Marina Morozova è una cantante lirica russa di San Pietroburgo venuta in Italia per arte e per amore. Sposata con un italiano, ritiene che la musica possa favorire l’integrazione delle diverse culture perché la musica non ha confini. Ha studiato all’Accademia estone di Musica e Teatro e al Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano. Premiata in tanti concorsi internazionali tra i quali “Voce d’oro della Russia” a Mosca, “Arena Media Star Award” in Italia. Il suo repertorio varia da arie d’opera a musiche napoletane, da canzoni di Mina e Frank Sinatra alle più popolari e celebri russe.  

Domanda di rito, quando ha iniziato a cantare e perché il bel canto?

«A una domanda di rito, una risposta un po’ scontata: come tutti, da piccola. A scuola, a San Pietroburgo, facevo parte del coro e a otto anni gli insegnanti si erano accorti del colore mia voce. Dai quattordici anni ho iniziato a studiare canto sempre nella mia città, poi mi sono trasferita in Estonia all’Accademia musicale e teatrale. Ho vinto una borsa di studio per l’Erasmus e ho scelto di venire al Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano. La lirica è nata qui, non avrei potuto studiare in altro luogo. Inoltre, sentivo l’esigenza di imparare bene la lingua italiana, per dare più forza all’interpretazione. Se non conosci la lingua in cui canti, è difficile conoscere le emozioni del testo e di conseguenza il canto è senza colore».

A proposito di colore della voce, quale è il suo?

«Sono un soprano drammatico, per cui un mezzo soprano. Con una voce profonda e intensa. Infatti amo profondamente la Carmen di Bizet. Carmen è una donna forte, gioca con gli uomini e quindi col fuoco, il suo canto è gioioso e drammatico insieme. La Carmen è un personaggio in cui mi ritrovo. Nonostante ami divertirmi con gli amici e sia di buon umore, dentro di me esiste una vena malinconica, quasi drammatica. Forse perché sono russa. Noi russi, al contrario di voi italiani, siamo più chiusi e meno solari. Sarà una questione di clima non so. Ma voi siete più aperti e accoglienti nei confronti della vita»

Lei è sposata con un italiano.

Sì, posso dire di essere rimasta in Italia per amore. Ho conosciuto mio marito quando studiavo al Conservatorio di Milano. Siamo sposati da cinque anni. Sono felice di stare in Italia, può sembrare scontato, ma per me in Italia tutto è ispirazione di bellezza, dalle opere d’arte alla musica, dal carattere degli italiani al buon cibo.

Nel mondo della lirica esistono le tifoserie tra chi ama i tenori e chi ama i baritoni. Lei che ha una voce così calda e profonda, penso che la sua preferenza vada ai baritoni. Vero?

«Sicuramente, adoro i baritoni. Hanno ruoli più interessanti, pensate a Rigoletto oppure al Marchese di posa nel Don Carlo. Sono ruoli possenti, mentre per i tenori, nonostante nelle opere abbiano un ruolo principale, hanno personaggi con meno carattere. Inoltre nella vita i tenori sono solitamente più dongiovanni, molto concentrati su se stessi. I baritoni sono decisamente più generosi sia artisticamente che umanamente».

Lei è spesso a San Pietroburgo perché collabora con il Museo di Stato Russo, cosa fa una cantante per un museo?

«Il Museo Russo organizza concerti all’interno delle sue varie sedi. È bellissimo cantare in mezzo a tanta bellezza. Pensate che la sua sede principale, lo splendido Palazzo Michajlovskij, è opera di Carlo Rossi, un architetto italiano. Un’altra sede del Museo è Palazzo Stroganov, progettato da Bartolomeo Rastrelli. Immaginate per me cosa possa essere cantare le arie d’opera italiane o le canzoni della tradizione napoletana, in una cornice così. Sono cresciuta a San Pietroburgo, per cui sono stata immersa nella bellezza creata da artisti italiani. Mi piace essere il trait d’union tra i due Paesi. In Italia, tengo molti concerti cantando in russo: è l’unico modo che conosco per unire le due anime».

Lei ha partecipato alle audizioni di X Factor 2017.

«Ho partecipato, perché erano a Milano. Mi hanno presa per le audizioni a Torino. Pensavo di poter partecipare con una canzone di Bocelli, ma hanno scelto loro di farmi cantare i Queen, solo Manuel Agnelli mi ha detto di sì. Nonostante tutto è stata un’esperienza molto bella».

Integrazione dei nuovi cittadini e musica. Cosa ne pensa ?

«Semplice: la musica non ha confini e unisce i popoli. Possiamo essere tutti stranieri e allo stesso tempo connazionali, cantando uno stesso ritornello, come succede sempre ai miei concerti».