Umberto Bossi aveva torto quando diceva che la sinistra voleva gli immigrati, perché poi loro l’avrebbero ricompensata con il voto. Decenni dopo è sempre più evidente che non è così. Gli stranieri che attraversano il mare non portano solo la loro cultura, conoscenze, il credo religioso ma pure l’orientamento politico. Che non sempre coincide con la sinistra. Nell’adunata leghista di sabato 18 maggio a Milano la nostra direttrice Cristina Giudici si è fotografata con un gruppo di stranieri di pelle scura. Il partito di Matteo Salvini ha come responsabile del settore Immigrazione il nigeriano Toni Iwobi, arrivato in Italia 40 anni fa e residente a Bergamo. Una mossa propagandistica, hanno detto i detrattori della Lega. Probabile, resta il fatto che Toni Iwobi si è iscritto alla Lega nel 1993, nel secolo scorso. Ci sarebbe piuttosto da ridire sul fatto che a lui sia stata affidata quella competenza politica solo in quanto straniero. Un vizio che vale a destra come a sinistra quando venne nominata Cécile Kyenge ministro dell’Integrazione del governo Letta. Come ben sa chi segue NuoveRadici.World i nuovi italiani che sono oramai oltre un milione hanno anche competenze professionali di altissimo livello in ogni campo. Come ci ha detto poco tempo fa l’architetto capoverdiano Ireneo Spencer dell’associazione QuestaèRoma, sarebbe ora di sdoganare le capacità dei nuovi italiani e che lui da architetto preferirebbe fare il ministro delle Infrastrutture. Ma un’altra cosa ci ha raccontato questo brillante architetto: «Alla fine ci si scontra anche con degli stereotipi. Se sei un immigrato di seconda generazione, se sei nato qui, sei come un italiano qualunque. Che ha idee politiche di ogni tipo. A sinistra come a destra. A me non stupisce avere incontrato a un banchetto di Forza Nuova un italiano ma con la pelle nera». Abbiamo anche visto che i nuovi italiani candidati alle prossime europee si trovano un po’ in tutti i partiti, da sinistra a destra, e per fortuna sono sempre di più ad ogni tornata elettorale.
Dovremmo quindi imparare ad accettare, senza se e senza ma, che accoglienza e integrazione sono concetti che valgono per tutti, indipendentemente dal colore della pelle, della religione, dell’orientamento sessuale e dell’idea politica.