Zouhir Louassini, giornalista di Rai News 24 e editorialista dell’Osservatore Romano. Nato a Tangeri, dove si è laureato in Filologia araba. Dottore di ricerca in Studi Semitici all’Università di Granada e visiting professor in varie università italiane e straniere, ha collaborato con diversi quotidiani arabi e spagnoli con articoli sul mondo arabo. Lo abbiamo incontrato al Festival dei Giornalisti del Mediterraneo a Otranto, dove NuoveRadici. World ha moderato un dibattito su ruolo delle donne nel Mediterraneo a cui Louassini ha partecipato.

Zouhir Louassini è altissimo e per questo motivo gli amici per scherzo lo chiamano “altezza reale”. E siccome vuole ascoltare con attenzione il proprio interlocutore è sempre piegato verso di lui (o lei) . E, se gli fanno una foto con qualcuno, piega le ginocchia per mettere a proprio agio chi è con lui affinché non si senta proprio basso basso. In questo comportamento ci sono i due insegnamenti principali che Louassini ha imparato da giovanissimo a Tangeri dove è nato: «Fare del bene e accettare le persone come sono», ci ha spiegato.

Il suo maestro guida è stato il vescovo di Tangeri che, oltre ai due principi cardine su cui Louassini ha costruito sé stesso, ha seguito la sua vita come un padre. Il loro è un dialogo continuo tra un vescovo cattolico e un ateo, in cui i principi universali del dialogo vengono messi in pratica.

Louassini, si è laureato a Tangeri in Filologia araba, ha conseguito un dottorato a Granada concluso con una borsa di studio sul dialogo islamico-cristiano all ‘università Gregoriana di Roma. Il dialogo che aveva iniziato con il vescovo di Tangeri è diventato poi la sua materia di studio e il mantra della sua vita.

In Italia per amore, racconta a NuoveRadici.World: «Dopo l’anno passato all’università Gregoriana, ho lavorato per un anno all’agenzia di stampa spagnola EFE. Ero molto innamorato, così ho deciso di rimanere: sono stati anni duri per il lavoro, difficile da trovare».

Lavora per Rai News e pochi anni dopo diventa editorialista dell’Osservatore Romano; con il crollo delle Torri Gemelle, il 2001 è l’anno in cui il mondo arabo inizia ad attirare l’interesse costante dei media e chi conosce le due culture diventa fondamentale per leggere la realtà. Louassini, in tutta la nostra conversazione, mette al centro il dialogo e la conoscenza: «Sono ateo, ma ho rispetto per chi crede. Bisogna comunque conoscere le religioni e far conoscere il loro volto vero, quello della moderazione e dei loro uomini migliori. Ho conosciuto imam che erano persone di fede, di grande intelligenza e preparazione. Mi faccio molte domande e riesco a trovare delle risposte razionali; chi crede, trova le sue risposte attraverso la fede e possono essere simili alle mie. Perché è il dialogo che aiuta a trovare le risposte».

Gli chiediamo se mai il bacino del Mediterraneo troverà soluzioni a tutte le sue crisi e risponde con certezza: «Avverrà quando il dialogo e soprattutto la conoscenza prevarranno, quando gli estremismi religiosi, di tutte le religioni, non saranno più usati per seminare odio. Avverrà quando il mondo occidentale non guarderà più i conflitti al di là del Mediterraneo con indifferenza, come accade con il conflitto tra Marocco e Algeria, dove le frontiere sono chiuse e le famiglie separate si danno appuntamento al confine da decenni». 

Questo conflitto influisce tantissimo sia sulla crescita economica dei due Paesi sia sul problema dell’immigrazione verso l’Europa, Louassini ci spiega: «Per noi europei, il Maghreb non è mai stato un problema  di politica estera, ma un problema di politica delle singole nazioni: ad esempio, la Libia è un problema italiano, il Marocco un problema spagnolo e così via. Ma non è così, nel Sahara occidentale ad esempio esiste ancora un conflitto irrisolto, frutto appunto della “guerra fredda” fra le due potenze regionali del Marocco e dell’Algeria. Per l’ONU è ancora un territorio di conflitto. Le crisi aperte nel Maghreb fanno sì che questa Regione sia debole nel dialogo con l’Europa e perda anche forza economica: a causa di questo conflitto, il Marocco e l’Algeria perdono ben l’uno per cento della loro crescita ogni anno».  

Tutta la conversazione con Zouhir Louassini ha avuto una parola chiave: “dialogo” perché «Bisogna sempre difendere il dialogo. Bisogna distruggere il racconto del fanatismo, i fanatici si nutrono tra di loro in qualsiasi parte militino. La nostra responsabilità come persone, e ancora di più come giornalisti, è avvicinare le persone, raccontare la verità e andare sempre verso la conoscenza dell’altro, perché abbiamo più sentimenti e pensieri in comune che il contrario. Il nostro destino umano è andare sempre verso il dialogo, per sconfiggere chi semina odio».

Al dibattito sul ruolo delle donne nel Mediterraneo ha fatto un’osservazione molto arguta su l’Italia.

La parità di genere è il termometro di una democrazia e di uno stato di diritto. Se non hanno pari opportunità o sono sempre più vittime di violenze, qualcosa non funziona. Non basta dire che in Italia si sta meglio che in Arabia Saudita. Bisogna guardare ai Paesi che fanno meglio, non peggio.