L’elenco sterminato degli sterminati viene stilato con cura certosina dalla United for Intercultural Action, una rete europea formata da 550 organizzazioni antirazziste di 48 Paesi.
L’elenco è stato da poco pubblicato integralmente dalla rivista Internazionale.
L’elenco è incompleto. Sono solo i morti accertati. In maggioranza annegati su un barcone verso l’Europa. Ma tanti sono i suicidi. Migranti e profughi che decidono di ammazzarsi pur di non tornare nel loro Paese di origine. L’elenco fa impressione. Il numero ci colpisce. Ma per molti è soltanto una cifra, buona per una statistica e mille dibattiti. Bisognerebbe andare oltre gli aridi numeri, prima di parlare di migranti e di profughi. Bisognerebbe avere il coraggio di Bedwyr Williams, quarataquattrenne artista inglese, che in questi giorni espone una sua opera alla galleria Saatchi di Londra. Un semplice scaffale bianco con dentro quarantaquattro paia di scarpe usate, le sue scarpe. In cima all’installazione solo una scritta: «Prima di giudicarmi cammina un miglio con le mie scarpe».
Un miglio è niente di fronte alle centinaia di chilometri in mare su un barcone stracolmo o su un camion che morde le piste nel deserto prima di arrivare a un porto, l’ultima fermata prima dell’Europa o l’inizio della fine come è stato per 34.361 di loro. Indossare le loro scarpe, mettersi nei loro panni sarebbe un modo per conoscere le loro vite al di là di un numero. Sapere che Naji Dohatem era un attivista delle lotte per i diritti umani nel Sahara occidentale ci fa comprendere di più quanto sia dolorosa la sua perdita. Naji Dohatem aveva trent’anni quando è morto il 26 giugno 2006 su un barcone affondato al largo di El Ayoun. Aveva appena ventun anni, invece, Samia Yusuf Omar, una ragazza somala annegata il 2 aprile 2011 su un barcone al largo della Libia diretta in Italia. Alle Olimpiadi di Pechino nel 2008 aveva corso i 200 metri. Scappava dal suo Paese dove era stata oggetto di persecuzioni anche per la sua attività di atleta. Voleva correre alle Olimpiadi di Londra del 2012.
Di N.N., uno dei tantissimi N.N. di questo elenco, non sappiamo nulla. Sappiamo che era siriano, aveva quarantasette anni, ed è annegato il 18 marzo del 2014 quando si è rovesciato, al largo dell’isola di Lesbo in Grecia, il barcone con cui stava cercando di raggiungere il nostro Paese.