Ce l’ha fatta anche quest’anno a riunire 70 reporter ai confini più orientali d’Italia nella città immersa nel Mediterraneo. Dal 2 al 7 settembre, Tommaso Forte, ideatore dell’undicesima edizione del Festival Giornalisti del Mediterraneo porterà ad Otranto, nella città piena di simbolismi, giornalisti, diplomatici, politici, magistrati, docenti universitari, scrittori, blogger, social media manager per affrontare il tema vasto e complesso del Mediterraneo. Diversi i dibattiti ogni sera all’interno delle mura del borgo storico. Se l’anno scorso il focus era quasi esclusivamente quello dei reportage di guerra dedicati ai genocidi e alle guerre civili dimenticate, quest’anno gli incontri e seminari ruoteranno intorno alla complessità del sistema mediatico italiano, sempre più in difficoltà, che si ostina a guardare e a raccontare il Mediterraneo da entrambe le sponde. Con tutte le sue implicazioni sociali e geopolitiche.
Si comincia con la parità di genere (donne, media, immigrazione) e si conclude con una riflessione sulle migrazioni. Si parlerà molto del ruolo delle donne nel Mediterraneo con Iolanda Di Stasio, presidente del Comitato permanente per i diritti umani alla Camera e con Anna Grazia Maraschio, consigliera di parità della Regione Puglia. E financo di sostenibilità ambientale, come ci ha spiegato il sindaco di Otranto, Pierpaolo Cariddi.
Il Mediterraneo non è solo teatro di guerre e di conflitti, ma anche opportunità di investimenti. Dovremo ragionare su aspetti economici, accordi commerciali e investimenti che sono e saranno fondamentali per avere flussi migratori governabili. Ma non solo: bisogna spostare lo sguardo sulla tutela dell’ambiente e fermare l’erosione delle coste. Otranto, per la sua storia, è un ponte fra occidente e oriente che ci permette di avere una visione più ampia dal e sul Mediterraneo.
A Otranto molti temi verranno collegati al Mediterraneo per una riflessione su diverse urgenze che riguardano tutti. Come la libertà di stampa grazie alla presenza del Corecom, i limiti del “FarWeb” con l’avvocato Maria Pia Vigilante e il sociologo Leonardo Palmisano. E di tutti i rischi con il magistrato Stefano Dambruoso e Luca Colombo, country director di Facebook. Senza tralasciare le buone pratiche televisive di cui abbiamo bisogno per un’informazione corretta (presenza fissa anche quest’anno Paolo Di Giannantonio, Rai Tg1, ma saranno numerosi i giornalisti della Rai). Di fake news si parlerà con una testimone di mafia, Maria Badalamenti. Il fil rouge del festival sarà il giornalismo che continua a cambiare (ne parlerà fra gli altri Felice Blasi, Corecom Puglia).
E ancora: migrazioni, conflitti, dialogo nel Sahara con Zouhir Louassini di Rainews24. Senza dimenticare che ancora non è stata trovata la verità sull’omicidio di Giulo Regeni: ne parleranno i genitori che non si sono ancora arresi. Il Festival si concluderà con la premiazione di alcuni giornalisti che si sono distinti per talento e intraprendenza professionale: il premio Caravella verrà dato a Luigi Pelazza (Le Iene), Manuela Moreno (Rai Tg2), Francesco Piccinini (Fanpage), Domenico Iannacone (Rai Tre), Sandro Ruotolo (giornalista d’inchiesta), Miquel Serra (Ultima Hora) di cui presto vi parleremo.
L’edizione del 2019 è piena di spunti e di personaggi. E ve li racconteremo con una serie di interviste dedicate ai protagonisti perché NuoveRadici.World sarà media partner dell’undicesima edizione del Festival Giornalisti del Mediterraneo che vuole valorizzare una professione in forte difficoltà, come ha detto e ribadito Tommaso Forte.
L’anno scorso siamo stati ospiti di alcuni incontri per raccontare il nostro progetto dedicato all’immigrazione e all’integrazione, senza pregiudizi. Quest’anno invece abbiamo avviato una partnership editoriale perché ci è sembrato il luogo adatto alla nostra narrazione. Un appuntamento a cui non potevamo mancare.